Lou Marini – Live al FolkClub, Torino, 16/02/2024

Lou Marini lo conoscete (quasi) tutti, dai… Se vi dico che è un saxofonista americano di 78 anni, che spazia fra soul e jazz, che suona anche flauto e clarinetto, compone e arrangia, magari farete una faccia a punto interrogativo: ma se pensate ai Blues Brothers, alla friggitoria in cui lavora Aretha Franklin, e al lavapiatti che – durante “Think” – si mette a suonare il sax sul bancone, forse forse le cose si fanno più chiare.

Si, perché “Blue Lou” Marini è proprio lui: baffoni, capelli lunghi, fisico asciutto, sax a tracolla, e tanta musica dentro da riempire una vita. Nella sua carriera, che dura dal 1971, il nostro Lou ha suonato nella house band del Saturday Night Live, nella Blues Brothers Band, con James Taylor e un’infinità di altri artisti (Frank Zappa, Stevie Wonder, Diana Ross, Peter Tosh), e ha calcato i palchi di tutto il mondo, mentre in parallelo continuava a sfornare dischi in proprio: e lo scorso venerdì ha fatto tappa al FolkClub di Torino.

Io, che sono sempre disattento ai calendari musicali, me lo sarei perso: ma per fortuna la mia signora ha preso i biglietti, e così abbiamo potuto vederlo. Per chi non lo sapesse, il FolkClub di Torino è una leggenda della musica live non solo piemontese, ma oserei dire europea: aperto nel 1998, ha proposto sinora oltre 1.700 concerti, tutti di alto se non altissimo spessore musicale, principalmente riferibili a jazz, folk, canzone d’autore e world music. Era da 4 anni (pochissimo prima del Covid, insomma) che non ci mettevo piede: quando – ed era Gennaio – assistetti allo strepitoso live di Rhiannon Giddens (QUI la rece).

E’ con parecchia emozione e curiosità, quindi, che entro nell’antro del Folk Club: perché davanti a me suonerà una leggenda. Dentro c’è tanta gente da scoppiare: e mentre scendo le scale, mi immagino di rotolare giù, proprio come Joliet Jack / John Belushi, spinto in cantina da una suora bizzosa, con la bacchetta in mano!

Ad accompagnare Blue Lou, un trio tutto italiano di professionisti con i contro-coglioni, per l’occasione denominato “The Italian Groovers”: Alessandro Chiappetta alla chitarra elettrica, Enzo Zirilli alla batteria e Gianluca Di Ienno all’organo (che si assume anche le parti del basso). Sono le 22, e inizia il concerto: la “sigla” “I Can’t Turn You Loose” è un simpatico omaggio ai Blues Brothers, ma chi pensava di piombare nelle atmosfere della Chicago soul di John Landis si ricrede presto: Lou inanella una serie di brani di propria penna, oscillanti fra un jazz-funky urticante  con effervescenze free (“El Peléle’”, “Hippity hoppity”), qualche ballad in odore di club newyorkese (“Starmakers”) e lunghi blues sotto steroidi. Nella scaletta qualche titolo parla italiano (“Ma perchè”, “Uccello d’oro”): Marini (ed è facile intuirlo) è infatti di origine italiana, il nonno emigrò in Ohio dalla provincia di Trento all’inizio del Novecento… e fra il pubblico, questa sera, ci sono anche un paio di suoi cugini!

Lou è, assieme, rilassato e professionale, calmo e torrido, serio e sorridente: qualche parola di presentazione prima dei brani c’è sempre, ma tutta la sua energia va alla musica e alla performance… Un concerto inappuntabile, caldo e intenso, senza una pausa: Marini soffia nei sax e nel flauto tutta la sua storia, la sua classe e il suo mestiere, e i soci non perdono un colpo. Mi impressionano tutti, da quanto sono bravi: e Lou lo sa, ne approva il sound, le scelte ritmiche e le svisate, con occhiate complici e compiaciute.

A dare una mano ai quattro arriva poi Alex Gariazzo, voce e chitarrista della benemerita Treves Blues Band: ed è subito blues, con le cover delle storiche “Baby What You Want Me to Do” e “I’m Going Up I’m Going Down”. La chiusura è dedicata a James Taylor, una delle star che Blue Lou ha avuto l’onore di accompagnare nella sua carriera, e di cui propone “Don’t Let me be Lonely Tonight” e “How Sweet it is”.

E poi c’è il bis, obbligatorio: una coinvolgente “Sweet Home Chicago“, col pubblico che canta a squarciagola con le birre in mano, chiude il cerchio, e torna a quei Blues Brothers cui tutti noi, volenti o nolenti, rivolgiamo un pensiero, alla vista dei baffi e dei capelli ricci di Marini! Baffi e capelli più radi, ovviamente, e di un bel bianco: e che si agitano come vibrisse quando, prima di intonare lo storico inno dei BB, racconta divertito che “se nei tour con James Taylor viaggiavamo in prima classe e dormivamo in hotel a 4 stelle, coi Blues Brothers ci stipavano nella stiva, assieme ai bagagli!“.

Il concerto finisce così, in gloria, come tutti i salmi: applausi, cappotti e giacche, chiacchiere e spintoni, e in un attimo si esce a riveder le stelle di mezzanotte. Lou è nel piccolo guardaroba, che firma cd e accetta qualche selfie. Vorrei andarci anch’io, di là, e magari raccogliere un autografo: ma, come dice il titolo di un suo strumentale, “Ma perché?”. Quello che mi interessava davvero me l’ha dato, e me lo sono preso. E lo terrò con me per molto tempo. Buona notte a tutti!

Scaletta:
  1. I Can’t Turn You Loose” (Otis Redding)
  2. Cat’s Paws” (Marini)
  3. Ma perché” (Marini)
  4. El Peléle’” (Marini)
  5. Blue Dreams” (Marini)
  6. Hippity Hoppity” (Marini)
  7. Baby What You Want me to Do” (Jimmy Reed)
  8. I’m Going Up I’m Going Down” (Juke Box Bonner)
  9. Starmakers” (Marini)
  10. On the Verge” (Marini)
  11. Uccello d’oro” (Marini)
  12. Blue Halloween” (Marini)
  13. Don’t Let me be Lonely Tonight” (James Taylor)
  14. How Sweet it is” (James Taylor)
  15. Sweet Home Chicago” (Robert Johnson)(bis)
Musicisti

“Blue Lou” Marini: sax, flauto, voce
Alessandro Chiappetta: chitarra elettrica
Gianluca Di Ienno: tastiera Hammond
Enzo Zirilli: batteria
Alex “Kid” Gariazzo: chitarra acustica e voce (in 7, 8, 14 e 15)

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