Quando, al mio gruppo, proposi una cover dei Fuzztones, Franco socchiuse gli occhi, sovrappensiero, e poi, ridendo, esclamò: “Ah, aspetta… Quelli di Rudi Protrudi! Una mia amica si era vantata di esser entrata nel suo camerino”. Questo, assieme alla sponsorizzazione del negoziante al momento di propormi il cd (“Uno dei gruppi più divertenti degli anni Ottanta”), mi conquistò definitivamente.
Troppe cose, e tutte assieme, per non cascare in tentazione… “Fuzz – tone”, che richiama l’effetto per chitarra elettrica che ha fatto la fortuna di “Satisfaction” e ha intriso decine e decine di canzoni nella seconda metà dei favolosi Sessanta; il nome del leader, Rudi Protrudi, tanto assurdo da sembrare inventato (e invece pare sia reale…); gli artwork dei dischi, ispirati a un horror fumettistico alla “Tales from the Crypt” e agli album dei Cramps; le storie da groupie di basso lignaggio che mi avevano raccontato; e la musica, ovviamente… Un Garage Rock scanzonato e selvaggio il giusto, trasportato negli anni Ottanta, con tanto di sound “fuzz”, tastierine Farfisa lugubri e petulanti, look da teppista, riffoni di chitarra e performance al calor bianco.