Ciao a tutti. E buone feste, prima che me ne dimentichi! Eh si, il periodo è quello: e anche quest’anno siamo caduti nel solito giro di inviti, pranzi, cene, “ma non ci vediamo un attimo prima di?“, ecc ecc. Sarà l’età che avanza, ma questa volta ho vissuto alcuni di questi appuntamenti in modo diverso, più sentimentale e riflessivo, e mi sono sentito toccato da qualcosa di profondo, che ha lasciato un segno. E no, questa volta – ed è una rarità assoluta! – la musica non c’entra.
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Un carroattrezzi per due – Il mio film di Natale
Ciao a tutti. Si si, sto bene, benissimo… Ma l’auto proprio no!
Eh si perché proprio il giorno di Natale, mentre stavo facendo – come sempre – la spola in Piemonte, fra la città di mia madre, la città dove vivo e la città degli suoceri, è capitato un bel dabadam!
Provo a farla semplice. Dunque, sulla mia Ibiza ci siamo io e la mamma, e stiamo andando dagli suoceri, dove la mia signora ci sta aspettando per il pranzo, assieme a sorella, cognato e nipote (e cagnolina). Sono circa le 11, non abbiamo fretta, in autostrada si viaggia bene: sul retro, il pacchetto coi ravioli del plin, il nostro piccolo contributo gastronomico. Sono in tangenziale, prendo la corsia di decelerazione, al cui termine c’è un semaforo che, tramite un grosso incrocio, immette sulla strada provinciale: mentre mi avvicino, il semaforo resta verde… Rallento, passo il semaforo, inizio a svoltare e accedo all’incrocio quando “SBAMM!“, un’auto che arriva da sinistra mi centra, altezza ruota posteriore. La mia auto fa un mezzo giro, e si ferma proprio vicino all’isola spartitraffico. Continua a leggere “Un carroattrezzi per due – Il mio film di Natale”
Per Natale, un regalo del caxxo? No, un caxxo per regalo! Molto vero, molto rock!
Ciao a tutti! Siete ancora in cerca frenetica dell’ultimo regalo? Magari il vostro amico, o la vostra amica, o il/la vostro/a amic* vive solo per la musica rock? Ho la soluzione che fa per voi! Ma prima dovete leggere qualche riga di storia… Eh si, lo sapete, se non racconto e spiego, non sono contento! Continua a leggere “Per Natale, un regalo del caxxo? No, un caxxo per regalo! Molto vero, molto rock!”
Never Mind the Christmas: un Natale punk!
Huddersfield è una città inglese di poco più di 160.000 abitanti, proprio a metà fra Manchester e Leeds: un borgo ricco di industrie tessili, proletario e profondamente “english”. Tanto proletario da essere scosso, nell’autunno del 1977, da uno sciopero di quelle tosti, indetto dai vigili del fuoco locali per protestare contro il loro striminzito stipendio, e che dura da settimane.
E’ l’antivigilia di Natale, a Huddersfield: fa freddo, piove, e un ragazzo male in arnese sta fumando una sigaretta, lo sguardo un po’ perso, il colletto del giubbotto sino alle orecchie, mentre prova inutilmente a ripararsi da gelo e pioggia. Di regali, addobbi, canzoncine, parenti sorridenti e buoni sentimenti non sa proprio che farsene; è incazzato marcio, il mondo gli fa schifo ma non sa che fare: “no future“! Quand’ecco che una folata di vento gli sbatte in faccia un brandello di carta: un biglietto anonimo e laconico, su cui campeggia la scritta “Sex Pistols“, una sfilza di punti interrogativi, l’importo di 1 sterlina e 75, e un numero di telefono. Chiamando, non prima del 23 Dicembre, si conoscerà ora e luogo del prossimo concerto. In fretta e furia fa il numero, alla cabina di fronte, e scopre quello che ancora manca: la bolgia si terrà a Natale, al Nightclub Ivanhoe. Un fulmine gli attraversa il cervello: “Ma ci puoi giurare che ci vengo! Col cazzo che passo un altro Natale a rompermi i coglioni, e a farmi dire mille volte dai miei vecchi com’è bravo, intelligente e con la testa a posto quel cretino di mio cugino!“.
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Di Natale, Etiopia e cerotti – “Do They Know It’s Christmas?”
La storia di “Do They Know It’s Christmas?” è nota, ma proviamo lo stesso a riassumerla: metti mai che qualcuno degli sbarbatelli che mi legge (e lo dico con tutta l’invidia del mondo per la loro età!), non sappia manco di cosa sto parlando.
Nel tardo autunno del 1984, la BBC manda in onda un reportage che descrive con tinte tremendamente realistiche la carestia che ha colpito l’Etiopia: fra i molti spettatori troviamo anche Bob Geldof, frontman dei Boomtown Rats. Bob esce sconvolto dall’esperienza, e prende una decisione: convocare le migliori forze del pop inglese, e pubblicare un singolo, i cui fondi saranno devoluti in beneficenza. Se va bene, stima, potrà raccogliere 70.000 sterline.

Primo passo, il pezzo: e deve essere un brano nuovo. Con una cover, i diritti d’autore si mangerebbero gran parte degli utili. Contatta l’amico Midge Ure (in forza agli Ultravox) e assieme, nel giro di poche ore, buttano giù la canzone, miscelando un abbozzo di Geldof pensato per i Boomtown (“It’s My World”) e alcune ideuzze di Ure. Il titolo sarà “Do They Know It’s Christmas?“. Continua a leggere “Di Natale, Etiopia e cerotti – “Do They Know It’s Christmas?””
Nell’alto dei cieli
Oggi, una piccola storia senza pretese, che non c’entra nulla con la musica, il cinema, il Covid e il cazzeggio, ma che con “l’arte varia” in qualche modo si confronta: e che attiene soprattutto alla mia famiglia, e al Natale.
Si parla di 51 anni fa, il 1969: anno dello sbarco sulla Luna… Evento che colpì la fantasia di tutti: e, fra i tanti, anche quella di mio padre, che di immaginazione ed entusiasmi ne aveva parecchi.
Non so se l’idea fosse tutta sua, se avesse preso ispirazione da qualcuno o no: fatto sta che, con l’aiuto di qualche collega di fabbrica (altri tempi…) riuscì a ottenere una lastra di acciaio con tracce di imbullonature, forata da un oblò, e con dei piedini, da appoggiare su un mobile. E, dietro la finestrella circolare, piazzò un paesaggio desertico, come quello della Luna: con tanto di LEM (il Modulo Lunare Apollo), una stella cometa e una piccola Natività. Un presepe lunare, insomma, visto dagli astronauti dell’Apollo 11.
In questo, ci leggo un’idea commovente: dovunque l’uomo possa andare, qualunque conquista persegua, alla fine non potrà sfuggire dal confronto con le domande che albergano nel suo intimo, e che attendono una risposta. Che poi si creda o no, conta abbastanza poco: in fondo, le inquietudini sul senso del nostro vivere, e la speranza in un altrove più pacato e vero risiedono in tutti noi, e ognuno… fa quel che può.
Mio padre diede, al suo sentire, questi contorni: quelli del più tenero dei miracoli. Un Natale magico, fantastico e surreale: quale lui, che passò tutta l’infanzia in orfanatrofio, non poté mai avere. Una piccola “installazione d’arte varia” di cui sono rimaste solo due fotografie pressoché uguali, una in bianco e nero e una a colori. Della paratia, dell’oblò, delle statuette e del modellino LEM non ho mai rinvenuto nulla: ho cercato in cantina e nada, nisba, nix, niente.
Ma, tanto, non saprei cosa farmene: di questo piccolo capolavoro ho le foto, e il ricordo di chi l’ha fatto. Direi che può proprio bastare.
Buon Natale a tutti!