Ciao a tutti: ed eccoci giunti a una nuova puntata della serie “Io non so parlar di musica“. Quando mi leggerete, come sempre, il me stesso che sta scrivendo queste righe sarà già un altro: saranno passati – come in questo caso – un paio di giorni, e le emozioni che ho provato nel risentire, dopo tanto tempo, questa bella, bellissima, canzone dei Waterboys si saranno depositate, e magari anche un po’ scolorite… Ma mentre scrivo, ora, ho ancora nel cuore l’allegra tristezza, la feroce malinconia e il fiducioso fatalismo (e vai con gli ossimori!) che mi trasmette questo pezzo: “Fisherman’s Blues” è scritto e suonato dagli scozzesi Waterboys, e dà il titolo – e apre – il loro omonimo album del 1988. Il terzo, per l’esattezza: e che segna il passaggio dal rock degli esordi a una riuscitissima mistura fra folk, pulsioni rock e tradizione irlandese e scozzese.
“Fisherman’s Blues” è esemplare: una tessitura armonica elementare, andazzo folk, la voce perfettamente in parte, dolente e determinata, un po’ alla Dylan, di Mike Scott, un refreain di violino del mitico Steve Wickham che gronda malinconia e Irlanda, e che resta immediatamente in testa, e un testo essenziale ma profondamente poetico… Di quella poesia schietta e semplice, ma che – proprio come un blues – parte dal particolare per evocare immagini e sensazioni universali.
Stamattina ero in una fase lavorativa ripetitiva e non complessa, di quelle che so trattare in automatico: i colleghi parlavano forte, chi al telefono e chi con il vicino… E di quel rumore inutile proprio non avevo voglia. Ho indossato le cuffie, ho messo la canzone, e mentre digitavo dati e mi spostavo sulle pagine di alcune procedure, una parte di me ha iniziato a navigare sul quel mare che il protagonista evoca: un mare di pace, di luce e di trascendenza.
“Lanciando la mia dolce lenza / Con abbandono e con amore
Senza un soffitto che gravi su me / Salvo il cielo stellato là in alto
Con la luce nella mia mente / e te fra le mie braccia“
E, non esagero, mi sono commosso!
E ora basta, và: la parola, come sempre, alla musica!
The Waterboys – “Fisherman’s Blues“
https://youtu.be/F-DvqEHJvFA?si=wEgL_vNfEgEFgHOg
I wish I was a fisherman tumblin’ on the seas
far away from dry land and its bitter memories
casting out my sweet line with abandonment and love
no ceiling bearin’ down on me save the starry sky above
with light in my head you in my arms
I wish I was the brakeman on a hurtlin’ fevered train
crashing a-headlong into the heartland like a cannon in the rain
with the beating of the sweepers and the burnin’ of the coal
counting the towns flashing by in a night that’s full of soul
with light in my headyou in my arms
Tomorrow I will be loosened from bonds that hold me fast
that the chains all hung around me will fall away at last
and on that fine and fateful day I will take thee in my hands
I will ride on the train I will be the fisherman
with light in my head you in my arms
Light in my head
you in my arms…
Tratto da “Fisherman’s Blues” (1988)
L’ammetto non la conoscevo. Mi ricorda un’altra canzone. Ma mi sa che musicalmente si assomigliano tutte. ( sorridi)
Buona giornata
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Apprezzo quel che hai scritto, ho quel disco…lo amo.
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Sono sempre contento di leggere che la musica riesce a commuovere.
Capita anche a me, e non necessariamente con canzoni lente e malinconiche.
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Dipende dallo stato emotivo, ma a volte mi vengono proprio gli occhi pieni… E l’altro giorno mi stava capitando in ufficio, anche grazie (o per colpa) del contrasto fra ambiente e la suggestione del testo e della musica
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Io penso sia bellissimo riuscire ad emozionarsi così tanto.
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