Pensieri per Halloween #3: “I Put a Spell on You”

Incantesimi e scheletri tabagisti

New York, Ottobre 1956, studi Okeh Records: il bluesman Jalacy “Jay” Hawkins sta provvedendo a una nuova versione della sua “I Put a Spell on You“, già incisa in via semi-sperimentale poco più di un anno prima con la piccola Grand Records. Serata incredibile, quella, come la registrazione: quando l’aveva scritta, aveva pensato a una semplice ballad d’amore, con un testo giusto un po’ inquietante. Ma caso vuole che il produttore, Arnold Maxin, porti in studio ali di pollo fritte e alcol a fiumi, e i musicisti inizino prima a ubriacarsi, e poi a suonare: ne esce così una versione strana, “weird direbbero gli anglofoni, minacciosa e sopra le righe, con Jay che urla e sbraita appoggiato a un tappeto strumentale minimale e notturno. Ancora anni dopo, Jay confesserà di non ricordare nulla di quella session: ma sa che entrò in studio come Jay Hawkins, e ne uscì col soprannome di “Screamin’“, proprio grazie alla sua performance. Il singolo non vede però la luce: troppo estremo e rischioso. 

Passa intanto un anno, e torniamo dove siamo partiti, al 1956, in piena buriana rock’n’roll: fiutando l’aria, la Okeh (una sussidiaria della Columbia) e Jay tentano il colpo, e lavorano a una nuova versione del brano, premendo cinicamente il pedale sul grottesco. L’accompagnamento è più piacione, e le urla, i latrati, i saliscendi della voce, i gemiti sono più intensi e ripetuti, e anche se studiati fanno il loro effetto: ne esce così un singolo sconcertante, a cavallo fra l’incubo espressionista, il B-movie horror e il Grand Guignol, mentre l’incantesimo di passione suggerito dal testo trascolora nelle fosche tinte di un rito vudù, così insinuante da non lasciare scampo alla povera amata (o vittima…). E, sul lato B, il rock’n’roll luciferino di “Little Demon“, con un ritornello indiavolato a metà fra lo scat, la demenza e il delirium tremens.

Il disco è una bomba: ma le vendite, tutt’altro che misere (si parla di circa 1 milione di copie) sono ignorate dalle classifiche ufficiali, anche in presenza di una versione emendata delle parti più morbose. Ci vuole un altro colpo di genio: Alan Freed, il DJ che ha virtualmente inventato il rock’n’roll, suggerisce al cantante una mossa spregiudicata: un palco poco illuminato, fumo e nebbia artificiale, e lui che esce da una bara, vestito con un lungo mantello. Idea brillante, che regala a Screamin’ Jay Hawkins fama e attenzione mediatica, ma che sostanzialmente congela le sue ambizioni e il suo percorso artistico: la sua carriera proseguirà per decenni uguale a se stessa, tenuta in vita da un repertorio stiracchiato e ammiccante, e da show truculenti, con candele e addobbi macabri, zanne finte, serpenti, e il teschio “Henry” che fuma una sigaretta.

Diverso il successo della sua “I Put a Spell on You”, che guadagnerà lentamente notorietà, e attraverso le celeberrime cover di Nina Simone (1965), dell’Alan Price Set (1966) e dei Creedence Clearwater Revival (1968) arriverà sino a giorni nostri, grazie a riletture personali ed eclettiche (Diamanda Galás, Joe Cocker, Arthur Brown, Jeff Beck e Joss Stone, Annie Lennox e Tim Curry).

Ed è da Jay, e dalle sue truci sceneggiate sceniche, che prendono ispirazione i cosiddettishock rocker“: quegli artisti, cioè, che puntano molto sull’impatto visivo, caricando look e scenografie di riferimenti sessuali, violenti o macabri, ma sempre con un filo di ironia alle spalle. Ci siamo capiti: gente come Alice Cooper, King Diamond, i Throbbing Gristle e Marylin Manson!

Non è cosa da poco, e non è da tutti, fondare un genere: ma mica è contento, Jay. Lui, che voleva fare il cantante d’opera, che è stato campione alascano di boxe, e che si riteneva un bluesman niente male, ora è il “Vincent Price nero”, prigioniero di un personaggio che nemmeno ama. «Anche James Brown urla, ma mica lo chiamano “Screamin'” James”», confessa una volta… Ma ormai il gioco è fatto: quando ha scoperto che poteva far meglio «distruggendo una canzone invece di cantarla bene», e ha accettato l’imbeccata di Freed, ha firmato un piccolo patto col Diavolo, di cui è rimasto – seppur ben pagata – vittima. E questo sì, che è un incantesimo ben riuscito.

Buoni dolcetti, scherzetti, scheletrini e incantesimi a tutti!

Abbiamo parlato di:

Screamin’ Jay Hawkins – “I Put a Spell on You” (Grand Records, 1955: edito per la prima volta nella compilation “The Whamee 1953–55” – 2006)

Traccia d’ascolto

Screamin’ Jay Hawkins – “I Put a Spell on You / Little Demon” (Okeh Records,  Novembre 1956)

Traccia d’ascolto “I Put a Spell on You”
Traccia d’ascolto “Little Demon”

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