Sono sincero: nonostante la mia passione per il cinema, questo film proprio non lo conoscevo. E devo dire grazie al mio amico Mauro per avermi regalato il dvd, che solo ora ho avuto tempo e modo di vedere, e che che mi ha dato occasione di scoprire un grande prodotto cinematografico… che, devo di nuovo essere sincero, mi ha lasciato con i nervi un po’ scossi.
“A prova di errore” (traduzione letterale dell’originale “Fail-Safe“), per la regia di Sidney Lumet, è un film di fanta-politica che, pur prodotto in piena Guerra Fredda (1964), è purtroppo tremendamente attuale, così tanti sono i temi che tocca ed evoca, e che tutti abbiamo ben presenti: il conflitto permanente (ieri USA-URSS, oggi Ucraina-Nato-Russia) e le possibili derive nucleari; il fanatismo di certi “consiglieri strategici”; la logica e l’automazione versus il buon senso e il controllo umano; gli uomini di buona volontà che si scontrano contro l’ottusa ragion di stato; la predestinazione e l’imponderabile.
La trama è presto detta: per una falla (ma sarà così?) nel sistema di difesa statunitense, definito (e capiremo con quanto sarcasmo) “a prova di errore”, uno squadrone di piloti riceve l’ordine irrevocabile di puntare su Mosca, e sganciare le sue testate nucleari. Sarà una corsa, frenetica e tesissima, contro il tempo, per evitare l’attacco e l’inevitabile reazione sovietica, che precipiterebbe il mondo in una catastrofe.
L’unità di tempo induce nello spettatore uno stato di tensione crescente, reso ancora più pressante dal continuo alternarsi dei 3 teatri di azione (l’interno del bombardiere, la Casa Bianca, il centro operativo a Omaha): e, in questa corsa verso il disastro, gli uomini, con le loro fredde logiche (il prof. Groeteschele, interpretato da un Walter Matthau sorprendentemente brutale: “Coloro che riescono a sopravvivere sono i soli che meritano di sopravvivere“), i tormenti etici (il generale Black), le ossessioni anticomuniste (il colonnello Cascio), la buona volontà che si scontra con l’inevitabile (il presidente degli Stati Uniti, cui dà corpo un Henry Fonda perfettamente calato nel ruolo), il pragmatismo pronto al sacrificio (il generale Bogan) e la cieca obbedienza (il bombardiere Grady).
“A prova di errore” è girato in un bianco e nero fortemente contrastato, al limite dell’espressionismo (ad opera dello stesso direttore della fotografia di “Frankenstein Junior”!): Sydney Lumet ricorre a una grammatica che alterna riprese in campo largo (le sale comando) a primissimi piani e dettagli esasperati (il telefono della linea-rossa, la bocca e gli occhi del Presidente), ma che tutti rimandano a un universo chiuso, claustrofobico e autarchico. Esemplare la “war room“: un ufficio dimesso, microscopico, una scrivania, due sedie e il telefono della linea rossa… Qui, col sudore sulla fronte, le attese e le titubanze, nella solitudine del potere e della responsabilità, si decidono i destini del mondo: e non nelle pacchiane war room care a molti film di genere. Una grammatica cinematografica asciutta ed espressiva, cui non difettano però sprazzi di onirismo: l’angosciante sequenza di apertura sopra tutte, che troverà drammatica chiarezza solo nel finale… Un finale che non svelo ma spiazzante, amarissimo, lacerante e forse improbabile: ma, anche, l’unico possibile.
“A prova di errore”: perché quando l’umanità abdica in favore della macchina, che a “prova di errore” non è mai, tutto può succedere. Ma attenzione, anche l’uomo può diventare una macchina: proprio come il professor Groeteschele, che con un cocktail in mano discetta amabilmente se siano meglio 100 milioni di morti o 60, e che – a forza di odio e logica – è diventato come coloro che detesta; e proprio come il pilota Grady, che – fiero nemico dell’automazione militare – si mostrerà sordo e cieco di fronte agli appelli a tornare indietro, perché “non può disobbedire agli ordini“. A porre rimedio, per quanto parziale e a costi inimmaginabili, sarà l’umanissimo ed empatico Presidente, così attento a cogliere ogni segnale di apertura del suo omologo sovietico (“a volte il tono è più significativo delle parole“) e che ha ben chiaro quale follia sia la corsa agli armamenti: che però, nel più terribile dei momenti, dovrà anch’egli adottare il freddo principio del “male minore”.
Un film quasi perfetto, insomma, che apre moltissimi interrogativi, fa riflettere e sudare, pensare e disperare: e che si fa ammirare per la coerenza con cui forma, messaggio e sostanza si compenetrano, e per alcune prove attoriali di alto profilo. Ve lo segnalo: se capita, merita di brutto la visione, anche a costo di qualche palpitazione!
Inevitabile il confronto col contemporaneo “Dr. Stranamore” di Kubrick: argomento che meriterebbe un post a parte. E, da segnalare, l’apparizione in ruoli secondari (ma non troppo) di un paio di stelle della serialità tv a venire: Larry Hagman / JR nei panni dell’interprete, e Sorrell Booke / Boss Hogg in quelli del senatore Raskob.
Abbiamo parlato di:
- “A prova di errore” (“Fail-Safe“, 1964, USA, 112 min)
Regia: Sidney Lumet
Soggetto: Eugene Burdick, Harvey Wheeler
Sceneggiatura: Walter Bernstein
Interpreti principali: Henry Fonda (il Presidente), Walter Matthau (prof. Groeteschele), Dan O’Herlihy (generale Black), Frank Overton (generale Bogan), Larry Hagman (Buck)
Fotografia: Gerald Hirschfeld
Film sempre attuale
Buon giorno
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Ahimè
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Non lo conoscevo. Il ché non è affatto strano dato che seguo poco i film, più che altro per mancanza di tempo.
Certamente la trama è abbastanza attuale: scontri militari, e tecnologia che diventa sempre più “artificiale” e potrebbe sfuggirci di mano.
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Se capita guardalo… il finale poi è amarissimo
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Un film straordinario e avanti sui tempi.
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