Domani avvenne: da lunedì 10 aprile 2023 a domenica 16 aprile

Quale musicista è nato oggi? Quale disco è uscito in quella data? Quale rocker è morto dieci anni fa? Ecco, per la settimana entrante, qualche risposta!

10 Aprile 2003: a New York, a 60 anni, muore Eva Narcissus Boyd, in arte Little Eva. Eva è, all’inizio, nulla più che la babysitter di casa dei due leggendari autori King-Goffin: la coppia, incuriositi dal suo discreto talento di cantante dilettante, e da uno strano modo di ballare, scrivono per lei la famosa “The Loco-motion” (1962). La sua carriera – almeno a grandi livelli – è tutta concentrata in questo unico e straordinario exploit.

11 Aprile 2017: a Groton (Massachusetts) ci lascia, a 71 anni, John Warren Geils Jr, noto semplicemente come J. Geils. Chitarrista e cantante, dal 1967 al 1985 è stato il chitarrista e leader del gruppo rock The J. Geils Band, capace di un corretto crossover fra sano rock, spirito Southern e ammiccamenti synth: famosa la loro “Centerfold” (1980)

12 Aprile 1983: per la I.R.S. Records esce l’album di debutto dei R.E.M., “Murmur“. Disco storico, fonde classicità e spirito dei tempi, e si propone come una pietra miliare del rock alternativo a stelle e strisce: eletto “disco dell’anno” dalla rivista specializzata Rolling Stone, esibisce in scaletta i singoli “Radio Free Europe” e “Talk About the Passion”.

13 Aprile 1973: per la Island Record esce il sesto album di Bob Marley & The Wailers, “Catch a Fire“. Lavoro frutto di una “occidentalizzazione” produttiva, che inserisce sulle tracce preesistenti una seconda chitarra e una tastiera, esibisce un tono narrativo militante e politicizzato, ottimista e combattivo, allinea in scaletta le classiche “Stir It Up” e “Concrete Jungle”. Le primissime copie riproducevano una copertina apribile, e funzionante come un accendino “zippo”: presto sostituita dal primo piano di Marley, con un bel “cannone” fra le dita.

14 Aprile 1963: al Crawdaddy Club di Richmond, come sempre, i giovani Rolling Stones stanno facendo una delle loro abituali serate: ma sono ancora senza contratto. Nel pubblico ci sono i Beatles, che sono venuti ad ascoltare questi ragazzi, di cui sentono tanto parlare: l’impressione è ottima! Tanto che sarà proprio George Harrison, il mese successivo, a presentare gli Stones al manager della Decca, Dick Rowe!

15 Aprile 1948: a Londra nasce Michael Kamen. Compositore, musicista e direttore d’orchestra statunitense, nella sua breve vita ha collaborato (e suonato), fra gli altri, con artisti del calibro di Pink Floyd, Queen, Eric Clapton, Aerosmith, Metallica, Sting e Coldplay.  Fra le sue colonne sonore, citiamo “Brazil, “X-Men”, “Highlander” e “Arma letale”.

16 Aprile 1939: a Londra nasce Mary Isabel Catherine Bernadette O’Brien. A dispetto del nome da bambolina, la ragazza è un vero maschiaccio: tanto che i bimbi del quartiere la soprannominano “Dusty” (“polverosa”, “mal vestita”). Nel 1960 si unisce al fratello Dion (in arte Tony Springfield) e forma il trio The Springfields. Rimasta sola, nel ’63, Dusty Springfield realizza il suo primo 45 giri, dove emerge una voce potente e soul. Dusty, per l’album d’esordio, si rivolge a Burt Bacharach, Randy Newman e Carole King: lentamente la sua fama arriva negli Stati Uniti, dove ottiene un grande successo con “You Don’t Have to Say You Love Me” – adattamento di “Io che non vivo (senza te)” – “The Look of Love” e “Goin’ Back”.

Domani avvenne: da lunedì 29 agosto 2022 a domenica 4 settembre

29 Agosto 1924: a Tuscaloosa (Alabama) nasce Ruth Lee Jones, in arte Dinah Washington. Cantante, presto trasferitasi a Chicago, nel 1942 entra nel giro del canto jazz, notata da Lionel Hampton, e nel 1948 approccia il repertorio sofisticato della grande canzone americana. La voce penetrante, l’enunciazione cristallina e soprattutto un’impressionante versatilità consentono alla Washington di non soffermarsi troppo su un genere, e di spaziare nel vasto mare della canzone moderna, influenzandone i destini: il solo stile in cui non si cimenta è il gospel!

30 Agosto 1969: per la Columbia Records esce l’omonimo album di debutto dei Santana. In questo lavoro, in gran parte strumentale, assieme all’inimitabile chitarra solista del grande Carlos, sono anche in chiara evidenza l’organo di Gregg Rolie, e la batteria del giovane talento Mike Shrieve. L’album sfrutta con tempestività la grande impressione rilasciata al Festival di Woodstock, appena due settimane prima, e piazza subito 2 milioni di copie. In scaletta “Evil Ways”, “Jingo” e “Soul Sacrifice”. Bellissima la copertina, un quadro a china con testa di leone, al cui interno si possono rintracciare profili femminili.

31 Agosto 2002: a New York, alla venerabile età di 94 anni, ci lascia Lionel Hampton. Vibrafonista jazz, dà al vibrafono un linguaggio, una fisionomia espressiva precisa e autonoma: talento naturale, sulla scena riesce a coinvolgere il pubblico con performance giocose, piene di energia e entusiasmo, di fisicità, di inventiva vulcanica. Il suo stile al vibrafono – come al piano, che suona con una curiosa tecnica a due dita – è cinetico, spettacolare, ritmico, ricco di citazioni e ammiccamenti.

1° Settembre 1987: per la I.R.S. Records esce “Document“, il quinto album degli statunitensi R.E.M.. Disco vivace e fresco, e che non a caso rappresenta il loro primo disco d’oro, contiene una serie di piccoli e grandi classici, come “The One I Love”, “Finest Worksong” e “It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine)”, ripresa fra gli altri anche da Ligabue col titolo di “A che ora è la fine del mondo?”.

2 Settembre 1957: ad Hartford (Connecticut) nasce Steve Porcaro. Tastierista, figlio del celebre percussionista Joe Porcaro, assieme al fratello e batterista Jeff, nel 1976 fonda il gruppo dei Toto: complesso con cui incide sette album, e ottiene il successo mondiale. Successivamente Steve si è dedicato alle colonne sonore, e a occasionali collaborazioni di prestigio.

3 Settembre 1942: a Lima (Ohio) nasce Al Jardine. Trasferito a San Francisco con la famiglia, durante una partita di football conosce Brian Wilson: amico che milita, assieme a due fratelli, in un gruppo familiare dilettante. Presto Al si unisce ai tre, in qualità di bassista ma soprattutto chitarrista: con l’arrivo di Mike Love la formazione è al completo. Con i Beach Boys – perché di loro si tratta – resta nei successivi 35 anni, fatta eccezione per il periodo 1962-’63.

4 Settembre 1962: agli Abbey Road Studios, i Beatles – e, per la prima volta, con Ringo Starr alla batteria – effettuano la loro seconda session professionale. Nella giornata saranno incise la cover “How Do You Do It?” e soprattutto “Love Me Do”, che dopo un mese andrà a costituire il loro singolo d’esordio.

I miei dischi dell’anno #5 – Il 2001

La rubrica “I miei dischi dell’anno” si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa volta scavalliamo di millennio (il terzo) e di valuta (l’Euro): perché siamo arrivati al 2001! E, mentre i lettori più giovani (o più informati) ne sapranno sicuramente tanto, io – che sono un nostalgico – inizio a saperne di meno… Ma, fra ricordi personali, ascolti e qualche ricerca, spero di aver ugualmente fatto un buon lavoro.

Come al solito, vi propongo un estratto dalle classifiche ufficiali di vendita, e le mie integrazioni “fuori menù”, esposte in ordine assolutamente casuale. 🙂

Qualche annotazione:

  • Al di là dell’Atlantico, nei singoli si impone il piacevole (ma non certo rivoluzionario) rock A.O.R. “Hanging by a Moment” dei Lifehouse: band che, dopo questo exploit, cadrà abbastanza velocemente nel dimenticatoio. Negli album, invece, alla faccia del nuovo millennio, a vincere è la raccolta “The Beatles 1“,  che raccoglie 27 singoli di successo della storica band di Liverpool;
  • In Inghilterra, negli album si ripete la solfa americana: i Beatles! Nel piccolo formato, invece, ad aggiudicarsi il primo posto è la reggae fusion “It Wasn’t Me” di Shaggy, con la partecipazione dell’inglese Rikrok;
  • I fuori menù e le uscite dell’anno, ovviamente, sono la cosa più interessante: e che, questa volta, iniziano a far intravedere come le polveri del Rock siano un po’ bagnate. Intendiamoci: non che manchino piccoli e grandi capolavori. Ma – ed è la prima volta – non c’è un “genere” nuovo a tirare la volata, ma tante rimasticature: piacevoli, a tratti geniali, interessanti, eclettiche… Troviamo l‘elettro-pop di The Orb e Daft Punk, il pop mordi e fuggi di Jennifer Lopez, Britney Spears e Backstreet Boys, qualche delizia eccentrica come Gorillaz e Björk, l’hard-metal differentemente variegato di Rammestein, Linkin Park e System of a Down, l’estremo vagito Brit Pop degli Sterophonics: ma di roba fresca ne vedo poca. I fuori categoria sono – almeno per me – tre: i Tool, con la loro dirompente miscela di nu-metal e psichedelia; il roots-rock mutante dei White Stripes; e la fantasiosa Elisabeth Esselink, in arte Solex, alle prese con un eclettico techno-pop a bassa fedeltà costruito su campionamenti di frammenti sonori pescati qui e la nel suo negozio di dischi.
  • E poi abbiamo i sempreverdi: come gli Aerosmith, i R.E.M. (“Reveal”), i Radiohead (“Amnesiac”) e l’eterno Bob Dylan, con il suo “Love and Theft”. Continua a leggere “I miei dischi dell’anno #5 – Il 2001”

Domani avvenne: da lunedì 22 marzo 2021 a domenica 28 marzo

22 Marzo 1957: per la RCA esce il singolo “All Shook Up“, cantato da Elvis Presley. Il brano è scritto e inciso nel 1956 da Otis Blackwell, dopo che il suo manager – scuotendo una lattina di Coca – l’aveva sfidato a comporre un pezzo “a tema”. Dopo due cover di altrettanti artisti, Elvis mette mano alla canzone, che a 3 settimane dall’uscita arriva al primo posto sia negli Stati Uniti che in Inghilterra (il suo primo “numero 1” inglese).

23 Marzo 1991: a poco più di dieci giorni dalla sua uscita, il settimo album dei R.E.M., “Out of Time“, raggiunge il primo posto della classifica americana. L’album (che, coi suoi 18 milioni di copie, risulterà poi il più venduto dalla band di Athens), vede in scaletta un perfetto connubio fra pop di grande orecchiabilità (“Losing My Religion”, “Shiny Happy People”), funky-soul (“Radio Song”), toni dark (“Low”) e melodie ariose (“Near Wild Heaven”). Sembra ieri, ma sono passati 30 anni!

24 Marzo 2020: a Parigi, all’età di 67 anni, per le complicazioni del virus Covid-19, ci lascia Emmanuel N’Djoké “Manu” Dibango. Sassofonista, vibrafonista, cantante e compositore camerunense, vero artista cosmopolita (ha vissuto in più di 6 paesi differenti), nella sua luminosa carriera ha suonato con artisti eclettici come Fela Kuti, Herbie Hancock, Bill Laswell e Bernie Worrell, sviluppando uno stile dalle forti contaminazioni fra jazz, soul, reggae, funk e tradizione africana.

25 Marzo 1929: a New York nasce Cecil Taylor. Pianista jazz, debutta discograficamente nel 1956, ma il meglio lo dà negli anni Sessanta: la sua musica si fa più estrema e complessa, sposando regimi atonali e poliritmici, e un approccio percussivo allo strumento, fisico ed esuberante. Non a caso, è considerato uno degli artisti più importanti e rappresentativi del Free Jazz.

26 Marzo 1917: a Cayce (Mississippi) nasce Rufus Thomas. Rufus è il tipico personaggio di transizione fra l’epoca pionieristica e l’era degli studi di registrazione: attore e ballerino di strada, cantante, imitatore vocale e dj a Memphis, nel 1960 entra nelle grazie della Atlantic Records, assieme alla talentuosa figlia Carla Thomas. Mentre Carla si appresta a diventare una leggenda del Soul femminile, il padre inizia a lavorare a nuovi progetti: nel ’63 lancia “Walking the Dog”, la sua allegra signature song, cui seguiranno le divertenti “(Do the) Push and Pull”, e “Do the Funky Chicken”. Per il suo carattere da giocherellone e vero showman, Rufus è stato acutamente soprannominato “the world’s oldest teen-ager”.

27 Marzo 1971: a Huntington (New York) nasce Mariah Carey. Figlia di una cantante lirica, debutta sul palco ancora bambina, e a 17 entra in contatto con la Columbia Records: il suo album di debutto, del 1990, la vede protagonista come coautrice di parecchi brani, e diventa subito un grandissimo successo. Influenzata dal Soul e dal Gospel, e con frequenti puntate nell’hip hop,  Mariah dispone di una voce straordinaria, tale da rivaleggiare con le cantanti più quotate di sempre: si stima che i suoi album abbiano venduto circa 200 milioni di pezzi, sbriciolando numerosi record (fra cui il record di più anni consecutivi con un singolo al numero 1 nelle classifiche mondiali).

28 Marzo 1948: a Blackpool (UK) nasce John Evan. Tastierista, nel 1964, assieme al bassista Jeffrey Hammond, a Glenn Cornick e al cantante e flautista Ian Anderson fonda la white-soul band The John Evan Band. Per problemi connessi allo studio, nel ’68 Evan lascia il gruppo, che si scioglie: Anderson e Cornick continuano, e da loro nascono i Jethro Tull… Prog band in cui Evan tornerà nel 1970, apportando una svolta decisa verso sonorità classiche, e rimanendovi sino al 1980.

Domani avvenne: da lunedì 3 febbraio 2020 a domenica 9 febbraio

3 Febbraio 1967: a 38 anni, con un colpo di fucile, Joe Meek dice “basta” alla vita. Geniale analfabeta dello spartito, tutto istinto, creatività e fantasia, nella sua breve carriera lavora a circa 245 singoli, portandone ben 45 nella Top 50, e insegnando a mezzo mondo “come si fa un 45 giri di successo”: disposizione dei microfoni, separazione fisica degli strumenti, sovraincisioni, riverbero, compressione del suono, eco… Meek mette la firma, fra gli altri, su “Cumberland Gap” di Lonnie Donegan, “Bad Penny Blues” di Humphrey Lyttelton, “Johnny Remember Me” di John Leyton e “Telstar”, successo planetario dei Tornados. Il suicidio arriva al termine di una brutta crisi depressiva, e coinvolge anche la sua (innocente) padrona di casa.

4 Febbraio 1948: a Detroit nasce Vincent Damon Furnier. Dopo l’esperienza amatoriale negli Earwings, Vincent diventa il cantante degli Spiders, che presto cambiano il nome in Alice Cooper, ispirandosi probabilmente a una presunta strega arsa sul rogo a Salem, nel XVII Secolo. Prendendo spunto dal grottesco trucco di Bette Davis in “What Ever Happened to Baby Jane?”, la band inizia a presentarsi in scena con maschere, maquillage cadaverico e costumi, e fa il botto. Alice Cooper si può considerare il caposcuola dello shock rock: corrente che, a cavallo fra garage e hard, fa dell’armamentario horror più scontato e sopra le righe (ghigliottine, bambole impalate, serpenti, testi allusivi) il suo punto qualificante.

5 Febbraio 1983: il terzo album dei Def Leppard, “Pyromania“, entra nelle classifiche americane. Vi resterà per ben 93 settimane, pur senza mai raggiungere la vetta, e arriverà a vendere oltre sei milioni di copie. In scaletta, “Photograph”, “Rock of Ages” e “Foolin'”.

6 Febbraio 1966: a Newton-le-Willows (UK) nasce Rick Astley. Scoperto dal trio Stock, Aitken & Waterman realizza, sotto la loro influenza, due album, zeppi di million seller dance come “Never Gonna Give You Up” e “Together Forever” (1987). La sua fama, dopo il 1989, decade rapidamente: nel 2007 il videoclip del suo singolo più famoso diventa oggetto del fenomeno internet noto come “Rickrolling”.

7 Febbraio 1898: a West Norton (Virginia) nasce Moran Lee “Dock” Boggs. Ultimo di dodici fratelli, minatore, è un “tipo duro”, che vive tempi duri in un mondo spietato: attivista sindacale e credente devoto, ma anche alcolista e uomo violento, trasporta nel banjo il mood e la tecnica chitarristica nera. Prende corpo un suono scheletrico, minimale, unico: canzoni come “Sugar Babe”, “Down South Blues”, “Oh, Death” e “Pretty Polly”, in cui la voce cruda declama, con tono quasi assente, metafore e allegorie di sopraffazione, peccato e morte. Notato dai talent scout della Brunswich, nel 1929 registra dodici brani, ma la Depressione mette fine ai suoi sogni; nel 1963, scovato dal discografico Mike Seeger, sarà portato finalmente alla ribalta. Muore a 73 anni, nel giorno del suo compleanno.

8 Febbraio 1981: i giovanissimi R.E.M. effettuano la prima incisione professionale della loro carriera al Bombay Studios di Smyrna (Georgia). Fra le otto tracce registrate, “Gardening At Night”, “Radio Free Europe”, “Sitting Still” e “(Don’t Go Back To) Rockville”.

9 Febbraio 1942: a Brooklyn nasce Carole Klein, in arte Carole King. Nel 1959, al college, incontra il suo futuro marito, Gerry Goffin: giusto il tempo per sposarsi, e la coppia è reclutata alla Aldon Music. Carole scrive le musiche, e Gerry i testi: nasce così una serie di sempreverdi della canzone americana, come “Up On the Roof” (Drifters), “The Loco-motion” (Little Eva), “Pleasant Valley Sunday” (The Monkees), e la famosissima “(You Make Me Feel like) A Natural Woman” (Aretha Franklin). Nel 1971 Carole passa dietro al microfono e realizza “Tapestry”, con la celeberrima “You’ve got a friend”. Sono circa 120 i brani arrivati nella Hot100 a beneficiare della sua firma: uno Stachanov del pentagramma dalla classe immensa.