Il sosia

Un mistero aleggia nella vita di Little Richard: un sosia, artistico e corporeo, una sorta di doppione, da cui il giovane Penniman potrebbe aver tratto una certa ispirazione, e anche qualcosa di più: Esquerita. Eskew Reeder Jr (1935-’86), del South Carolina, attraversa un’infanzia assai simile a quella di Penniman: pianista autodidatta e cantante gospel, in giovane età abbandona la scuola per inseguire il sogno di diventare musicista rhythm’n’blues, ed entra nei circuiti itineranti del Sud.

I primi anni di carriera sono scarsamente documentati, ma le poche foto dell’epoca lo ritraggono già col suo look definitivo: baffetti, occhiali da sole dalla montatura luccicante, trucco eccessivo, e capelli cotonati alti sei pollici… Proprio – o quasi – come Richard: ma molto prima di lui.

(Trova le differenze!)

 

 

 

 

 

Dopo una serie di singoli, nel ’59 esce il primo lp per la Capitol, intitolato semplicemente col nuovo pseudonimo (una traslitterazione fonetica di nome e cognome): le canzoni si chiamano “Hey Miss Lucy”, “Get back baby”, “Getting’ plenty of lovin’” e “Rockin’ the joint”. Gli strumentisti di accompagnamento sono di prim’ordine (The Jordanaires, Dr. John, Alain Toussaint), e le tracce sono ottime, un rock’n’roll pianistico in linea con quello di Penniman: ma, per molto pubblico, Esquerita resta solo un volgare imitatore, e per di più ostentatamente effeminato. La sua stella brilla per pochi mesi, e si oscura rapidamente: nel ’68, dopo anni di assenza, ricompare con lo strano nome di “The Magnificent Malochi”, ma è troppo tardi per sperare in un revival. Non resta che vivere di ricordi, e sbarcare il lunario con lavori saltuari: la morte, procurata dal virus hiv, lo coglie mentre svolge l’umile mansione di custode in un parcheggio pubblico.

La somiglianza con Richard è certamente evidente, sia dal punto di vista fisico che stilistico (anche se la voce di Esquerita ha un registro leggermente più grave): entrambi, inoltre, vengono dal Sud, hanno iniziato come pianisti gospel all’incirca nello stesso periodo, e incidono più o meno lo stesso tipo di musica. Ma chi è l’imitatore, e chi l’originale? Dipende da cosa si vuole veramente scoprire. Chi vive di divismo e suggestioni di massa tifa, senza riserve, per Richard; chi, invece, bada ai dati storici, preferisce non esprimersi. Potrebbero aver percorso strade parallele, ognuno ignaro dell’altro: o, più probabilmente, chissà dove e quando, ma sicuramente da giovani, si sono incontrati, e influenzati. Nessuno saprà mai la verità. Infine la terza ipotesi, che non manca mai… Esquerita come “succube” di Penniman, da cui questi – sacerdote della santeria sotto copertura – estrae talento, fisicità, fortuna e carriera fino all’ultima goccia, lasciando una vuota crisalide. Poco probabile: ma, se aggiungiamo al quadro un ultimo e inquietante tassello, ecco che tutto si fa un po’ più plausibile.

Uno degli idoli giovanili di Richard è un cantante jump di Atlanta, tal Billy Wright (1932-’91), per gli amici “Prince of the blues”: pur’egli – che strano! – con occhi truccati, capelli cotonati e baffetti, di chiare tendenze omosessuali, e artefice del primo contratto di Richard con la Rca-Camden. Un’altra combinazione? O, invece, l’ennesima vittima degli incantesimi dello stregone di Macon?

 

 

 

 

 

 

Articolo tratto da “Il Grande Viaggio” – Vol. 2 – Parte Settima

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