Domani avvenne: da lunedì 13 gennaio 2025 a domenica 19 gennaio

Quale musicista è nato oggi? Quale disco è uscito in quella data? Quale rocker è morto dieci anni fa? Ecco, per la settimana entrante, qualche risposta!

13 Gennaio 1972: la grandissima Aretha Franklin, durante la sua performance – che si ripeterà anche il 14 Gennaio – presso il New Temple Missionary Baptist Church di Los Angeles, registra le tracce che confluiranno nel disco live “Amazing Grace“. Straordinario esempio di gospel grondante sentimento, potenza vocale, improvvisazione, precisione, emozione e spiritualità, rappresenta uno dei vertici assoluti di Aretha, che per l’occasione ritorna al suo primo amore. In scaletta, classici come la title track, “How I Got Over”, “Precious Lord, Take My Hand” e “You’ll Never Walk Alone”.

14 Gennaio 2005: nato in Alabama col nome di Charles Roberts, e pugile semi-professionista, Rocky Roberts inizia la carriera musicale come cantante rhythm and blues a bordo di battelli statunitensi, e poi di navi da crociera sulla Costa Azzurra: dopo un primo successo in Francia, è notato da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che gli affidano la sigla di “Bandiera Gialla”. Nel ’67 fa il botto con “Stasera mi butto”, presto doppiata da “Sono tremendo”. Si stabilisce poi a Roma, pur continuando a esibirsi in Francia e Stati Uniti: ed è nella città eterna che ci lascia, a 64 anni.

15 Gennaio 1996: a Newport Beach (California) muore Leslie “Les” Baxter. Compositore, cantante e arrangiatore già alle dipendenze di Nat King Cole, all’inizio degli anni Cinquanta inizia a lavorare a curiosi album strumentali riferiti a terre lontane e mondi mitici, come “Ritual of the Savage” e “Tamboo!”, immersi in bizzarri arrangiamenti orchestrali, con tanto di ritmiche tribali, vocalizzi arcaici e timbriche elaborate. E’ da molti considerato uno dei creatori di quel genere meticcio ed esoticheggiante dal nome di Exotica: da cui, con percorsi e filosofie differenti, troveranno poi ispirazione la Psichedelia e la Muzak.

16 Gennaio 2007: a Capitol Heights (Maryland), all’età di 73 anni, ci lasca James Pookie” Hudson. Cantante, nel ’48 forma il quartetto vocale The Four Bees: ma è nel ’53, con la nascita del gruppo doo-wop degli Spaniels, che la sua carriera prende il volo. Con la Vee Jay, il quartetto licenzia successi straordinari come “Baby It’s You” e “Goodnight, Sweetheart, Goodnight”, tutte a firma Hudson. Secondo gli storici, gli Spaniels sono il primo quartetto vocale con un frontman chiaramente identificato.

17 Gennaio 2011: a Boca Raton (Floria), all’età di 78 anni, muore Don Kirshner. Editore musicale e producer, nel 1958 fonda la Aldon Music, e assolda fenomenali autori come Neal Sedaka, Carole King e Gerry Goffin, Barry Mann e Cynthia Weil, Doc Pomus e Mort Shuman, e con cui produce a valanga singoli pop di straordinario successo. Negli anni Sessanta sarà poi lui – “l’uomo dall’orecchio d’oro” – a inventare dal nulla la boy-band The Monkees.

18 Gennaio 1971: a Bakersfield (California) nasce Jonathan Davis. E non inizia bene, la sua vita: crisi d’asma che lo portano quasi alla morte, abusi da parte del baby sitter, e bullismo… Ma poi, parallelamente all’attività di medico legale, inizia a cantare: e nel 1993 incontra i L.A.P.D., che in breve tempo cambiano nome nel più noto Korn (reso graficamente come KoЯn). Con i Korn – per molti, gli iniziatori del genere Nu Metal – Jonathan resta per tutta la loro carriera, incidendo (ad oggi) 14 album, e ricoprendo il ruolo di autore e frontman. Iconica l’asta del suo microfono, disegnata dall’artista Hans Giger (quello del mostro di “Alien”, per intenderci).

19 Gennaio 1980: il doppio album “The Wall“, dei Pink Floyd, raggiunge il primo posto della classifica statunitense: posizione che manterrà per ben 15 settimane.

Domani avvenne: da lunedì 6 giugno 2022 a domenica 12 giugno

6 Giugno 1902: a Fulton (Mississippi) nasce Jimmie Lunceford. Giunto a Denver, si dedica al sax e al ruolo di band leader, e nel 1927 dà vita alla sua orchestra. Dal 1934 Jimmie diventa ospite fisso al Cotton Club di Harlem, e grazie all’arrangiatore Sy Oliver fa il botto: i suoi pezzi swing si basano su un sincopato in 2/4, il cosiddetto bounce (dall’inglese “to bounce”, rimbalzare), dal fascino sbalorditivo. Assieme a quella di Duke Ellington, la band di Lunceford è una delle novità più eccitanti di quegli anni, e unisce perfezione tecnica, disciplina, divertimento e spirito swing.

7 Giugno 1977: i Sex Pistols, il giorno esatto del Giubileo della Regina Elisabetta, suonano sul Tamigi a bordo del battello “Queen Elizabeth”, e proprio davanti a Westminster, il loro recentissimo singolo “God Save the Queen”… Una “provocazione punk” bella e buona, interrotta dalla polizia con undici arresti.

8 Giugno 1985: per la Polidor esce “Our Favourite Shop“, il secondo disco degli inglesi Style Council di Paul Weller. Album eclettico, allinea soul, rap, rock e sound jazzato, e testi riflessivi e pessimistici. In scaletta, “Boy Who Cried Wolf”, “The Lodgers”, “Walls Come Tumbling Down!” e “Homebreakers”. Negli Stati Uniti, il pezzo esce col titolo di “Internationalists”.

9 Giugno 1972: il giovane Bruce Springsteen incontra John Hammond, lo storico producer della Columbia: lo stesso che, una decina d’anni prima, aveva scoperto Bob Dylan. Il manager del Boss, Mike Appel, ha la faccia tosta di irridere Hammond dicendogli “Vediamo se dieci anni fa ha solo avuto fortuna…”. Appena sente due pezzi, Hammond resta folgorato e mette la firma sul contratto di Springsteen: e il resto è storia.

10 Giugno 1965: a Manila (Filippine) nasce Joey Santiago. Nel 1972 arriva con la famiglia negli States, e nel ’74 si trasferisce nel Massachusetts: chitarrista, nel 1986 – assieme a Frank Black, compagno di università di Boston – fonda un gruppo che, inizialmente chiamato Things on Fire, prende presto il nome di Pixies. Nel 1987 arriva il primo album, e i Pixies si avviano a diventare una delle più influenti rock band indie della storia, ammirate anche da Kurt Cobain e David Bowie. Lo stile chitarristico di Santiago è irregolare e spigoloso, con un feedback a tratti maniacale, e ampio ricorso a bendig e distorsioni.

11 Giugno 1934: a Des Moines (Iowa) nasce James “Pookie” Hudson. Cantante, nel ’48 forma il quartetto vocale The Four Bees: ma è nel ’53, con la nascita del gruppo doo-wop degli Spaniels, che la sua carriera prende il volo. Con la indie (interamente afroamericana) Vee Jay, il quartetto licenzia successi straordinari come “Baby It’s You” e “Goodnight, Sweetheart, Goodnight”, tutte a firma Hudson. Secondo gli storici, gli Spaniels sono il primo quartetto vocale con un frontman chiaramente identificato.

12 Giugno 1992: trent’anni fa, per la Sony, esce “Italyan, Rum Casusu Çıktı“, il secondo album di Elio e le Storie Tese. Disco geniale, rappresenta al meglio l’eclettica mistura della band italiana, che allinea ballate pop, metal, disco, collage stranianti, musichette da avanspettacolo e suite citazioniste. Al disco collaborano Le Mystère des Voix Bulgares, Riccardo Fogli, Enrico Ruggeri, Diego Abatantuono, Massimo Riva e una valanga di altri ospiti. La copertina è una citazione ironica di “Atom Earth Mother” dei Pink Floyd, mentre il titolo è la trascrizione del titolo di un quotidiano turco, che significa “La spia italiana dei greci è stata espulsa”.

Il Doo-Wop

Do wop de wadda bom-bom

1954, Ottobre: i Penguins, di New York, per il loro debutto hanno scelto “Hey Señorita”, un brillante rhythm’n’blues vocale: ma succede una cosa strana. Il pubblico radiofonico, incoraggiato dal disc jockey Alan Freed, inizia a richiedere con maggiore insistenza la B-side, “Earth Angel”. Canzone quanto mai sconcertante: il testo – basato su un’ipnotica ripetizione del titolo – non ha alcun spessore, il pianista non fa altro che ripetere lo stesso accordo a tempo di terzina, il solista ha un timbro sdolcinato e frivolo, e i non-sense onomatopeici muovono al ridicolo. La critica insorge: ma nulla arresta l’ascesa del disco nelle classifiche. Attenzione, in entrambe le classifiche (primo posto nella chart rhythm’n’blues e ottavo in quella pop).

E non è un caso isolato. Scritta dai Chords di New York, e scelta come B-side della cover “Cross Over The Bridge” (Marzo 1954), “Sh-Boom” sale a sorpresa al secondo posto sia della graduatoria rhythm’n’blues che di quella pop; i Crows, quartetto vocale di Harlem, investono tutto sul lento “I Love You So”, ma è il retro, la brillante e autografa “Gee”, a scalare le classifiche; identica sorte tocca ai Charms – la cui “Hearts of Stone” (1954) monopolizza la hit parade afroamericana, e approda nella classifica pop nella versione delle Fontaine Sisters – e agli Spaniels, che raggiungono la notorietà “bicolore” con “Baby It’s You” (1953) e con “Goodnite Sweetheart, Goodnite” (1954) [1]. Il segnale è chiaro: esiste una canzone che i produttori non “vedono”, ma che – messa alla prova dei fatti – è immediatamente portata al successo; ed esiste un nuovo mercato trasversale, segmentato non più su base razziale, ma su criteri anagrafici. Continua a leggere “Il Doo-Wop”