Bel titolo eh? Una battuta carina che ho letto qualche tempo fa, ma sinceramente non ricordo dove: e che torna a proposito per commentare una sensazione per me abbastanza ricorrente.
Per passare il tempo, spesso non trovo di meglio che guardare video su Youtube: video musicali, per lo più, e se possibile di performance live di artisti che amo. Uno di questi è Stevie Ray Vaughan: un chitarrista rock blues fra i migliori di tutti i tempi, torrido come un whisky di contrabbando, con un suono pazzesco e una classe immensa. E, come sempre mi accade davanti al genio, all’arte, alla creatività esplosiva, mi sono venuti i lucciconi. Perché è commovente ed esaltante vedere qualcuno che fa facilmente cose che per (quasi) tutti gli altri sono impossibili: e senza far mai mancare il calore, la cazzimma, la naturalezza. Mi accade, principalmente, con la musica: ma anche con gli scacchi, lo sport (che, in alcuni casi, è arte e poesia!), la scrittura.
E’ il talento puro a coinvolgermi così tanto: quel qualcosa di arcano, sublime e assoluto capace di trascendere i limiti dell’ordinario, e avvicinare l’uomo al potere della creazione e del divino. Un dono dalla distribuzione casuale e misteriosa: che nulla ha a che vedere con meriti individuali, valutazioni morali o etiche. Poi ci metti l’applicazione, il sudore, la tenacia: ma la scintilla o c’è, o non c’è. Vie di mezzo non esistono.
Nel mio piccolo, qualche guizzo ce l’ho: ma poca roba, alla fine. Faccio tante cose, sono appassionato di molte, e ne seguo moltissime: e, come capita agli innamorati, quando osservo e contemplo l’amato bene, mi commuovo fino al groppo in gola… Ma crepa se in dote mi è stato dato qualcosa di più che la curiosità o la passione, o qualche sporadico barlume di creatività. Come dice un personaggio in “C’era una volta in America”, “I vincenti si riconoscono alla partenza“: e, se siamo onesti, prima o poi quasi tutti ci rendiamo conto che, per quanto lo desideriamo, per quanto sogniamo di fare anche noi quelle cose con quella naturalezza, ci manca la scintilla.
Lo so, lo so: si parla di un dono rarissimo, di una benedizione che solo pochi hanno. E non serve arrovellarsi, o invidiare benevolmente coloro che siedono “lassù”: qualcuno nasce aquila, e qualcuno (la maggioranza) cagnolino! Poi un cagnolino è un animale adorabile, degnissimo e amato: ma, diciamocela tutta, chi non vorrebbe provare l’ebbrezza del volo? Per quanto mi riguarda, non ho mai pensato di essere qualcosa di più di ciò che sono: e vivo le mie giornate come meglio posso, con tutta l’ordinaria creatività di cui dispongo, da cagnolino quale mi sono scoperto essere.
Ma so benissimo che stasera, prima di spegnere la luce, tornerò per qualche minuto ai miei dischi, ai miei video e ai libri: per entusiasmarmi ancora di fronte all’arte di qualche musicista, farmi scendere una lacrima di commozione, e sussurrare a me stesso, per l’ennesima volta: “Come sarebbe bello se, anche per un solo giorno, pure io…“.
Capisco la tua invidia benevola, ma penso che i talenti siano doni che hanno lo scopo preciso di essere donati ad altri, attraverso le emozioni che riescono a trasmettere. Quelli che tu chiami “lucciconi” e che conosco benissimo perché vengono anche a me di fronte a una canzone, una poesia o un’opera d’arte, sono il motivo ultimo, secondo me, dell’esistenza del talento. Perciò, alla fine, i fortunati siamo noi, che possiamo godere dei talenti altrui, e delle emozioni che riescono a darci.
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Assolutamente si. Ma mi chiedo un grande artista come si sente quando è percorso dal guizzo creativo… Dev”esser grandioso fare stupendamente bene una cosa che ami. Diverso è se hai talento in ciò che ti è indifferente: conoscevo un musicista rock molto dotato ma che amava molto di più il suo lavoro di radiologo, per dire!
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Io sono talentuoso a fare polemiche, sono un fenomeno, come rompo io……
Buona giornata
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Un fuoriclasse insomma!
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Ti capisco, ma credo che i pochissimi con la scintilla di cui scrivi paghino duramente il loro talento..
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Ottima riflessione.
Io penso che “il duro lavoro senza talento” batte il “talento senza duro lavoro”.
Credo anche nella forza dell’entusiasmo e della passione che, se genuini, possono trainare le performance (lavorativa, artistica che sia) fino ad un livello superiore.
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Si, senz’altro occorrono entrambi: ma la questione del “talento casuale” è sempre affascinante e arcana. Il caso (romanzato) di Mozart/Salieri è esemplare!
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io ogni tanto guardo un film e penso: ma uno come può anche solo pensare a un’idea simile? e riuscire a metterla in pratica?
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Mestiere, duro lavoro, copiare dai maestri… E talento! Come ho scritto, benevola invidia e lucciconi!
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