Una bomba di estate – Fra tormentoni e apocalisse

L’estate, da sempre (o almeno da quando ho memoria) è, fra le altre cose, la stagione dei “tormentoni” musicali: canzoni che impazzano sulle radio, nelle feste, e che tutti conoscono e canticchiano, volenti o nolenti. Si tratta di brani allegri, spensierati, spesso nonsense, perfetti insomma per il clima di vacanza, di serenità, di evasione tipico della “bella stagione”: ma, rovistando nella memoria, e ascoltando alcuni tormentoni della mia giovinezza con un orecchio meno superficiale e più allenato, mi sono accorto che nascondono significati e messaggi tutt’altro che rassicuranti… Proprio come l’estate: che sovente, sotto la sua luce abbagliante,  la libertà dagli impegni, i giorni infiniti e le notti brevi, può mostrare in controluce la solitudine, il terrore e l’ombra (ok, l’ho fatta tragica, ma ci siamo capiti!).

Bando allora alle ciance, ed ecco a voi tre tormentoni estivi che ben rispondono a queste caratteristiche

  1. Un’estate al mare“, 1982. Cantata da quella gran voce e donna di Giuni Russo, entra nella top ten a inizio Agosto per rimanervi sino a Novembre: una canzone allegra, davvero “balneare” nel suo incedere a ritmo di surf, e con un ritornello che – già da solo – richiama il tema per eccellenza delle vacanze, “l’estate al mare”. Ma, a ben ascoltare, il testo nasconde anche altro: va bene la “voglia di remare, fare il bagno al largo” e vedere i mitici “ombrelloni-oni-oni“, ma chi canta è una prostituta… Una “mercenaria del sesso” che sogna una pausa dalla sua vita non certo così allegra, passata sotto “i ponti delle autostrade“, e costretta a scaldarsi – nelle notti fredde – bruciando “le gomme di automobili“. Un contrasto narrativo davvero efficace e spiazzante: non per nulla gli autori sono due pesi massimi del pop italiano, come Franco Battiato e Giusto Pio.
  2. Vamos a la playa“, 1983. Uscito in primavera, diventa uno dei tormentoni più persistenti di quella calda estate: un bel brano pop con venature disco scritto da Stefano Righi (Johnson Righeira!) e da Carmelo La Bionda, che spopola in tutti i jukebox… e che, manco a dirlo, sotto l’apparenza frivola riserva molte sorprese. La canzone è pubblicata dai Righeira in due versioni: una in spagnolo, e una in italiano, ma entrambe popolarissime. I testi delle due versioni non sono speculari, ma disegnano comunque uno scenario postatomico: “la bomba estallò” (esplose)  fra “bagliori nucleari“, mentre “legioni di mutanti combattono sui surf” e “el viento radiactivo despeina los cabellos“. Conferma il tutto Johnson Righeira: “Era la canzone da spiaggia post-atomica: non me ne rendevo conto ma c’era  questa minaccia tra Unione Sovietica e Stati Uniti… ma tanto chi se ne frega, ci sarà il mare fluorescente e “con pizze radioattive ci si alimenterà”!“. Rispetto alla canzone di Giuni Russo, il tutto è meno evidente, anche grazie alla lingua spagnola e a un testo davvero poco “narrativo” ma costruito per immagini, e continuamente punteggiato dall’ossessivo ritornelloVamos a la playa, oh oh oh oh oh“.
  3. Tropicana“, 1983. Scritta e cantata dal Gruppo Italiano (sì, si chiamava proprio così), diventa – al pari di “Vamos a la playa” – la colonna sonora di quell’estate: e, guarda tu il caso, anche qui, annegati da un ritmo e una melodia contagiosi e allegri, e da un ritornello da fiesta sudamericana, troviamo riferimenti apocalittici. Tutto si svolge in un sogno: su un’isola arriva un’esplosione, l’acqua ribolle, sotto i colpi di un uragano, un vulcano erutta, e la gente che fa? Nulla: balla al ritmo di un’orchestrina e si sente “come al cinema”, inebetita, mentre la tv continua a blaterare idiozie. Delle due canzoni di quella strana estate ’83, questa è senza dubbio la più cinica e spietata, e anche la più intelligente e profetica: dopo 40 anni l’assuefazione agli orrori e la virtualizzazione del reale non sono più un’ipotesi un po’ bislacca, ma una modalità sempre più comune. Basta vedere come la minaccia di una guerra nucleare – roba di questi giorni – veleggi indisturbata nel mare delle idiozie televisive e da social…

Tre canzoni diverse, quindi, ma con molte analogie: mentre, però, “Un’estate al mare” inietta, nelle note sbarazzine di una canzonetta di lusso, lucidi scorci di una realtà tutt’altro che patinata, “Vamos a la playa” e “Tropicana” mettono in scena un incubo da fine del mondo, vissuto e raccontato con toni fra il surreale, l’onirico e il post-punk, annegato nell’ossessiva ripetizione di ritornelli nonsense… Proprio come accade nella vita di tutti i giorni, in cui orrori e dolori sono mischiati a risate e sciocchezze. E tutto questo nell’arco di un anno, nel pieno dei “luccicanti” anni 80: che per me proprio sfavillanti non furono… Ma questa è un’altra storia.

E voi, avete qualche segnalazione da fare? Altrei tormentoni italiani da “tutti in pista” con un significato tutt’altro che rassicurante? Attendo vostre notizie. E buona estate!

7 pensieri riguardo “Una bomba di estate – Fra tormentoni e apocalisse

  1. Di canzoni legate all’estate, credo che la mia preferita – o tra le mie preferite – ci sia “L’estate sta finendo”, perché oltre ad una perfetta melodia di fine stagione, innesta quella malinconia che io adoro vivere e ricordare.

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  2. Non mi ero mai accorta del testo di Un’estate al mare, forse perché cantavo solo il ritornello. Idem per Vamos a la playa, che alla fine aveva saturato talmente che non la si ascoltava più. Invece conoscevo tutta Tropicana e avevo colto il sotto testo. Per il mio gusto è la più bella, e ancora adesso si ascolta volentieri.

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  3. Forse non è proprio sullo stesso registro delle tue ottime proposte ma Mare di Inverno, uscita nel … 1983!, ascoltata nella versione della Bertè senza far caso al testo a me suonava come una canzone “balneare”, mentre risentita nella versione di Ruggieri (l’autore) diventa quello che è, una canzone intimista e malinconica. Saluti. Silvio

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