Domani avvenne: da lunedì 7 febbraio 2022 a domenica 13 febbraio

7 Febbraio 1952: a Zocca (Modena) nasce Vasco Rossi. Non c’è molto da aggiungere: che lo si ami, lo si odi, o si resti indifferenti, il Blasco è comunque uno dei personaggi e degli artisti più importanti della musica italiana. Finora, 18 album in studio, 191 canzoni, 40 milioni di dischi, oltre 800 concerti… Mica balle! La rivista Rolling Stone Italia considera l’album “Bollicine e il brano “Siamo solo noi” rispettivamente il disco e la canzone rock italiana migliori di sempre. Vasco è un sostenitore del Partito Radicale e delle campagne antiproibizioniste: e, sorpresa, è pure un appassionato di danza classica!

8 Febbraio 1977: per la A&A Recording esce “Marquee Moon“, il debutto della band newyorkese Television. Capitanati dal leader, chitarrista, cantante e autore Tom Verlaine, i Television con questo album definiscono i canoni del new wave-punk: sound tenebroso e con venature psichedeliche, chitarra acida, liriche simboliste e atteggiamento punk. In scaletta, le fenomenali “See No Evil”, “Venus”, “Elevation”, e le lunghe cavalcate “Marquee Moon” e “Torn Curtain”.

9 Febbraio 1944: a La Spezia nasce Franco Fanigliulo. Cantante e performer, a Sanremo1979 si fa notare per la bizzarra “A me mi piace vivere alla grande“, eseguita con istrionismo e teatralità. Nel 1983 si ritira dal mondo della musica, pur continuando a scrivere e a mantenere contatti con autori del calibro di Vasco Rossi e Zucchero. Nel testo della sua canzone più famosa si legge il verso “Ho un nano nel cervello, un ictus cerebrale”: e proprio di ictus morirà nel 1989, a soli 45 anni.

10 Febbraio 1942: il 78 giri di Glenn Miller, “Chattanooga Choo Choo”, a pochi mesi dalla sua uscita, supera il milione di copie vendute. Per celebrare l’incredibile traguardo la sua casa discografica – la Bluebird Records – dona al grande artista Swing un disco dipinto d’oro: è il primo disco d’oro della storia, titolo che d’ora in poi sarà ufficializzato come premio per chiunque superi l’onorevole cifra.

11 Febbraio 1963: agli Abbey Road Studios di Londra, in una sola seduta, i Beatles incidono tutti i 10 pezzi che andranno a comporre il loro esordio a 33 giri, “Please Please Me“, cui si aggiungeranno i 4 già usciti su 45 giri. Con un costo stimato di 400 sterline, i Beatles pubblicano uno dei debutti più fortunati, influenti e redditizi della storia. Aperto e chiuso da due rock’n’roll esplosivi – “I Saw Here Standing There” e “Twist and Shout” – è un vero e proprio punto di svolta per il rock: uno dei primi album pensato come progetto artistico, e non come mero assemblaggio di singoli.

12 Febbraio 1950: a Londra nasce Steve Hackett. Chitarrista elettrico dallo stile composito, dopo alcune esperienze professionali nel 1970 pubblica un’inserzione in cerca di altri musicisti con cui “andare oltre le attuali stagnanti forme musicali”: all’annuncio risponde Peter Gabriel, dei Genesis. Steve entra nel gruppo in sostituzione del fuoriuscito Anthony Phillips, e debutta nel terzo album della band, “Nursery Crime”: coi Genesis resta fino al 1977, incidendo 6 lp, e contribuendo in modo determinante al loro sound. Successivamente intraprende una carriera solista di buon successo, con ben 26 album all’attivo.

13 Febbraio 1972: all’Eden Theatre Off-Broadway debutta il musical “Grease”. Nato dall’idea di Tim Jacobs e Warren Casey sull’onda della nostalgia degli anni Cinquanta, dopo la “prima” a Chicago è notato dai produttori Ken Waissman e Maxine Fox e trasborda a New York. Il successo cresce di serata in serata e diventa un classico: nel 1978 ispira l’omonimo film, con John Travolta e Olivia Newton John come protagonisti.

Domani avvenne: da lunedì 3 maggio 2021 a domenica 9 maggio

3 Maggio 1951: a San Antonio (Texas) nasce Christopher Geppert, in arte Christopher Cross. Cantautore, dopo qualche esperienza semi-amatoriale debutta nel 1979 con l’omonimo album, che miete successi e vendite: il disco vola al sesto posto, quattro singoli si piazzano nella Top 20, e vince (nella stessa edizione, un vero record) cinque Grammy Awards. Il suo pop di classe fa il bis con la famosa “Arthur’s Theme” (1981): ma è il preludio a una rapida e inarrestabile fase discendente.

4 Maggio 1987: a Hollywood ci lascia Paul Butterfield. Armonicista e cantante, è uno degli epigoni del blues elettrico di pelle bianca: a capo della Paul Butterfield Blues Band, accompagna Bob Dylan nello “scandaloso” set elettrico al Newport Folk Festival del 1965, e si esibisce nei prestigiosi Festival di Monterey e di Woodstock. Muore a soli 44 anni, vittima di un’overdose accidentale di oppiacei, che da tempo assume per alleviare i sintomi di una peritonite cronica.

5 Maggio 1963: Dick Rowe, il general manager della Decca Records, su consiglio di George Harrison si reca al Crawdaddy Club di Richmond per vedere un nuovo gruppo di cui si parla molto… Rowe è intenzionato a non perdere un’altra occasione, dopo quei Beatles che solo 18 mesi prima ha liquidato alla bell’e meglio. E questa volta ci vede giusto: il gruppo sono i Rolling Stones, e firmeranno con lui dopo una sola settimana!

6 Maggio 1972: i T.Rex di Marc Bolan piazzano al primo posto della classifica inglese un doppio album, che contiene due dischi precedentemente usciti su altre etichette ma che non avevano all’epoca trovato riscontro. Si tratta di “Prophets, Seers & Sages: The Angels of the Ages” e di ” My People Were Fair and Had Sky in Their Hair… But Now They’re Content to Wear Stars on Their Brows“: un record, in quanto di tratta del “numero uno” dal titolo di più lungo di sempre!

7 Maggio 1941: Glenn Miller e la sua orchestra incidono il 78 giri swing “Chattanooga Choo Choo“. Il brano, inserito nella colonna sonora del film “Sun Valley Serenade”, procura a Miller il primo disco d’oro non solo della sua breve ma straordinaria carriera, ma il primo disco d’oro in assoluto: premio inventato per l’occasione dalla sua casa discografica, la RCA, per celebrare il milione di copie vendute.

8 Maggio 1977: a Utica (New York) nasce Joe Bonamassa: chitarrista elettrico e autore, ragazzo prodigio, a 12 anni già partecipa a un tour di B.B. King. Considerato uno fra i migliori musicisti contemporanei, riesce a fondere la lezione dei bluesmen arcaici con i caratteri e le tecniche della modernità. Assieme a Jason Bonham,  Derek Sherinian e Glenn Hughes ha inoltre fondato il supergruppo Black Country Communion.

9 Maggio 1937: a Ocilla (Georgia) emette il primo strillo, di matrice schiettamente soul, Dave Prater. A Miami, nel 1961, incontra Sam Moore: nasce così il duo Sam & Dave, autore e interprete di classici senza tempo come “Soul Man”, “Hold On, I’m Coming”, “Soothe Me”, “Soul Sister, Brown Sugar”. Nell’economia del duo, Sam è il tenore e Dave il baritono: per la loro eccitata verve scenica, e la caldissima miscela di gospel, pop e RNB elettrico, i due sono stati definiti “Double Dynamite”.

Domani avvenne: da lunedì 14 dicembre 2020 a domenica 20 dicembre

14 Dicembre 1968: il singolo “I Heard It Through the Grapevine” raggiunge la vetta della Billboard 100, dove rimane per sette settimane: con le sue quattro milioni di copie vendute, è il maggior successo di sempre della Motown. Straordinario brano soul, scritto da  Norman Whitfield e Barrett Strong nel ’66, trova fortuna solo nella quarta versione, quella – avvolgente e sensuale – di Marvin Gaye: famosissima anche la cover dei Creedence Clearwater Revival.

15 Dicembre 1944: mentre sorvola il canale della Manica a bordo di un aereo militare, destinazione Parigi, il grande band leader jazz Glenn Miller scompare dai radar: il suo corpo non sarà mai ritrovato. L’ipotesi più credibile è che sia stato vittima del “fuoco amico” britannico; fra le varie teorie alternative, un suo rapimento da parte dei nazisti, che ne volevano fare un’esca per raggiungere il generale Eisenhower e ucciderlo. Fatto sta che il divulgatore della celeberrima “In the Mood”, e l’autore di “Moonlight Serenade”, quella tragica notte di Guerra sparisce per sempre: aveva solo 40 anni.

16 Dicembre 1988: a Oakland (California), stremato dall’HIV, ci lascia (a soli 41 anni) Sylvester James, per tutti semplicemente Sylvester. Cantante “disco”, omosessuale dichiarato, col suo falsetto lancia una serie di veri e propri fortunatissimi hit apripista degli anni Settanta, come “I (Who Have Nothing)”, “Do You Wanna Funk” e la famosa “You Make Me Feel (Mighty Real)“, più tardi riportata in auge da Jimmy Somerville.

17 Dicembre 1971: per la RCA esce “Hunky Dory“, il quarto album di David Bowie, e da molti critici considerato il suo “primo vero disco”, “un assortimento caleidoscopico di stili pop, un vasto melange cinematografico di arte alta e bassa, sessualità ambigua, kitsch e classe“. Il titolo è uno slang che significa “eccellente”. Iconica la copertina, ispirata a un ritratto di Greta Garbo: un primo piano di Bowie con lo sguardo sognante e malinconico, i lunghi capelli biondi raccolti tra le mani, ricolorato in studio. In scaletta, classici come “Changes”, “Life on Mars?” e “Queen Bitch”.

18 Dicembre 1954: a Düsseldorf (Germania) nasce Ulrich “Uli” Roth. Chitarrista elettrico di ispirazione hendrixiana, nel 1973 entra nella hard rock band degli Scorpions, in cui rimane fino al 1978. Successivamente intraprende una carriera solista di buona fortuna, espandendo la ricerca armonica verso la tradizione classica e dando spettacolo in giro per il mondo, con esibizioni di alto livello tecnico.

19 Dicembre 2010: a Maui (Hawaii), il chitarrista latin-rock Carlos Santana sposa Cindy Blackwell: ottima batterista rock e jazz che ha suonato – fra gli altri – con Lenny Krawitz, Ron Carter, Bill Laswell e lo stesso Santana. La proposta di matrimonio di Carlos le è arrivata pubblicamente, durante un suo concerto a Chicago.

20 Dicembre 1999: a Nashville (Tennessee), all’età di 85 anni, muore il cantante e autore di origine canadese Clarence Eugene “Hank” Snow, uno dei più famosi artisti country & western del secolo scorso. Al suo attivo, oltre 140 album, e 85 hit di Billboard, fra cui “I’m Moving On”, “The Rhumba Boogie” e “I Don’t Hurt Anymore”.

Canta che ti passa #15

A torto o a ragione, fra entusiasti e perplessi, il lockdown “hard” è giunto al termine: e anche questa sezione intitolata “Canta che ti passa”. Dicevo, nella scorsa puntata, che in questo periodo mi è capitato spesso di volgere uno sguardo al passato: e ho raccontato di cassette, incisioni amatoriali e affini… Ma c’è un passato ben più personale e profondo, da cui tutto questo è iniziato: e da cui sono iniziato io. Mio padre.

Perché è stato lui, Angelo, ad avvicinarmi a “tutto ciò che fa spettacolo”: amava il jazz di un amore vivo, privo di tassonomie e studio, la canzone leggera, il varietà (si era anche presentato a un radio quiz di Mike Bongiorno), fu interessato alla nascita di una delle prime radio libere astigiane e si dilettava nell’organizzazione di eventi locali, feste e veglioni, fungendo anche da presentatore.

In salotto, vicino al giradischi in legno, c’erano diversi album: colonne sonore di commedie musicali (fra cui quella, rarissima, di “Rinaldo in campo”), vecchie gommalacche, “Un gelato al limon” di Paolo Conte (autografata a “Chicco, figlio di un mio amico” -:) ), numerose serie monografiche di jazz, “Hello, Dolly!” di Armstrong, alcuni dischi in dialetto (perché no?!), e altro ancora, che io mi divertivo a mettere sul piatto: per gioco, ovviamente.

Questi dischi lui li ascoltava, spesso con qualche amico. Ma posso dire che mi abbia mai “parlato di musica”? No: e, di nuovo, ovviamente… a un bambino non puoi mica rompergli le balle con dissertazioni stilistiche! Ma alcune frasi, quasi casuali, mi sono state dentro. Tipo “Papà, a cosa serve il contrabbasso, che non si sente?” “Sembra non si senta, ma non ci fosse te ne accorgeresti”; “Lucio Dalla era un ottimo jazzista, prima di passare al pop”; “La PFM… suonano davvero bene”; “Senti che swing, Duke Ellington”; “Mi ricordo quando è morto Fred Buscaglione, la notizia ha sorpreso me e mamma, all’uscita da teatro”.

Dicevo, con papà ho raramente parlato di musica: anche perché – quando era in salute – io avevo meno di 10 anni, e – anche lo avesse fatto – ero in altri giochi troppo affaccendato. E quando avremmo potuto parlarne in modo più profondo, e senza antagonismi adolescenziali, lui non c’era più. Eppure, il contatto continuo con la materialità della musica (i dischi in salotto) e le poche chiacchiere di quello che, per ogni bambino, è il suo eroe, qualcosa hanno fatto… Sarà un caso che mi piacciano Lucio Dalla, la PFM, e pure il “duro” Fred ? 🙂 Ma soprattutto, come amo dire, mio padre mi ha insegnato tutto, senza spiegarmi nulla.

E allora, papà, per questo e per tutto il resto, ti dedico questo post. E ti dedico questa canzone, Moonlight Serenade“, che amavi molto e che forse ha guidato il tuo ritorno ad Asti, alla fine della Guerra. Allo stesso modo, auguro che la medesima serena perfezione soffusa da questo stupefacente arrangiamento di fiati possa accompagnare anche noi, al rientro nelle cose di tutti i giorni, dopo queste settimane di conflitto.

La rubrica “Canta che ti passa” si ferma qui. Ma la musica continua. E che musica…

L’ultima luna: #2 – Luna piena

La luna è piena… e non sappiamo chi l’ha messa in questo stato

La fase di plenilunio è tradizionalmente associata alla creatività e al suo lato esoterico, la magia; su questo punto hanno speculato moltissimi racconti e film horror, che hanno sfruttato la luna piena (e i sudditi licantropi) come ambientazione dei loro climax.

Ma c’è un’altra luna piena che ha colonizzato così tanto la narrativa, la poesia e la canzone da diventare un archetipo: quella che sorveglia benevola i baci degli innamorati, e quella che accompagna la solitudine di chi innamorato è, ma senza qualcuno da amare. La famosissima “Blue Moon” è forse la più famosa delle canzoni d’amore intitolate al latteo satellite: e dire che la prima versione del pezzo, scritta dalla celebre coppia Richard Rodgers e Lorenz Hart per il film “Hollywood Party” (1934), aveva incontrato lo stesso destino della sequenza con Jean Harlow… E, cioè, era stata tagliata. Hart, tenendo duro, aveva riscritto i versi e proposto la canzone per la pellicola “Manhattan Melodrama”… Ma, di nuovo, aveva incontrato l’accetta dei produttori. Per fortuna si decide di girare una nuova scena: Rodgers, che crede nel pezzo, cambia le parole e nasce “The Bad in Every Man”, cantata in un nightclub da Shirley Ross. Un bellissimo lento, malinconico e commovente. Il pezzo ha un indubbio potenziale commerciale, ma secondo tutti occorre un nuovo testo (e siamo al quarto…), meno esistenziale e più romantico: Hart guarda il cielo, ed ecco che…

“Blue moon, you saw me standing alone, without a dream in my heart, without a love of my own”

Finalmente, il 15 Gennaio 1935, esce il 78 giri “Blue Moon”, per la Brunswich Records: Connee Boswell ne è l’interprete, ma il successo internazionale arriva solo  a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta, con le versioni quasi contemporanee di Billy Eckstine e Mel Tormé, che ripetono il mood della Boswell. La grande Billie Holiday ci regala la lettura più jazzy e raffinata, ma è il quintetto The Marcels a trasformare la dolente melodia in un nonsense doowop al limite del buffonesco (con la sua introduzione zeppa di onomatopee e allitterazioni) e a vendere paccate di dischi.

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