Domani avvenne: da lunedì 30 gennaio 2023 a domenica 5 febbraio

30 Gennaio 1968: per la Verve Records esce “White Light/White Heat“, il secondo album dei Velvet Underground. Con questo lavoro i Velvet spingono ancor più il pedale sul rumorismo, le dissonanze e il minimalismo, e i testi di Lou Reed calcano la mano su temi scomodi quali paranoia metropolitana, alienazione e dipendenza. In scaletta, oltre alla title track, “Lady Godiva’s Operation”, “Here She Comes Now” e “Sister Ray”. Con questo disco termina inoltre il sodalizio con la cantante Nico e con John Cale.

31 Gennaio 1944: a Kosciusko (Mississippi) nasce Charlie Musselwhite. Giovane armonicista a bocca, emigra presto a Chicago, dove suona in tutti i locali e con tutte le stelle locali: ma è a San Francisco che il suo primo album raggiunge il successo, e dove Charlie decide di andare a vivere e suonare. Musselwhite è, a tutti gli effetti, una leggenda dell’armonica blues, e lo è a maggior ragione in considerazione della sua pelle bianca, in un ambiente all’epoca dominato da una sorta di “razzismo a colori invertiti”.

1° Febbraio 2003: a seguito di una risoluzione del Senato degli Stati Uniti, è stabilito che dal 1° Febbraio 2003 abbia inizio “l’anno del Blues”, in ricordo alla presunta, mitizzata – e convenzionale – data di inizio del Blues, il 1° Febbraio 1903. La storia è interessante: e ve ne parlo in un post imminente, in uscita proprio il 1° Febbraio.

2 Febbraio 1959: al Surf Ballroom di Clear Lake in Iowa, quale ultima tappa del Winter Dance Party Tour, va in scena un concerto del grande Buddy Holly: con lui ci sono anche Ritchie Valens e The Big Bopper. Sarà la loro ultima esibizione: il 3 Febbraio, in un incidente aereo, i tre compagni d’avventura periranno, in quel giorno definito “The Day the Music Died”… E di cui, prima o poi, parlerò.

3 Febbraio 1979: il singolo “Heart of Glass“, del gruppo new wave Blondie, a circa un mese dalla sua uscita raggiunge il primo posto della classifica inglese. Estratto dall’album “Parallel Lines”, e scritto dal chitarrista Chris Stein e dalla bellissima cantante Debbie Harry, ha in realtà una storia più remota, essendo stato composto nel ’75 con un ritmo più morbido e lento: ma è grazie a un arrangiamento “disco” e brillante che il pezzo finalmente trova la sua strada e il successo internazionale.

4 Febbraio 1953: a Toyohashi (Giappone) nasce Masanori Takahashi, in arte Kitaro. Polistrumentista e compositore, dopo anni come musicista giramondo, nel ’77 torna in patria, e diventa uno degli artisti di punta del movimento New Age: è nominato tre volte ai Grammy (e ne vince uno), si aggiudica un Golden Globe, e suona e collabora con decine di artisti.

5 Febbraio 1944: a New York nasce Al Kooper. Tastierista e autore, raggiunge la fama quasi all’improvviso grazie alla sua presenza (decisiva, in termini di sound e idee) nei due album capolavoro della “svolta elettrica” di Dylan: terminata la prima fase della collaborazione con Bob, fonda la jazz-rock band dei Blood, Sweat & Tears, collabora con gli Stones, Hendrix, Who, Cream, scopre i Lynyrd Skynyrd, e torna con Dylan per un’altra serie di successi. Un grandissimo!

Domani avvenne: da lunedì 22 agosto 2022 a domenica 28 agosto

22 Agosto 1917: a Clarksdale (Mississippi) nasce John Lee Hooker. Undicesimo figlio di una povera famiglia di mezzadri, cresce immerso negli spiritual e nei gospel, ma il nuovo patrigno porta in casa la musica del diavolo, il blues. Nel 1943 emigra a Detroit, e nel ’48 fa il botto con quello che diventerà il suo pezzo simbolo: “Boogie Chillen’”. Con trascurabili adeguamenti nella grammatica musicale e nell’abbigliamento, Hooker resta sulla cresta dell’onda fino alla fine della sua lunga vita. Famose sono anche “Baby, Please don’t Go” e “Boom Boom”.

23 Agosto 1945: a Torino, a pochi metri da casa mia :-), nasce Rita Pavone. Alla fine degli anni Cinquanta si fa notare in alcuni contest locali, e nel 1962 conosce quello che diventerà prima suo mentore, e poi marito, Teddy Reno. Dal ’63 in poi il fenomeno Rita Pavone esplode, con hit come “La partita di pallone”, “Sul cucuzzolo” e “Il ballo del mattone”; Rita è inoltre anche attrice in alcuni musicarelli, e nello sceneggiato tv “Il giornalino di Gian Burrasca”. In carriera “Pel di carota” vende oltre 50 milioni di dischi in tutto il mondo, ed è una delle otto cantanti italiane ad essere entrata in classifica nel Regno Unito. Ad una leggenda metropolitana che la riguarda Rita e i Pink Floyd ho dedicato questo post.

24 Agosto 1967: su interessamento di Pattie Harrison, i Beatles si recano all’Hotel Hilton di Park Lane, Londra, per assistere a una conferenza del guru induista Maharishi Mahesh Yogi: è l’inizio di un’infatuazione per la mistica orientale che porterà i quattro, nel Febbraio 1968, all’ashram del maestro… Viaggio che condizionerà non solo la musica e il pensiero dei Fab Four (George Harrison in primis), ma un’intera generazione.

25 Agosto 1992: per la Reprise Records esce “Unplugged“, album live di Eric Clapton. Registrato a febbraio ai Bray Studios di Windsor, nell’ambito del format televisivo MTV Unplugged, e davanti a un pubblico di poche decine di persone, questo live rappresenta per molti la “rinascita” di Clapton, dopo anni di produzioni pop stantie. Queste 17 canzoni, eseguite in compagnia di musicisti di prim’ordine e in versione preminentemente acustica, riportano Eric alle radici: in scaletta, fra le altre, la famosa “Tears in Heaven”, dedicata al figlio Conor, morto a 4 anni.

26 Agosto 1960: a New Orleans nasce Branford Marsalis. Sassofonista jazz, e fratello del trombettista Wynton, esordisce nel 1980 con Art Blakey, e nel ’84 è convocato da sua maestà Miles Davis: inizia così il suo periodo d’oro, che lo vede alternare performance di jazz col suo quartetto di all star, una collaborazione con Sting, la recita in un film e la direzione musicale dello show televisivo “Jay Leno’s Tonight Show”.

27 Agosto 2002: per la Interscope Records esce “Songs for the Deaf“, il terzo album del gruppo stoner Queens of the Stone Age. Pensato del leader Josh Homme come un concept album ispirato dai suoi frequenti viaggi in macchina attraverso il deserto californiano, vede la partecipazione alla batteria di Dave Grohl (ex Nirvana) e alla voce di Mark Lanegan. In scaletta, “The Sky Is Fallin'”, “No One Knows”, “God Is on the Radio” e la title track.

28 Agosto 1942: a East Meadow (Long Island, NY) nasce Sterling Morrison. Chitarrista elettrico, nel 1964 si unisce al compagno di studi Lou Reed, nel tentativo di “farsi un nome” nel mondo della musica: poco dopo conoscono l’eclettico musicista John Cale, e nel 1965 assumono il definitivo nome di Velvet Underground. Con la leggendaria band newyorkese Sterling resta sino al 1971, e alla sua fuoriuscita inizia un dottorato in letteratura medievale: lasciata la cattedra, negli anni Ottanta diventa capitano di un rimorchiatore (sic!).

Io non so parlar di musica #6

Sarà perché ormai le giornate lavorative sono sempre più simili a sessioni sadomaso (in cui, ovviamente, io recito controvoglia la parte “maso” e qualcuno di più in alto di me quella “sado”), ma oggi ho voglia di proporvi (senza parlarvene troppo… se no il titolo “Io non so parlar di musica” che ci sta a fare?) questo pezzo: “Venus in Furs“.

Canzone degli immensi Velvet Underground di Lou Redd e John Cale, è probabilmente uno dei loro vertici: ispirato al romanzo di Leopold von Sacher Masoch “Venere in pelliccia”, Lou Reed dà vita a un brano ipnotico, disturbato e disturbante. Perversione, morbosità, decadenza: il tessuto musicale, retto dal bordone della “ostrich guitar” di Reed (una chitarra con tutte le corde accordate sulla stessa nota), dalla insinuante viola elettrificata di Cale, e da un ritmo ossessivo e cadenzato, si fonde alla perfezione con la voce disadorna e impassibile di Lou, che incita e commenta la performance dei due amanti, prendendo prima le parti della dominatrice in lucidi stivali di cuoio, e poi del suo schiavo sessuale, che lecca le cinghie e assaggia lo schiocco della frusta. E, fra una strofa e l’altra, la disperazione dell’esistere. Continua a leggere “Io non so parlar di musica #6”

Domani avvenne: da lunedì 8 marzo 2021 a domenica 14 marzo

8 Marzo 1958: a Londra nasce Gary Anthony James Webb. Cantante, nel 1978 fonda la new wave band Tubeway Army e – “ispirato” dalla pubblicità sulle pagine gialle di un idraulico, tal Neumann – assume il nome d’arte di Gary Numan. Dopo il secondo album, Numan si mette in proprio, mantenendo il sound (largamente basato sul synth) che aveva reso famosi i Tubeway: l’album “The Pleasure Principle” (1979) è un ottimo biglietto da visita del suo pensiero e un successo internazionale. Ma dura poco: il resto della carriera si perde fra produzioni petulanti e senza vero mordente.

9 Marzo 1968: a tre mesi dalla sua uscita, l’album “John Wesley Harding” di Bob Dylan arriva al primo posto della classifica statunitense. Ispirato, nel titolo, alla figura del leggendario fuorilegge del West, segna il ritorno di Bob a sonorità acustiche, e i sempre più densi riferimenti alla retorica biblica. In scaletta, “The Ballad of Frankie Lee and Judas Priest”, “Drifter’s Escape” e l’apocalittica “All Along the Watchtower”.

10 Marzo 1966: a Dallas (Texas) nasce Edie Brickell. Cantante, nel 1985 si unisce quasi per caso al gruppo folk New Bohemians, e rapidamente ne scala le gerarchie, diventandone la leader: con “Shooting Rubberbands At The Stars (e il singolo “What I am”, 1988), la Brickell ottiene un ottimo riscontro, proponendosi come la più credibile erede di Rickie Lee Jones. Nel ’92 Edie incontra Paul Simon: dal loro matrimonio nascono tre figli.

11 Marzo 1950: a New York emette il primo vagito Robert “Bobby” Mc Ferrin. Un vagito intonatissimo, visto che padre e madre sono cantanti lirici: ma Bobby – innamorato del jazz – non vuole somigliare a nessuno, e per anni si rifiuta di ascoltare altri performer, studiando uno stile tutto suo. Nel 1981 si aggrega a George Benson, e poi a Herbie Hancock: nel 1984 esce il suo primo album, mentre i suoi live assumono la dimensione che ancora oggi li distingue: fortissima improvvisazione, e continua interazione col pubblico. Vincitore di svariati premi, e stimatissimo nel mondo jazz, ottiene successo internazionale col singolo “Don’t Worry Be Happy” (1988), nato da un’improvvisazione in studio.

12 Marzo 1967: per la Verve esce l’album di debutto dei Velvet Underground, “The Velvet Underground & Nico“. Considerato uno degli album più influenti ed acclamati della storia del rock, vende la miseria di 30.000 copie nei primi 5 anni: eppure, come ebbe a dire Brian Eno, “sono convinto che ciascuno di quei 30.000 che l’hanno comprato ha fondato una band”. Disco seminale e pieno di idee, emozioni, suoni, tematiche devianti e strumenti atipici, accoglie l’iconica partecipazione dell’algida cantante Nico, e l’ancor più famosa copertina di Andy Warhol (la “banana”: nelle prime copie, in versione sbucciabile!). In scaletta, “Sunday Morning”, “Venus in Furs”, “All Tomorrow’s Parties”, “Heroin”, “European Son”… e tutte le altre!

13 Marzo 1966: a Corbetta (Milano) nasce Manuel Agnelli. Nel 1985 dà vita agli Afterhours: complesso fondamentale per la storia del rock indipendente italiano, e in cui Agnelli ricopre il ruolo di frontman, autore principale e deus ex machina. Gli Afterhours, infatti, negli anni hanno cambiato più volte pelle, formazioni e casa discografica, ma Agnelli è sempre rimasto al comando: ormai, più che un complesso, sono un progetto, sempre vivo e mutevole. Manuel, oltre che musicista, è produttore musicale, scrittore e conduttore tv.

14 Marzo 1971: al Roundhouse Club di Londra ha luogo l’ultima data del mini-tour “The Rolling Stones UK Tour 1971“, pensato dalle Pietre come un breve giro (in 9 locali, e 18 concerti) per salutare il pubblico inglese, prima di “rifugiarsi” in Francia per sfuggire al fisco inglese!