Scrivo a pochissime ore dalla visione di questo bel film: e ne scrivo subito perché non voglio che il grip emotivo e intellettuale che ne ho tratto si disperda, abbruttito da troppi ragionamenti, dalla quotidianità del lavoro e dalla normalizzazione indotta dal sonno.
Il film si propone, essenzialmente, come un prodotto di animazione: infatti, delle pochissime persone presenti in sala, i due terzi erano occupati da famiglie con prole; l’altro terzo eravamo la mia compagna ed io! Eppure, basta una sequenza per accorgersi che si tratta di ben altro.
Marcel, il protagonista della storia, è una piccola conchiglia, con un occhio di vetro e due minuscole gambette, con tanto di scarpe da ginnastica; nella casa in cui vive, un tempo c’era una comunità di suoi simili, ma ora è rimasto solo, con la nonna Connie. Nella villetta è da poco arrivato Dean, un essere umano, che inizia a riprendere la vita di Marcel con una telecamera, con l’idea di farne un documentario: chiacchiera con Marcel, lo osserva arrabattarsi mentre si procura il cibo, beve, corre e gioca, e lo intervista. La prima sequenza di “Marcel the Shell”, dopo un iniziale smarrimento, chiarisce subito che quanto stiamo vedendo sullo schermo non è una storia in oggettiva, ma sono le riprese di Dean, gli spezzoni catturati dalla sua camera, e i montaggi che sta eseguendo sul pc. Siamo, insomma, in un classico mockumentary, un “falso documentario”: espediente narrativo in cui una serie di eventi di fantasia sono presentati come fossero reali, utilizzando come grimaldello proprio la pratica del documentario. Continua a leggere “Visto al cinema – “Marcel the Shell””