Io non so parlar di musica #24 – Gerry Rafferty (bis)

Caso stranissimo, quello che presento oggi per la rubrica “Io non so parlar di musica“: innanzitutto perché è la prima volta che un artista trova spazio su questa pagina per ben due volte (la prima era accaduta esattamente un anno fa); e, poi, perché Gerry Rafferty è un musicista dalla carriera davvero singolare.

Gerry è un cantautore scozzese poco noto in Italia, e che – nonostante una discografia abbastanza nutrita – ha ottenuto scarso successoMa due brani (che, in astratto, sono un po’ pochini!) si innalzano sopra tutti gli altri, tanto da farlo diventare un piccolo mito. Il primo è appunto quello di cui vi ho parlato un anno fa, “Baker Street“, del 1978: ma sì, quello col famosissimo inciso di sax, e pubblicato a proprio nome. Il secondo è il di poco più remoto “Stuck in the Middle with You” (1972), scritto e cantato quando il Nostro era negli Stealers Wheel… Band formata con l’amico Joe Egan, e che (almeno con Rafferty in formazione) dura lo spazio di appena un anno: il tempo necessario per firmare e sfornare questo pezzo, che si piazza bene in classifica, diventa disco d’oro e vende un milione di copie.

Quando ascoltai per la prima volta “Stuck in the Middle with You”, anni fa, lo confusi per un pezzo di Dylan: e ora, bighellonando su internet, leggo che non sono l’unico… Tanto che, alla sua uscita, la canzone fu da molti scambiata per un nuovo singolo del buon Bob Zimmerman!

A me il pezzo piace, diverte e coinvolge, anche senza essere un capolavoro di arrangiamento o melodia: e chi se ne frega, aggiungerei! E poi, chiunque abbia in mente “Le Iene” di Tarantino, ricorderà per certo (anche perché la metto QUI) la scena in cui Mr. Blonde tortura il polizotto mettendo, sul mangiacassette, proprio questo brano: prima balla e canticchia qualche verso, poi gli si avvicina e – fortunatamente fuori campo! – gli mozza un orecchio. Sequenza indimenticabile: anche per merito della canzone, ci sta a pennello!
Come sempre, la parola alla musica. Buona visione e buon ascolto!

Stealers Wheel – “Stuck in the Middle with You

Tratto da “Stealers Wheel” (1972)

Io non so parlar di musica #23 – Matt Bianco

Ciao a tutti. Eccoci di nuovo qui, per la ricorrente rubrica “Io non so parlar di musica“, ad affrontare uno dei miei amori giovanili… Un amore mai sbocciato nell’acquisto di materiale audio, ma che mi segue dal 1984 ai giorni nostri (e, mannaggia alla miseria, sono passati 40 anni!). Sto parlando di Matt Bianco, e della loro “Whose Side Are You On?“: pezzo del 1984 che subito mi piacque per il suo ritmo swingato, il suo carattere ironico e sbarazzino, la sua originalità rispetto al coevo e imparante New Romantic, e per la curiosa ed eccentrica presenza della cantante/corista… Continua a leggere “Io non so parlar di musica #23 – Matt Bianco”

La canzoni di Cochi e Renato

Ciao a tutti. Poche sere fa stavo facendo zapping su Youtube in cerca di video di cagnolini (…sì, proprio così: una mia debolezza!) quando, vai di qui vai di là, l’algoritmo del Tubo mi ha portato su una scena di “Testa o croce” in cui Renato Pozzetto, nelle vesti di un sacerdote smemorato, cade dritto dritto nelle acque del Lago d’Orta, e inizia a tirare giù cristi come non ci fosse un domani… E da lì il mio algoritmo personale, che rispetto ben di più, mi ha istantaneamente condotto al Pozzetto in bianco e nero di “Il buono e il cattivo” e “Il poeta e il contadino“, in coppia con l’amico di sempre Cochi: ero appena un bambino, allora, capivo a malapena le battute, eppure mi scompisciavo dal ridere a guardare in tv le loro gag surreali, con i ricorrenti tormentoni “Bravo, sette più”, “Qui siamo su a milletre” e “Elamadonna!”.

Di pezzi e frammenti di Cochi e Renato, in rete, se ne trovano: e, come sa chiunque abbia almeno la mia età, una bella fetta del loro repertorio comico era costituita da canzoni… Canzoni che inevitabilmente aprivano e/o chiudevano la trasmissione, e che punteggiavano la sequenza dei loro sketch, con Cochi alla chitarra e Renato, nella parte del sempliciotto, a declamare assurdità. La più famosa è “Canzone intelligente“, cui ho dedicato un post ben tre anni fa (eccolo QUI): cui fa eco l’altrettanto nota “E la vita, la vita“. Ma sono molte le perle regalate da questo duo comico: un duo rivoluzionario, che (forse) per primo ha portato sugli schermi e nei teatri uno humor mai irrisorio verso i “difetti” degli altri (lo zoppo, il cieco, l’omosessuale, il cornuto, ecc) e sempre stralunato, dadaista e indiscutibilmente meneghino; e per il cui successo sono stati fondamentali la folle verve e l’imprevedibile eclettismo del “genio” Enzo Jannacci… Che, all’inizio degli anni Sessanta, non solo li nota all’Osteria dell’Oca di Milano e li sprona a darsi al cabaret, ma scrive con loro, a sei mani, quasi tutto il loro repertorio.

Cochi e Renato hanno una discografia che comprende sei album, tredici singoli e varie raccolte: e certo, non si tratta di album organici, ma una di sorta di compilation non dichiarate che raccolgono pezzi sparsi, più o meno nuovi, e spesso gravitanti attorno agli spettacoli televisivi dell’epoca. Le canzoni di Cochi e Renato si possono suddividere grossolanamente in due gruppi: le rivisitazioni caricaturali di pezzi tradizionali (spesso dialettali), e i brani di propria penna. Continua a leggere “La canzoni di Cochi e Renato”

Io non so parlar di musica #22 – The Waterboys

Ciao a tutti: ed eccoci giunti a una nuova puntata della serie “Io non so parlar di musica“. Quando mi leggerete, come sempre, il me stesso che sta scrivendo queste righe sarà già un altro: saranno passati – come in questo caso – un paio di giorni, e le emozioni che ho provato nel risentire, dopo tanto tempo, questa bella, bellissima, canzone dei Waterboys si saranno depositate, e magari anche un po’ scolorite… Ma mentre scrivo, ora, ho ancora nel cuore l’allegra tristezza, la feroce malinconia e il fiducioso fatalismo (e vai con gli ossimori!) che mi trasmette questo pezzo: “Fisherman’s Blues” è scritto e suonato dagli scozzesi Waterboys, e dà il titolo – e apre – il loro omonimo album del 1988. Il terzo, per l’esattezza: e che segna il passaggio dal rock degli esordi a una riuscitissima mistura fra folk, pulsioni rock e tradizione irlandese e scozzese.

“Fisherman’s Blues” è esemplare: una tessitura armonica elementare, andazzo folk, la voce perfettamente in parte, dolente e determinata, un po’ alla Dylan, di Mike Scott, un refreain di violino del mitico Steve Wickham che gronda malinconia e Irlanda, e che resta immediatamente in testa, e un testo essenziale ma profondamente poetico… Di quella poesia schietta e semplice, ma che – proprio come un blues – parte dal particolare per evocare immagini e sensazioni universali. Continua a leggere “Io non so parlar di musica #22 – The Waterboys”

Bruce Cockburn – Live al FolkClub, Torino, 09/03/2024

Ciao a tutti. Il post di oggi riguarda, come recita il titolo, il resoconto del recente concerto di Bruce Cockburn al FolkClub di Torino: anche questo live gentilmente offertomi dalla mia signora come regalo di Natale, e che qui pubblicamente ringrazio!

Una piccola nota personale: mercoledì scorso il tram che mi stava riaccompagnando a casa ha improvvisamente inchiodato, e un passeggero che non si stava tenendo ai sostegni mi è rovinato addosso, buttandomi a terra e facendomi urtare forte il ginocchio sul pavimento, fra imprecazioni e maledizioni a mezza bocca… Bene, cosa poteva capitare di meglio che – tre sere dopo, ancora ben dolorante – arrivare in lievissimo ritardo al live, e scoprire che da un-minuto-uno i tuoi posti a sedere erano stati regalati ad altri spettatori: e che, soprattutto, avresti visto il concerto tutto in piedi? Continua a leggere “Bruce Cockburn – Live al FolkClub, Torino, 09/03/2024”

Lou Marini – Live al FolkClub, Torino, 16/02/2024

Lou Marini lo conoscete (quasi) tutti, dai… Se vi dico che è un saxofonista americano di 78 anni, che spazia fra soul e jazz, che suona anche flauto e clarinetto, compone e arrangia, magari farete una faccia a punto interrogativo: ma se pensate ai Blues Brothers, alla friggitoria in cui lavora Aretha Franklin, e al lavapiatti che – durante “Think” – si mette a suonare il sax sul bancone, forse forse le cose si fanno più chiare.

Si, perché “Blue Lou” Marini è proprio lui: baffoni, capelli lunghi, fisico asciutto, sax a tracolla, e tanta musica dentro da riempire una vita. Nella sua carriera, che dura dal 1971, il nostro Lou ha suonato nella house band del Saturday Night Live, nella Blues Brothers Band, con James Taylor e un’infinità di altri artisti (Frank Zappa, Stevie Wonder, Diana Ross, Peter Tosh), e ha calcato i palchi di tutto il mondo, mentre in parallelo continuava a sfornare dischi in proprio: e lo scorso venerdì ha fatto tappa al FolkClub di Torino.

Io, che sono sempre disattento ai calendari musicali, me lo sarei perso: ma per fortuna la mia signora ha preso i biglietti, e così abbiamo potuto vederlo. Per chi non lo sapesse, il FolkClub di Torino è una leggenda della musica live non solo piemontese, ma oserei dire europea: aperto nel 1998, ha proposto sinora oltre 1.700 concerti, tutti di alto se non altissimo spessore musicale, principalmente riferibili a jazz, folk, canzone d’autore e world music. Era da 4 anni (pochissimo prima del Covid, insomma) che non ci mettevo piede: quando – ed era Gennaio – assistetti allo strepitoso live di Rhiannon Giddens (QUI la rece).

E’ con parecchia emozione e curiosità, quindi, che entro nell’antro del Folk Club: perché davanti a me suonerà una leggenda. Dentro c’è tanta gente da scoppiare: e mentre scendo le scale, mi immagino di rotolare giù, proprio come Joliet Jack / John Belushi, spinto in cantina da una suora bizzosa, con la bacchetta in mano! Continua a leggere “Lou Marini – Live al FolkClub, Torino, 16/02/2024”