Canzoni a quattro zampette

Ciao a tutti. Abbiamo appena finito le nostre ultime vacanze, passate nel “buen retiro” a casa dei suoceri, a custodire galline, orti e la loro amatissima cagnolina Luna: quante coccole, passeggiate, ronfate, leccate e giochi con la palla, assieme… Si, le vogliamo proprio bene! Ma adesso, che i migranti sono tornati alla base, e noi ai nostri muri cittadini, Lunetta ci manca tanto: e allora, per sentirla ancora vicina, ecco un post a tema “cani e musica”.

Conscio che l’elenco potrebbe essere potenzialmente infinito, propongo un estratto – a mio esclusivo gusto personale – di canzoni che, in qualche modo, hanno a che fare con gli amori pelosi che molti (noi di sicuro) amiamo! Poche parole: ma parecchia musica, e molte impronte sul cuore.

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Una musica può fare

Con la musica si può:

  • Guidare l’auto
  • Accompagnare un funerale
  • Studiare
  • Cantare a bocca chiusa
  • Immaginare di fare sesso
  • Riflettere
  • Lavorare
  • Fare sport
  • Sognare
  • Lavarsi
  • Cucinare
  • Ballare
  • Fare sesso
  • Stirare
  • Addormentarsi
  • Fare una festa
  • Cantare in modo stonato
  • Guadagnarsi la giornata
  • Prendere un ascensore
  • Nascere
  • Fare sognare le persone
  • Guidare una battaglia
  • Svegliarsi
  • Annunciare la morte di un dittatore
  • Suonare in gruppo
  • Cantare a squarciagola
  • Risolvere un rebus
  • Pregare
  • Operare un paziente
  • Fare un attentato
  • Suonare da soli
  • Morire
  • Cantare una ninnananna
  • Giocare
  • Riposarsi dopo il sesso
  • Godersi un panorama
  • Accompagnare una manifestazione
  • Uccidere
  • Stare in silenzio
  • Annoiarsi
  • Mangiare
  • Fare la spesa al supermercato
  • Piangere e disperarsi
  • Pulire casa
  • Ingannare il tempo
  • Bere una birra, da soli o con gli amici
  • Torturare un prigioniero
  • Meditare

Tutto, insomma. Ma con la musica è tutto diverso: meglio, o peggio, ma diverso.

Il sacro fuoco dell’arte

Ciao a tutti. Il 12 Agosto 2025 è mancato Ronnie Rondell, all’età di 88 anni… “Ok”, direte, “mi spiace per lui, ma chi minchia è Ronnie Rondell?” Ve lo spiego subito: e, conoscendo il mio blog, non farete fatica a immaginare che è persona in qualche modo connessa al mondo della musica 🙂

Ronnie Rondell nasce in California nel 1937: suo padre, Ronald senior, è originario di Napoli, e da giovane ha recitato in alcuni film muti, prima di entrare come assistente nel mondo del cinema e della tv. Naturale che il giovane Ronnie si avvicini a tutto ciò che profuma di set e celluloide: e che, forte della sua esperienza di sommozzatore militare e di ginnasta, nel 1955 entri nell’industria cinematografica come stuntman e controfigura. Le sue specialità sono le acrobazie aeree e gli incidenti stradali, con tanto di esplosioni e fiamme… Ed è qui che entra in gioco il rock! Continua a leggere “Il sacro fuoco dell’arte”

I miei vinili #19 – Suonare in gruppo pt 4 – Ecco la canzone!

Ciao a tutti. Pensavo sinceramente di aver finito, con la serie dedicata alla mia esperienza in un gruppo musicale, quando invece eccomi ancora qui, per una sorta “coda”… O, visto che siamo in ambito canzonettaro, per un ultimo “bis”! Un bis un po’ vanitoso, a dir la verità.

Il “colpevole” di questo bis è il collega di blog Unallegropessimista: che, in occasione dell’ultimo post della serie, si è detto curioso di ascoltare uno dei pezzi incisi prima dello scioglimento del gruppo in cui militavo. Ho chiesto il permesso ad altri 2 componenti e ottenutolo (3 su 5 siamo in maggioranza!) ho deciso di pubblicarlo. Ma prima, come per tutti i bis, un attimo di suspense… Continua a leggere “I miei vinili #19 – Suonare in gruppo pt 4 – Ecco la canzone!”

Suonala ancora, Sam… Ma quante volte?

Ciao a tutti. Fino a un anno fa il mio ufficio si affacciava su una piazza pedonalizzata, nel mezzo della quale spesso venivano a piazzarsi cantanti e musicisti ambulanti: e noi, volere o volare, ci beccavamo più o meno involontariamente le loro performance, che filtravano senza problemi attraverso i vetri delle finestre. Nella massa, qualcuno era davvero bravo, ma tanti erano approssimativi, o semplicemente noiosi: anche perché il repertorio, diretto a un pubblico di passanti, era più o meno sempre lo stesso… Colonne sonore, tanghi, classici italiani e stranieri: e spesso artisti diversi eseguivano canzoni uguali.

Una delle più ricorrenti era la famosa e struggente “Hallelujah” di Leonard Cohen: ok, mentre lavori avere musica in sottofondo fa (quasi) sempre piacere, ma sentir ululare la stessa canzone dallo stesso, abbastanza mediocre, cantante, con l’identica base in sottofondo, 4-5 volte ogni sessione, due turni al giorno, cinque giorni alla settimana, mese dopo mese… Beh, era davvero insopportabile. Per me, e in generale per tutti i colleghi: che appena partivano le prime note iniziavano a inveire!

La cosa andò avanti per diverso tempo: fino a quando una volta, all’uscita serale, invece di andare direttamente alla fermata del tram, puntai il solito tizio, vestito come un arcobaleno, aspettai che terminasse, e poi molto pacatamente – ma davvero, non per dire – gli dissi: “Senti, vedi quelle finestre? Io lavoro lì, e coi miei colleghi ti sentiamo sempre. So che stai lavorando, quindi ok… Ma per piacere, potresti variare un po’ la scaletta? Sai, dieci “Hallelujah” al giorno, un giorno dopo l’altro, è un po’  troppo“. Lui abbozzò, senza arrabbiarsi, ma magari mentalmente mandandomi a cagare. Ma una signora del (pochissimo) pubblico presente, mi fissò seccata e ribadì: “Si vede che lei non ama la musica!“.

Bene, tutto si può dire di me, ma non questo! “Io amo molto la musica: ma capirà che tutto ha un limite” (senza aggiungere: soprattutto se l’ugola non è granché…). E lei, più torva che mai: “Se una canzone è bella, e cantata bene (sic!), la si sente anche 100 volte sempre con piacere!“.

E qui devo proprio dissentire. No: per quanto ami un pezzo, cento volte sarebbero una tortura. Soprattutto se di fila: con buona pace della signora, che secondo me, da come guardava il “Coen de noantri”, un pensierino sul cantante se lo stava pure facendo.

Mi è successo di innamorarmi di una canzone, e di ascoltarla molto spesso: ma, se non per casi di studio, ben raramente ho superato le tre volte al giorno. Eppure, la realtà è sempre più complessa e varia di quanto possiamo ritenere, e ognuno gode a modo suo: sentite un po’ cosa ho scoperto, in merito! Continua a leggere “Suonala ancora, Sam… Ma quante volte?”

I miei vinili #19 – Suonare in gruppo pt 3 – In sala d’incisione

Ciao a tutti. Oggi termino la breve (e un po’ sparsa!) serie dedicata alla mia storia come componente di un gruppo musicale. Nella scorsa puntata eravamo arrivati al punto in cui, dopo sei anni di prove, concerti e divertimento, preso atto che le cose stavano cambiando per tutti, avevamo preso la dolorosa decisione di scioglierci (o, un po’ eufemisticamente, “metterci in stand by”): ma ci voleva un canto del cigno!

Negli anni avevamo scritto qualche canzone, ma sempre in modo sporadico, senza crederci troppo: mi ricordo che, quando decidemmo finalmente di farne una in concerto, si discusse addirittura se denunciarne la paternità o far finta di nulla… In un mondo di sboroni, noi eravamo fin troppo modesti, mi sa! Fatto sta che, giunti a fine corsa, ci ritroviamo sei pezzi fra le mani: scritti e arrangiati da noi, secondo un processo molto collegiale e “democratico”. E decidiamo di inciderli in modo professionale. Continua a leggere “I miei vinili #19 – Suonare in gruppo pt 3 – In sala d’incisione”