Ok, oggi non è venerdì 13, ma venerdì 5… E chissenefrega, è anche il mio compleanno, e brutalmente esercito il diritto di scrivere cosa voglio! E, una volta tanto, non parlo di musica!
Dunque, ieri sera – come “regalo” – ho chiesto alla mia compagna di sorbirsi con me “Venerdì 13“, il film del 1980: quello dei ragazzi al campeggio, e del maniaco che li massacra uno per uno. Non il massimo della romanticheria, ok: ma avevo voglia, dopo 30 e passa anni, di rivederlo, e vedere di nascosto l’effetto che fa. E poi GIusi non ama per nulla gli horror: se non ne approfitto al mio compleanno, quando mai?
Per chi non lo sapesse (ma chi non lo sa?) “Venerdì 13” è il capofila degli slasher movie, quelli con un misterioso e truce maniaco omicida, che non risparmiando crudeltà ed efferatezze massacra implacabilmente un gruppo di adolescenti. Narrativamente parlando, qualcosa di così elementare che la favola di Cappuccetto Rosso al confronto sembra l’Ulisse di Joyce. Continua a leggere “Venerdì 13”
L’unica curiosità è scoprire quale mischione fra stagioni appronterà il palinsesto, e se la puntata che vedo alle 13 me la ritroverò poi alla sera del giorno dopo o meno…
Ma il colpo di genio di Wes è nella costruzione metanarrativa che permea ogni singolo episodio: i numerosi film-nei-film, le chiacchiere dei ragazzi sul cinema di genere, la scopofilia del pubblico degli slasher movie, la critica al giornalismo d’assalto, la questione razziale (negli horror non ci sono mai protagonisti di colore), i riferimenti intertestuali (il bidello che indossa il maglione a strisce di Freddy Krueger, l’ironia sui sequel di “Nightmare”, i film di “Wes Carpenter”), e la gerarchia impressa ai singoli film. Le “regole” sono chiare: il primo è uno slasher (muore chi si droga e fa sesso, e chi dice “torno subito”); il secondo è un sequel (aumentano i morti, gli omicidi sono più violenti, e il killer non è mai morto davvero); il terzo completa la trilogia (il killer è sovrumano, tutti possono morire e il passato torna sempre); il quarto è un reboot da anni Dieci (sopravvivono solo i gay, e l’assassino filma i suoi omicidi per pubblicarli online :-)). Il bello che non solo le cose, in ogni film, vanno effettivamente così, ma che queste “regole” sono enunciate dagli stessi protagonisti, provocando uno straordinario effetto di distanziamento critico e di sberleffo mediatico.