I miei vinili: #6 – La musica liquida

Tre anni fa, mentre stavo prenotando la nuova auto, chiesi se il tal modello avesse in dotazione il lettore cd: il venditore mi scrutò e, con sconcerto, rispose “Ma non serve, basta una scheda SD“… Occhei, non sono un ragazzino, ma nemmeno una cariatide: eppure, ciò che pochi anni fa era l’ultimo grido, oggi è desueto, obsoleto, giurassico.
Questa, d’altronde, è l’era del “liquido”: di forme sociali (cito la Treccani) “che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile”; e, con esse, anche la musica. L’ascolto, da collettivo, si è rinchiuso nella “bolla privata” delle cuffiette (prima dei walkman, e ora degli smartphone); e la fisicità del supporto, attraverso la digitalizzazione, si è smaterializzata in una sequenza di dati numerici, memorizzabili su chiavette usb o schede SD, o archiviate direttamente su cloud.

Ora, non voglio dire cosa sia meglio o peggio: ognuno vive il suo tempo come vuole e sa, a volte anticipando la modernità, altre adeguandosi, e altre ancora rifiutandola. Ma, sicuramente, l’era della musica liquida comporta una sostanziale differenza nella qualità e nel tipo di fruizione: e non parlo di questioni meramente tecniche, ma di “spirito”.

Senza scomodare Walter Benjamin, qualche considerazione viene anche a me. Quando compri qualcosa di fisico, quel “qualcosa” – anche se per un po’ lo ignori – resta lì, sul mobile, ti guarda, e ti dice: “Ehi tu: mi hai pagato, anche caro, occupo posto, e guarda che bella copertina: ascoltami!“. Non sapete quanti album ho ascoltato (anche) per quel motivo: li avevo comprati perché consigliati da un amico, o ne avevo letto bene, ma alla prima passata non mi avevano entusiasmato, anzi… Eppure, spinto dalla “chiamata” della loro presenza, avevo concesso una seconda chance, una terza, e magari pure una quarta: e sono diventati i miei preferiti. Senza insistere, difficilmente imparo qualcosa: ed è solo ascoltando più volte “The Battle of Evermore” ho capito che non era un riempitivo in attesa della successiva “Stairway to Heaven”, ma aveva il suo scopo e la sua bellezza.

Col vinile, per saltare un pezzo, occorreva prepararsi per tempo durante il brano precedente, attendere l’ultimo secondo, alzare la puntina, spostarla con precisione, e riprendere l’ascolto: un vero atto di volontà! Col cd, basta un tasto e si “skippa” subito al pezzo dopo…. E coi file, è la stessa cosa. Comodo, comodissimo: ma sicuramente, con la possibilità di skippare a disposizione, col piffero che mi sarei soffermato più di tanto sulle infinite divagazioni dei Grateful Dead, o sull’estenuante – ma bellissima – “Sad-Eyed Lady of the Lowlands” di Dylan! E invece…

E poi: avere mille pezzi su una chiavetta è una figata, lo so, è vantaggioso, risparmi spazio in casa, eccetera eccetera. Ma c’è il rischio di saltellare qui e là, da un pezzo all’altro, da un artista all’altro, senza rispettare la coerenza sottesa all’album da cui sono tratti: che, qualunque sia la sua riuscita, è sempre un’opera complessa, con una sua struttura, e rappresenta un certo momento nella carriera di quell’artista. Tanto per capirci: se, con un “click”, posso saltare da “Love Me Do” a “A Day in the Life”, probabilmente mi diverto; ma perdo il senso che, nella storia dei Beatles, hanno questi pezzi; e il ruolo che – soprattutto il secondo – ricopre all’interno di “Sgt. Pepper”. Dico questo non perché si debba per forza giocare a fare i critici musicali, e sacrosanto sia il puro cazzeggio: ma, se è vero che “la funzione crea l’organo”, penso che la politica del saltello sia la meno adatta a indurre un minimo di coscienza estetica.

Ma, alla fine di questi pensieri, che non volevano essere né moralistici né retrogradi, cosa c’è ancora da dire?
Che, innanzitutto, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione.

E che, in secondo luogo, l’auto che mi sono comprato ha il lettore cd: bello, funzionale, e in cui il cd non salta mai. Ma, ovviamente, uso molto di più la comoda, compatta e capacissima scheda SD 🙂

24 pensieri riguardo “I miei vinili: #6 – La musica liquida

  1. Che dire, sono d’accordo su quanto tu dici ! Questo concetto si può benissimo replicare alla fotografia, ai film, alle serie TV a … Qualsiasi cosa di oggi ! Non sono eccessivamente critico, anche perchè l’evoluzione va accettata, altrimenti si viene additati come dinosauri già un pochino malmessi e sul finir della vita !
    Nel mio mondo, fatto di Rock progressivo, fatto da tutti i vinili dei King Crimson, Jethro Tull, Genesis, Van der Graaf…. e da tutti i CD degli stessi, e da tutti i files FLAC, APE WAV sempre degli stessi, alla fine, apro l’armadio, tiro fuori il vetusto vinile magari da ripulire in quanto scricchiola un pò, e comincio a volare.
    Si, hai ragione, bisogna toccare con mano e con la mente queste cose. Tutto ciò che è liquido, e sostanzialmente inconsistente. Ho vagoni di fotografie (su carta) dei miei genitori e anche fatte da me, che occupano tantissimo spazio, ma il tempo che si dedica a loro, quando capita, è un tempo assolutamente prezioso e fatto di tangibilità. Sembra quasi che quella foto scolorita e stropicciata ci faccia ricordare ciò che è raffigurato come realmente vissuto !
    Non so, sono scettico, e mi sono ritagliato il mio modo di pensare a tutto questo. Convivo con l’attualità ma effettivamente quando mi soffermo sul passato prossimo è diverso.
    Questi ragionamenti si potrebbero fare a ritroso per molte cose: Le valvole, le locomotive a vapore etc. etc. ma credo che, la vera differenza, la fa la smaterializzazione !

    Non avere più contatto con le cose, è come non avere più contatto con i nostri simili ! Infatti, per strada si vedono solo ‘zombi’ impegnati con gli smaTTphone e ‘pseudo-ginnasti’ che corrono con le cuffie !

    E’ un mondo difficile da comprendere, almeno per me, ma bisogna accettarlo con pazienza e con un minimo di tolleranza.

    Ciao !

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    1. Grazie del commento. Sostanzialmente condidivo molto di quel che dici. Non è solo una questione nostalgica cmq: è che è proprio la differente fruizione a modificare le abitudini di ascolto, l’attenzione e il pensiero critico. Non x tutti e non sempre ovviamente: ma il rischio c’è

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  2. P.S. Forse è fuori tema, ma mi viene sempre in mente un paragone assurdo tra i film fatti un pò di tempo fa e quelli di oggi.
    Alien, nella sua versione originale, aveva una Sigourney Weaver eccezionale ! Sceneggiatura e recitazione che sfioravano la perfezione teatrale !
    (Anche Blade Runner, in certe sequenze, sfiora la perfezione recitativa)
    Oggi, nelle produzioni, vedo un certo pressapochismo e anche la recitazione, in taluni casi, lascia parecchio a desiderare.

    Ciao.

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  3. una caratteristica della mia generazione (ma soprattutto la successiva) è che ora non si usano più le copie fisiche e i cantanti più forti fanno milioni di streaming in poche ore, con un fottio di gente che li segue sui socials
    io tendo a comprare un cd se mi piacciono già le canzoni in esso contenute, anche se da piccolo sono cresciuto con le videocassette e i nastri

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  4. Chiave usb in auto prima poi con il telefono nuovo ho talmente spazio che lo collegi via b.tooth o cavo. La seccatura è fare il ripping dei CD oppure da vinile in mp3 che ci vuole un pochetto. Non mi va di dare soldi a spot.

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  5. Non mi piace la musica liquida, a meno che non mi permetta di conoscere artisti e brani che non avrei potuto ascoltare in modo differente.
    Io sono sommerso di dischi, vinili, cd, 45 giri, mix/remix… non so nemmeno più dove imbucarli.
    Ma continuo a comperarli, perché questo è secondo me il metodo migliore di fruizione, e pazienza se i giovani la pensano in modo diverso.
    Nell’ultimo mese ho preso Ed Sheeran e Depeche Mode, ho in pre-ordine Pet Shop Boys (imminente), Dead Or Alive (interessante retrospettiva), Noel Gallagher.
    Lunga vita ai dischi.

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