Ciao a tutti. E buone feste, prima che me ne dimentichi! Eh si, il periodo è quello: e anche quest’anno siamo caduti nel solito giro di inviti, pranzi, cene, “ma non ci vediamo un attimo prima di?“, ecc ecc. Sarà l’età che avanza, ma questa volta ho vissuto alcuni di questi appuntamenti in modo diverso, più sentimentale e riflessivo, e mi sono sentito toccato da qualcosa di profondo, che ha lasciato un segno. E no, questa volta – ed è una rarità assoluta! – la musica non c’entra.
- E’ domenica sera, e siamo invitati da una coppia d’amici per un “the di Natale”, a metà pomeriggio: persone molto care, più anziane di noi e piene di problemi, e che però non disdegnano la buona cucina e il buon vino…. E dove quindi andiamo sempre volentieri! Arriviamo verso le 17, e troviamo la cucina ancora occupata dai residui di un pranzo abbondante: bicchieri mezzi pieni, regali, noccioline americane, bottiglie vuote, e un gruppo di amici (che non conosciamo) con gli occhi brilli e assonnati. Pochi minuti e se ne vanno: rimaniamo solo noi quattro. Lui inizia a preparare l’aperitivo (altro che il the!), bello alcolico, e vedo dai movimenti che non è ben fermo… Tanto che metà dello spumante straborda dai calici. Il mio amico, da una dozzina d’anni, è affetto da una malattia invalidante e progressiva: ogni anno peggiora un po’, ma – complice un atteggiamento conciliante col suo male – ha scelto sì di affrontarlo, ma a modo suo. Fa gli esami e le terapie, ma guai a parlare di ginnastica o dieta: “Mi piace bere e mangiare, ho solo questo“; lo capisco, ma l’alcol non dovrebbe nemmeno annusarlo. Brindiamo… E vedo i suoi occhi farsi sempre più vuoti e socchiusi, e la lingua impastata. Qualche parola, due tartine, ed è già ora di andare: anche perché attendono altra gente, per cena. Lui si alza, ci accompagna al guardaroba barcollando, si appoggia alla mia spalla, ridacchia: io ho il terrore che cada, 87 chili di peso morto non sono pochi, lo prendo sotto braccio… E mi pare che dorma in piedi. “Ciao, ciao, auguri, e mi raccomando…“: salutiamo, e torniamo a casa. Nessuna morale da fare, ognuno sceglie la sua strada: ma sono uscito da lì con un senso di tristezza profondo, lo stesso che mi dà un giardino sfiorito e umido. Non ho trovato, in quella casa, la sorniona felicità che di solito incontro, fatta di chiacchiere e salame: ma un’atmosfera decadente, fintamente allegra, e profondamente disperata.
- La cena di Natale mi aspetta, e sono un po’ preoccupato: in famiglia le tensioni, che spesso covano per mesi, hanno scelto le ultime settimane per tornare a galla. Storie di piccole invidie, incomprensioni, insicurezze velenose e rivalse: e la mia signora, dall’ultima di queste discussioni amare, se n’è uscita con gli occhi umidi. Per conto mio, attendo la sera con parecchia ansia. Arrivo per primo a casa dei nonni: e quando gli altri suonano, vado ad aprire la porta. Abbraccio subito, istintivamente, senza pensarci, la nipote e la cognata: che mi guardano sorridenti e stupite… Un gesto non da me. La tavola è pronta, e ci sediamo: e tutto scivola via liscio, tranquillo. E non con quella calma tesa, di facciata, così irritante: ma con una pacatezza sincera, invece, di occhi luccicanti e piccole cortesie, di sapori buoni e di armonia. La mia signora è serena, la nonna spadella, noi chiacchieriamo, il cane dorme, vicino alla stufa, e tutto è pace. Almeno questa sera. Per un attimo chiudo gli occhi: “Grazie per questo momento“, sussurro, fra me e me, anche se non so a chi.
- A Santo Stefano, e si va dal cugino: siamo solo in 5, con mia mamma e l’ancor più anziana zia… Due vecchiette abbastanza arzille, con i loro inevitabili vuoti di memoria ma che magnano come tori. La più anziana delle cagnoline di mio cugino, però, ci sta lasciando, proprio in queste ore: è magra, non mangia più, è incontinente: raggomitolata nella sua cuccia, dorme. L’altra cagnolina (sua figlia) si è di colpo allontanata: non la cerca, non la disturba. Deve aver capito. Ora noi tutti siamo assieme, a tavola, si scherza e si parla di ricordi: ma quella piccola creatura tremante, appena oltre il muretto, estende la sua ombra anche sul tavolo imbandito.
E che volete che dica, dopo tutto ciò? Che le cose non vanno mai come ti aspetti? Che attendi una bella risata, e ti accoglie invece una molle e gonfia ebbrezza; e che sei preparato a liti e discussioni, e invece ti accomodi su un divano di armonia e amicizia? Che tutto è solo questione di tempi sbagliati e tempi giusti, di oggi si e domani no? Che una minuscola scintilla di vita che se ne va, nel suo silenzio, ti può commuovere? Proprio come vedere tua nipote di 20 anni diventare, fra inciampi e difficoltà, una donna; e tua madre, che ogni giorno si fa più lenta, ma cha davanti a un dolce sorride come una bambina? Si: questo, e altro ancora.
E’ la vita, semplicemente: nulla di differente da quanto capita su questo sputo di mondo da migliaia di anni.
Ma in questi giorni, tutto sembra diverso.
Volenti o no il Natale amplifica tutto e ci fa guardare la vita con occhi diversi.
Buona giornata
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Bellissimo questo post, una riflessione profonda fatta con leggerezza.
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Grazie. Buon anno Raffa!
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Anche a te, solo cose belle
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Funziona così.
Buone feste.
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Anche a te Enrico!
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Natale amplifica anche la solitudine.
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non è messo così male ma mentirei se non dicessi che mi hai fatto pensare al mio cane
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Sono i nostri angeli custodi
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Le feste sono sempre momenti particolari… spesso difficili, a volte invece capaci di regalarci momenti di serenità inaspettati
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Eccome… E anche di esasperato senso di solitudine x chi si sente solo. Buon 2025 Marisa
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Un abbraccio grande.
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commozione
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