Ciao a tutti. Eccoci qui, con la nuova puntata di un ciclo di post che si occupano dei rapporti fra censura e canzoni: una serie nata un paio d’anni fa parlando del regime fascista, proseguita con riferimento all’Unione Sovietica, e dopo una tappa nell’Italia del secondo dopoguerra, ora atterrata in Argentina… Teatro, fra il 1976 e il 1983, di una delle più agghiaccianti dittature emerse in epoca contemporanea: il tetro “Processo di riorganizzazione nazionale”, gestito con metodi criminali da una giunta militare di ispirazione fascista.
Una porcheria che mette i brividi: violenze, torture, stupri, sparizioni (i famosi desaparecidos: di notte qualcuno sfondava la porta di casa, ti portava via, e di te non si sapeva più nulla…), e appropriazioni dei loro figli, dati in adozione a conniventi. E tutto col beneplacito delle potenze occidentali, con Stati Uniti, Francia e un’importante fetta della Chiesa in prima linea: e anche la nostra Italia, chiudendo le porte della ambasciate, si guardò bene dal fornire protezione diplomatica ai concittadini perseguitati.
Fra i molti desaparecido (trentamila: parecchi gettati vivi nell’oceano durante i “voli della morte”, altri “semplicemente” fucilati) troviamo oppositori politici, semplici simpatizzanti di sinistra, studenti, e molti artisti (il più noto è il fumettista e giornalista Héctor Oesterheld, autore del capolavoro “L’Eternauta”). E vuoi mica che anche la musica non rientrasse fra gli interessi censori di questi figli di buona donna? Continua a leggere “La dittatura Argentina e la censura musicale”