I Quattro della Decadenza Selvaggia
Già sistemarlo nella mia rastrelliera, rigorosamente disposta in ordine alfabetico, non fu cosa semplice. ‘Sta storia dei dischi collettivi mi destabilizza sempre un po’: e qui di nomi ce ne sono ben quattro. E poi il titolo, strano pure lui: una data, scritta ovviamente all’anglosassone: June 1, 1974. Fra poco saranno passati quarantacinque anni: decido di pubblicare l’articolo oggi, con due giorni d’anticipo. Volendo, c’è tutto il tempo per cercare il disco sul Tubo (o comprarlo!), e ascoltarselo.
In quel sabato di giugno Kevin Ayers & friends si trovarono al Rainbow Theatre per fare un po’ di musica… E iniziamo proprio raccontando chi era Kevin. “Era” perché parliamo di una roba di anni fa; ed “era” perché “ei fu”, essendo morto nel sonno, nel 2013. Dunque, Ayers era un bassista, chitarrista e autore inglese che potremmo definire poliedrico e seminale: sempre in mezzo alle rivoluzioni di quegli anni, inizia il suo viaggio nella straordinaria comune musicale dei Wilde Flowers (l’ideatrice del Canterbury Sound), fonda il proteiforme gruppo avant-garde jazz-rock dei Soft Machine, segue i Floyd di Barrett e la Hendrix Experience nel primo tour americano e nel ’69, stremato dalla vita on the road, molla tutto, regala il suo basso a Noel Redding e si ritira a Ibiza con l’amico Daevid Allen. E qui inizia il Kevin Ayers solista: un artista un po’ defilato, prolifico ed eccentrico, capace di canzoni malinconiche e romantiche, e di stramberie sperimentali di non facile ascolto. Nel ’74, per dare un po’ di lustro al suo ultimo album, “The Confessions of Dr. Dream and Other Stories”, indice un concerto a Londra: e, come si fa alle feste, invita amici, colleghi e amanti.
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