L’ultima luna: #3 – Luna calante

La luna e l’amore, quando non crescono più, calano

La luna calante incarna il momento in cui la natura e lo spirito rallentano, si radicano e si purificano, preparandosi alla rinascita: psicologicamente, siamo nel territorio dell’introspezione e della riflessione, e se vogliamo della malinconia.

Ed è sicuramente con malinconia che il grande Fred Buscaglione intona, con virile garbo da crooner, “Guarda che luna“:

Guarda che luna, guarda che mare,
da questa notte senza te dovrò restare
folle d’amore vorrei morire
mentre la luna di lassù mi sta a guardare

Stupisce un po’ una tale seriosità in chi per anni ha incarnato il personaggio del gangster dal cuore buono, impacciato e quasi comico nel voler riprodurre in salsa italiana le suggestioni hard boiled americane… Ma Fred, nel ’59, è un po’ stanco del ruolo che – con la complicità del geniale paroliere e amico Leo Chiosso – si è cucito addosso, e dichiara: «Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, ed io tornerò ad essere solo Ferdinando Buscaglione». E arrivano canzoni melodiche, come “Non partir”, “Al chiar di luna porto fortuna” (sempre lei, in cielo…) e appunto “Guarda che luna”: scritta da Cesare Pallesi e Walter Malgoni, è una canzone dalla melodia facilmente memorizzabile e dal forte impatto emotivo, anche se un filo troppo melodrammatica. Una canzone che è piaciuta (a Milva), piace (anche all‘insospettabile Paolo Nutini) e piacerà, e che – nella versione dell’altro Fred, Bongusto – è stata scelta da Pedro Almodovar per il suo film “La legge del desiderio”.

Fred non lo dice, ma la luna che accompagna i suoi pensieri è sicuramente una falce… Perché una luna non più piena, destinata a scemare fino a ridursi a un ciglio di luce, è ben più triste di una luna piena. E, oltre che triste, è anche pericolosa: perché può lasciare i vicoli di una cittadina imprudentemente al buio… Bourbon Street, ad esempio . E’ proprio qui, nel quartiere francese di New Orleans, che Sting colloca il monologo cantato del triste vampiro di Moon Over Bourbon Street:

It was many years ago that I became what I am
I was trapped in this life like an innocent lamb
Now I can never show my face at noon
And you’ll only see me walking by the light of the moon

 Il vampiro della canzone è ispirato al protagonista del libro “Interview with the Vampire“: che non vorrebbe uccidere, ma che è costretto a farlo per sopravvivere; e che non trova alcun compenso nell’immortalità, ma solamente disperazione e solitudine. Il mood del pezzo è costruito su un morbido andamento jazz, impreziosito dal sax di Brandford Marsalis, e ben rappresenta lo Sting di quegli anni: un autore intelligente e ispirato, desideroso di disfarsi del passato rockettaro dei Police e tutto preso dal desiderio di forgiare una canzone d’autore raffinata ed eclettica, in compagnia di musicisti d’eccezione. L’atmosfera del racconto, la melodia, la voce e l’arrangiamento non fanno una grinza, tutto quadra: un gran pezzo, insomma, anche se – come tutto il disco da cui è tratto – manifesta una perfezione e una pulizia un po’ esangue… Ma, quando si ha a che fare con i vampiri, è una cosa che può capitare 🙂

La pigra New Orleans, oltre che “Big Easy”, si è meritata anche il soprannome di “Crescent City”: nomignolo che allude al corso sinuoso del basso Mississippi, che forma meandri a forma di mezzaluna. E visto il suggerimento, e la pigrizia che ci ha contagiato, non ci spostiamo da New Orleans, dove incontriamo i Neville Brothers: straordinaria famiglia musicale, attiva fin dal ’78, e che esprime un genere proteiforme, senza etichetta, definibile solamente come un misto (anzi, una jambalaya) fra RNB, soul, reggae, jazz e cajun. Una famiglia che ha spesso conosciuto il carcere, molto litigiosa, ma capace di produrre capolavori: e, con l’aiuto di Daniel Lanois, nel 1989 arriva “Yellow Moon“.

Yellow moon, yellow moon,
why you keep peeping in my window?
Do you know something I don’t know?
Did you see my baby
walking down the railroad tracks?

Fra ritmiche afro, tastiere funky, accenti in levare e uno straniante clarinetto, la celestiale voce di Aaron Neville – proprio come in un blues – ci canta la disperazione, e le domande senza risposta, di chi ha smarrito l’amata e non sa dove sia, se l’abbia dimenticato, se si sia persa o stia per tornare. E lo chiede alla Luna Gialla: al suo “eye so big a shiney can see the whole damn land“. “Un grande occhio” (che, per licenza poetica, immagino un po’ socchiuso, come in un beffardo occhiolino), per nulla consolatore, ma lontano e indifferente: e che sbircia dai vetri, impassibile come un dio dall’ignoto…

…Quello stesso ignoto dove stanno andando i due amanti cantati dai Doors di Morrison:

Let’s swim to the moon, 
Let’s climb through the tide
Easy, I love you, as I watch you glide
Falling through wet forests
On our moonlight drive, baby, moonlight drive

Moonlight Drive” è una delle primissime canzoni scritte da Morrison durante il suo periodo a Venice, nel ’65, e che – secondo la leggenda – cantò su una spiaggia a Ray Manzarek, scatenando il suo entusiasmo e convincendolo a metter su la band.


“Moonlight Drive” è una sonata per pianoforte percorsa dagli acuti glissati della bottleneck di Krieger e sostenuta da un ritmo marziale. Jim, prima tenebroso, e poi infuocato e ammaliante, appronta una delle sue solite caramelle avvelenate: dietro al romanticismo di un bagno a mezzanotte serpeggia la voglia di farla finita, di sprofondare nell’abbraccio mortale dell’Oceano. Eros e Thanatos. Un’interpretazione possibile, ma che si fa certezza ascoltando alcune “aggiunte” durante i live: nei quali Morrison allude a “pesci come amici” e alle “perle al posto degli occhi”: torbide allusioni a una persona morta annegata, che giace sul fondo degli abissi. Ecco cosa può esserci, alla fine di una passeggiata al chiar di luna… Soprattutto se, mentre tramonta nel mare, ci vien voglia di seguirla.

 

Abbiamo parlato di:

Fred Buscaglione – “Guarda che luna” (Pallesi (aka Elgos), Malgoni) – Tratto dal 45 giri “Guarda che luna” (1959, Cetra)

Sting – “Moon Over Bourbon Street” (Sting) – Tratto dall’album “The Dream of the Blue Turtles” (1985, A&M Records)

The Neville Brothers – “Yellow Moon” (Aaron Neville) – Tratto dall’album “Yellow Moon” (1989, A&M Records)

The Doors – “Moonlight Drive” (Jim Morrison, Robby Krieger, Ray Manzarek, John Densmore) – Tratto dall’album “Strange Days” (1967, Elektra Records)

 

Se sei interessato al tema “Cinema & Luna”, dai un’occhiata al blog degli amici de L’Ultimo Spettacolo, nella sezione “Fly Me to the Moon”!

Il nostro viaggio fra canzoni e fasi lunari, invece, continua nella prossima puntata.

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