La dittatura Argentina e la censura musicale

Ciao a tutti. Eccoci qui, con la nuova puntata di un ciclo di post che si occupano dei rapporti fra censura e canzoni: una serie nata un paio d’anni fa parlando del regime fascista, proseguita con riferimento all’Unione Sovietica, e dopo una tappa nell’Italia del secondo dopoguerra, ora atterrata in Argentina… Teatro, fra il 1976 e il 1983, di una delle più agghiaccianti dittature emerse in epoca contemporanea: il tetro “Processo di riorganizzazione nazionale”, gestito con metodi criminali da una giunta militare di ispirazione fascista.

Una porcheria che mette i brividi: violenze, torture, stupri, sparizioni (i famosi desaparecidos: di notte qualcuno sfondava la porta di casa, ti portava via, e di te non si sapeva più nulla…), e appropriazioni dei loro figli, dati in adozione a conniventi. E tutto col beneplacito delle potenze occidentali, con Stati Uniti, Francia e un’importante fetta della Chiesa in prima linea: e anche la nostra Italia, chiudendo le porte della ambasciate, si guardò bene dal fornire protezione diplomatica ai concittadini perseguitati.

Fra i molti desaparecido (trentamila: parecchi gettati vivi nell’oceano durante i “voli della morte”, altri “semplicemente” fucilati) troviamo oppositori politici, semplici simpatizzanti di sinistra, studenti, e molti artisti (il più noto è il fumettista e giornalista Héctor Oesterheld, autore del capolavoro “L’Eternauta”). E vuoi mica che anche la musica non rientrasse fra gli interessi censori di questi figli di buona donna? Continua a leggere “La dittatura Argentina e la censura musicale”

I miei dischi dell’anno #13 – Il 1963

Ciao a tutti, e benvenuti a una nuova puntata della rubrica “I miei dischi dell’anno“: ora è la volta del 1963, anno del primo numero di Amazing Spider Man, dell’attentato a John Fitzgerald Kennedy, del celebre discorso “I Have a Dream” di Martin Luther King, della morte di Giovanni XXIII, della tragedia del Vajont… E, per fortuna, di un sacco di novità musicali!

Rispetto al 1962 è passato solo un anno, ma la valanga messa in moto – in Inghilterra – dal primo singolo dei Beatles inizia a travolgere i primi villaggi. E’ questo il vero anno della svolta: le classifiche – ed è una novità assoluta – mostrano un mondo la cui polarità sta per invertirsi con esiti clamorosi, rompendo la storica dipendenza delle chart inglesi da quelle americane. Se infatti negli Stati Uniti i campioni d’incassi ripetono, a grandi linee, nomi e generi già visti nel ’62, nel Regno unito sono i Beatles – e i loro colleghi beat Gerry and the Pacemakers – ad accaparrarsi tutto. Per ora i due mercati sembrano ignorarsi, e nelle radio a stelle e strisce di Lennon e McCartney non c’è nemmeno l’ombra: ma è solo questione di tempo… La British Invasion è dietro l’angolo: e sconquasserà tutto. Continua a leggere “I miei dischi dell’anno #13 – Il 1963”

Domani avvenne: da lunedì 21 settembre 2020 a domenica 27 settembre

21 Settembre 1947: a Gainesville (Florida) nasce Don Felder. Chitarrista, a 15 anni collabora già con Stephen Stills: con lui suona anche Bernie Leadon, che dopo brevissimo tempo (parliamo del 1971) sarà fra i fondatori degli Eagles… Gli stessi Eagles che Felder raggiungerà nel 1974 in qualità di secondo chitarrista: e con loro rimarrà fino al 2001, suonando anche parti di mandolino, banjo e pedal-steel guitar, e prestando la sua penna alla hit “Hotel California”.

22 Settembre 1969: per la Capitol Records esce l’omonimo secondo album del gruppo musicale The Band. Insuperato esempio di equilibrio, versatilità e autenticità, il disco allinea alcuni fra i brani più famosi del complesso, come “Rag Mama Rag”, “Up on Cripple Creek” e “The Night They Drove Old Dixie Down”. Il gruppo sfrutta a fondo gli archetipi culturali americani, vagando fra bivacchi di emigranti e meridione razzista, e attingendo avidamente alla più umile musica dei decenni ruggenti, fra gospel, blues, country, cajun, rock’n’roll e un pizzico di sacralità barocca: un condensato antologico dell’America leggendaria noto come “Roots Rock”.

23 Settembre 1934: a Monfalcone (Gorizia) nasce Gino Paoli. Presto trasferito con la famiglia a Genova, si appassiona perdutamente della musica, e si lega a un gruppo di aspiranti artisti che conta nomi come Tenco, Lauzi, De André, Bindi e i fratelli Reverberi… Della cosiddetta “scuola cantautorale genovese” – e di quella italiana in generale – Paoli diventa uno degli esponenti più eminenti, attraversando diverse le generazioni senza perdere mai di mordente. Famosissime le sue hit (“Il cielo in una stanza”, “Sassi”, “Senza fine”, “Sapore di sale”, “Quattro amici”), le turbolente relazioni sentimentali (Ornella Vanoni, Stefania Sandrelli), il tentativo di suicidio (che gli lascia il proiettile infisso nel pericardio) e le scoperte in qualità di talent scout (Lucio Dalla e Faber). E canta ancora oggi, alla tenera età di 86 anni.

24 Settembre 1893: a Coutchman (Texas) nasce Lemon Henry Jefferson, in arte Blind Lemon Jefferson. Forse meticcio, (quasi) sicuramente cieco, pingue, attaccabrighe e alcolista, giramondo vestito da damerino, è il primo, più popolare e venduto fra i country bluesmen: le sue canzoni riescono a raccontare storie universali ponendosi dal punto di vista dell’ascoltatore, in una visione del mondo che travalica il comune “feeling the blues” per accedere a una forte coscienza individuale. Fra le sue hit – perché di vere e proprie hit si tratta, con milionate di copie vendute! – annoveriamo ”Match Box Blues”, “Jack O’Diamonds Blues”, “Black Snake Moan” e “See That My Grave is Kept Clean”.

25 Settembre 1975: a sole due settimane dalla pubblicazione, l’album “Wish You Were Here” dei Pink Floyd balza al primo posto della classifica inglese, e diviene uno dei successi più clamorosi della band. Dolente meditazione sull’assenza, sulle contraddizioni del successo e sul declino mentale del fondatore Syd Barrett, annovera in scaletta la famosa title track, e la lunga cavalcata “Shine On You Crazy Diamond”.

26 Settembre 1945: a Washington (UK) nasce Brian Ferry. Cantante, nel 1971 – assieme a Brian Eno e Phil Manzanera – fonda i Roxy Music, uno dei più importanti ensemble della storia del rock, capaci di una fusione in chiave estetico-decadente fra elettronica, ritmo e concettualità psicotica. Nel giro di pochi anni, lasciati i Roxy Music, Ferry sposta il suo canto verso un crooning  un po’ dandy e un po’ manierista: una ricetta che vende e piace, come testimoniato dall’hit internazionale “Slave to Love”, ma lontana anni luce dalla sfrontatezza degli esordi.

27 Settembre 1924: a New York vede la luce Earl Rudolph “Bud” Powell. Figlio e nipote d’arte, pianista di studi classici, si appassiona presto al jazz e diviene un assiduo frequentatore del Minton’s Playhouse: assieme a lui, Charlie Christian, Thelonious Monk, Dizzy Gillespie… In parole povere, gli artefici del BeBop. Pianista di straordinario virtuosismo, e ottimo compositore, è unanimemente considerato uno dei più grandi artisti della tastiera: ma gravi problemi di salute interrompono la sua vita a soli 44 anni.