Visto al cinema – “Marcel the Shell”

Scrivo a pochissime ore dalla visione di questo bel film: e ne scrivo subito perché non voglio che il grip emotivo e intellettuale che ne ho tratto si disperda, abbruttito da troppi ragionamenti, dalla quotidianità del lavoro e dalla normalizzazione indotta dal sonno.

Il film si propone, essenzialmente, come un prodotto di animazione: infatti, delle pochissime persone presenti in sala, i due terzi erano occupati da famiglie con prole; l’altro terzo eravamo la mia compagna ed io! Eppure, basta una sequenza per accorgersi che si tratta di ben altro.

Marcel, il protagonista della storia, è una piccola conchiglia, con un occhio di vetro e due minuscole gambette, con tanto di scarpe da ginnastica; nella casa in cui vive, un tempo c’era una comunità di suoi simili, ma ora è rimasto solo, con la nonna Connie. Nella villetta  è  da poco arrivato Dean, un essere umano, che inizia a riprendere la vita di Marcel con una telecamera, con l’idea di farne un documentario: chiacchiera con Marcel, lo osserva arrabattarsi mentre si procura il cibo, beve, corre e gioca, e lo intervista. La prima sequenza di “Marcel the Shell”, dopo un iniziale smarrimento, chiarisce subito che quanto stiamo vedendo sullo schermo non è una storia in oggettiva, ma sono le riprese di Dean, gli spezzoni catturati dalla sua camera, e i montaggi che sta eseguendo sul pc. Siamo, insomma, in un classico mockumentary, un “falso documentario”: espediente narrativo in cui una serie di eventi di fantasia sono presentati come fossero reali, utilizzando come grimaldello proprio la pratica del documentario. Continua a leggere “Visto al cinema – “Marcel the Shell””

Cazzeggiando per il Torino Film Festival40 #2

Come promesso, eccoci alla seconda (e ultima) puntata di questa brevissima serie sul TFF40.

Dunque, questa volta tocca ai film visti: ma prima, come l’anno scorso, debbo a mio malincuore sottolineare la reiterata assenza della retrospettiva. C’era, a onore del vero, un angolino dedicato ai western anomali del secondo Dopoguerra: ma una retrospettiva vera e propria era del tutto assente… E, a mio parere, un Festival che si rispetti dovrebbe metterla in agenda. La buona notizia è che, invece, le sezioni presenti sono state confezionate in modo coerente, e con una media prodotto di buona qualità.

Detto questo, veniamo ai (pochi) film che abbiamo visto: pochi perché 11– rispetto alla nostra media abituale – non è certo un record… Ma, considerato il caos nato dalla questione prenotazioni, abbiamo fatto fin troppo. Peccato solo esserci persi un paio di documentari, che sembravano davvero interessanti. Continua a leggere “Cazzeggiando per il Torino Film Festival40 #2”

Cazzeggiando per il Torino Film Festival40 #1

Ciao a tutti! Un anno fa vi avevo raccontato di come la mia compagna e io, ogni anno, ci prendessimo una settimana di pausa dal lavoro non per andare al mare, all’estero, in montagna o in una SPA, ma per frequentare il Torino Film Festival (in gergo, il TFF): bene, quest’anno l’abitudine si rinnova, e in più il Festival compie 40 anni. In questa puntata vi racconto un po’ come si struttura, cosa ci sta piacendo e cosa meno: la prossima settimana entrerò nel dettaglio dei film visti.

Dunque, la minestra, a livello macro, può apparire sempre la solita: circa 170 pellicole, suddivise fra concorso e sezioni collaterali; nove sale coinvolte; ogni film proposto almeno due, se non tre, volte, su una griglia oraria che spazia fra le 9 del mattino e le 22; biglietti acquistabili singolarmente, o in abbonamento; ospite speciale rigorosamente di primo piano (quest’anno, Malcom McDowell, il protagonista – fra le tante pellicole girate – di “Arancia Meccanica”); e una caterva di buone intenzioni. Continua a leggere “Cazzeggiando per il Torino Film Festival40 #1”

Rave non-rave

Buongiorno a tutti.
Colgo l’occasione delle recenti polemiche sui Rave per ri-pubblicare un mio post del 2019 (e che, quindi, parecchi di voi non avranno letto): un post nato per commentare un film che avevo visto al Torino Film Festival, e che proprio di rave parlava.

Nel pezzo, ovviamente, si parla anche del film: ma, soprattutto, di cos’era, cos’è, la cultura rave, e di quel politiche furono messe in atto – nell’Inghilterra degli anni Novanta – per metterla a tacere.

Così, giusto per fare un parallelo fra ieri e oggi. 
Ed ecco il post.

Un film – “La vita è un raccolto”

Spigolare“: “raccogliere le spighe di frumento rimaste sul campo dopo la mietitura“; e, come secondo significato, più esteso, “raccogliere da fonti diverse, andare a cercare qua e là“. Questo dice la Treccani; e questo fa la matura regista francese Agnès Varda, nel suo documentario del 2000 – disponibile sulla piattaforma MUBI – “Les Glaneurs et la Glaneuse“, “Gli spigolatori e la spigolatrice“: percorre la Francia in lungo e in largo, raccogliendo le storie di un’umanità quanto mai varia e commovente, spesso ai margini ma non per questo secondaria, e che ha fatto della spigolatura un modus vivendi.

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Tre film #12

Di mamma ce n’è una sola… anzi tre

Buongiorno a tutti. Chi mi segue sa che la rubrica “tre film” difficilmente ha un filo conduttore o un tema preciso: questa volta tradisco la mia abituale incoerenza parlandovi della cosiddetta “Trilogia delle Tre Madri” di Dario Argento. Una trilogia che, in queste sere da “contagiato medio”, mi sono voluto rivedere, col beneplacito più o meno convinto della mia metà.

Un breve cappello introduttivo: in questa trilogia (ispirata dalla lettura di Thomas de Quincey), Dario ci racconta di tre potentissime streghe – la Madre dei Sospiri, la Madre delle Tenebre e la Madre delle Lacrime – che vivono in austeri palazzi, in altrettante città (rispettivamente Friburgo, New York e Roma) – e da cui dominano il mondo. Per ogni Mater, un film: ma, mentre le prime due pellicole sono state girate nel 1977 e nell’80, la terza è arrivata solamente nel 2007. E questo, come vedremo, causerà non pochi problemi. Continua a leggere “Tre film #12”