I miei vinili: #10 – L’ascolto

Ciao a tutti. Ripassando i contenuti della serie “I miei vinili” mi sono accorto di una mancanza: e cioè che, zigzagando fra dischi e vhs, acquisti agognati e armadi traboccanti cd, non ho ancora parlato di una componente essenziale della musica. E, cioè, il suo ascolto. Ovviamente non il “come si dovrebbe ascoltare la musica”: ma come la ascolto io, cosa significa per me ascoltare, e come negli anni ho cambiato, in modo e momenti.

All’inizio fu la radio. Mi ricordo, in particolare, di una radio locale che, alla sera, mandava in onda un nastro preinciso con un’ora abbondante di canzoni, senza interventi parlati. Non sempre era facile, senza suggerimenti, internet e app, riconoscere artisti e titoli!: ma sentivo, cantavo, ripetevo, memorizzavo. Ed è in quel momento, forse, che ho iniziato ad appassionarmi alla musica: immaginando i volti di quei cantanti a me ignoti, investendoli di un’importanza che magari non avevano, e immagazzinando parole, note, suoni. Continua a leggere “I miei vinili: #10 – L’ascolto”

La diffusione della musica: radio, tv, jukebox, videoclip…

Ciao a tutti, vi segnalo un nuovo post, curato dal sottoscritto, in uscita oggi sul blogdellamusica.

Dopo aver affrontato i supporti “materiali” attraverso cui una canzone può essere fissata, riprodotta in serie e venduta al pubblico (cilindri, dischi, nastri magnetici e cd), ora passiamo ad occuparci dei canali (i media) attraverso cui questi supporti, per così dire, “viaggiano”: in poche parole, dopo aver parlato della distribuzione, raggiungiamo il regno della diffusione della musica. E, quindi, radio, tv, jukebox, cinema, videoclip, web…

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La radio è inventata da Guglielmo Marconi nel 1894: inizialmente gli apparecchi possono propagare solamente segnali codificati (i “bip” dell’alfabeto Morse), ma ben presto il sogno di diffondere nell’etere suoni e parole diventa realtà. Nella notte di Natale del 1906 l’inventore canadese Reginald A. Fessenden trasmette, da Boston, un breve discorso, legge un passo della Bibbia, esegue qualche melodia di violino, e accende il suo grammofono. È il primo caso documentato di trasmissione a distanza di voce umana e di musica: ma, per quanto avveniristica, resta una bizzarria senza esito.

Per tutti gli anni Dieci la radio è intesa esclusivamente come un sostituto del telegrafo, destinato alle comunicazioni marittime e militari: ma, dopo la Prima Guerra Mondiale, il vento cambia. Molti giovani, che hanno acquisito sul campo le necessarie cognizioni tecniche, si dedicano alla realizzazione di piccole stazioni trasmittenti (nel 1918, i radioamatori sono già più di diecimila) e si lanciano in nuovi esperimenti. Continua a leggere