Domani avvenne: da lunedì 9 maggio 2022 a domenica 15 maggio

9 Maggio 1962: Brian Epstein, il manager dei Beatles, incontra George Martin, l’editor della Parlophone (succursale della EMI), e ottiene un provino per il gruppo: l’incontro avverrà circa un mese dopo, al rientro dall’ultimo giro di concerti ad  Amburgo, e darà inizio alla storia discografica dei Fab Four.

10 Maggio 1947: a Worcester (UK) nasce Dave Mason. Polistrumentista e autore, capace di svariare dal rock alla psichedelia, dal folk al pop, è fra i co-fondatori dei Traffic, assieme a Steve Winwood, è amico e collabora con Jimi Hendrix, Eric Clapton, George Harrison e Rolling Stones, ed è stato inoltre titolare di una discreta carriera solista.

11 Maggio 2003: a Clonakilty (Irlanda) ci lascia Noel Redding. Bassista elettrico, nel 1966 si unisce a Jimi Hendrix e Mitch Mitchell nel leggendario trio Jimi Hendrix Experience: dal ’69, conclusa la tutto sommato breve ma folgorante esperienza col re della chitarra elettrica, si imbarca in una modesta carriera solista, e va a vivere in Irlanda, senza disdegnare reunion celebrative. Muore a soli 57 anni per le conseguenze della cirrosi epatica.

12 Maggio 1992: per la Def American esce il secondo album dei Black Crowes, “The Southern Harmony and Musical Companion“. Esempio perfettamente a fuoco del Southern Rock tipico della band dei fratelli Robinson, allinea in scaletta brani come “Remedy”, “Thorn in My Pride”, “Sting Me” e “Hotel Illness”, e vede il debutto in formazione di Marc Ford al posto del licenziato Jeff Cease.

13 Maggio 1842: a Londra nasce Arthur Sullivan. Figlio d’arte e bambino prodigio, inizia presto la carriera di autore di opere liriche: nel 1871, a seguito dell’incontro col paroliere William Gilbert, fonda lo storico sodalizio Gilbert & Sullivan, responsabile della nascita della cosiddetta “light opera”. Le loro 14 opere comiche (fra cui “H.M.S. Pinafore”, “Mikado”, “The Pirates of Penzance”) costituiscono un corpus esaltante, che sbanca i teatri di tutto il mondo: un flusso continuo di dialoghi, balletti e canzoni, con trame esili e inverosimili, condite da un tono satirico-comico o parodistico, e piacevolezza musicale.

14 Maggio 1962: a Heswall (UK) nasce Ian Atsbury. Cantante, è famoso per essere stato il fondatore (siamo nel 1983) e frontman del gruppo rock dei Cult: nel 2002 si fa notare nella scellerata esperienza dei The Doors of the 21st Century, per una serie di esibizioni in cui prende il posto di Jim Morrison… Che coraggio!

15 Maggio 2001: per l’etichetta Volcano esce “Lateralus“, il terzo album degli statunitensi Tool. Lavoro sperimentale e monumentale, nelle cui lunghe canzoni si intrecciano venature etniche, atmosfere gotiche e momenti melodrammatici, si può classificare appieno nella corrente neo-progressive, a patto di accettarne le atmosfere cupe e claustrofobiche. In scaletta, “The Grudge”, “Schism”, “Parabola” e la title track.

I miei dischi dell’anno #5 – Il 2001

La rubrica “I miei dischi dell’anno” si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa volta scavalliamo di millennio (il terzo) e di valuta (l’Euro): perché siamo arrivati al 2001! E, mentre i lettori più giovani (o più informati) ne sapranno sicuramente tanto, io – che sono un nostalgico – inizio a saperne di meno… Ma, fra ricordi personali, ascolti e qualche ricerca, spero di aver ugualmente fatto un buon lavoro.

Come al solito, vi propongo un estratto dalle classifiche ufficiali di vendita, e le mie integrazioni “fuori menù”, esposte in ordine assolutamente casuale. 🙂

Qualche annotazione:

  • Al di là dell’Atlantico, nei singoli si impone il piacevole (ma non certo rivoluzionario) rock A.O.R. “Hanging by a Moment” dei Lifehouse: band che, dopo questo exploit, cadrà abbastanza velocemente nel dimenticatoio. Negli album, invece, alla faccia del nuovo millennio, a vincere è la raccolta “The Beatles 1“,  che raccoglie 27 singoli di successo della storica band di Liverpool;
  • In Inghilterra, negli album si ripete la solfa americana: i Beatles! Nel piccolo formato, invece, ad aggiudicarsi il primo posto è la reggae fusion “It Wasn’t Me” di Shaggy, con la partecipazione dell’inglese Rikrok;
  • I fuori menù e le uscite dell’anno, ovviamente, sono la cosa più interessante: e che, questa volta, iniziano a far intravedere come le polveri del Rock siano un po’ bagnate. Intendiamoci: non che manchino piccoli e grandi capolavori. Ma – ed è la prima volta – non c’è un “genere” nuovo a tirare la volata, ma tante rimasticature: piacevoli, a tratti geniali, interessanti, eclettiche… Troviamo l‘elettro-pop di The Orb e Daft Punk, il pop mordi e fuggi di Jennifer Lopez, Britney Spears e Backstreet Boys, qualche delizia eccentrica come Gorillaz e Björk, l’hard-metal differentemente variegato di Rammestein, Linkin Park e System of a Down, l’estremo vagito Brit Pop degli Sterophonics: ma di roba fresca ne vedo poca. I fuori categoria sono – almeno per me – tre: i Tool, con la loro dirompente miscela di nu-metal e psichedelia; il roots-rock mutante dei White Stripes; e la fantasiosa Elisabeth Esselink, in arte Solex, alle prese con un eclettico techno-pop a bassa fedeltà costruito su campionamenti di frammenti sonori pescati qui e la nel suo negozio di dischi.
  • E poi abbiamo i sempreverdi: come gli Aerosmith, i R.E.M. (“Reveal”), i Radiohead (“Amnesiac”) e l’eterno Bob Dylan, con il suo “Love and Theft”. Continua a leggere “I miei dischi dell’anno #5 – Il 2001”