Con-te dipingo – “Paolo Conte. Original”

Ciao a tutti. Col mio amico Pierluigi capita spesso di parlare di Paolo Conte: come noi astigiano, e con cui condividiamo – sia pur con differente spirito, essendo nati in decenni differenti – simili sentimenti verso la provincia e il mondo piccolo-borghese, il jazz e il mito del Novecento. Pierluigi, anni fa, durante una delle nostre chiacchierate, affermò che “completo” come Paolo Conte non c’è nessuno: “Scrive musiche e testi, suona, canta, arrangia, e disegna pure le copertine: più di così!“. E in effetti è vero! Ma finora mi ero sempre soffermato sui primi elementi, lasciano un po’ in disparte la parte grafica e pittorica.

Viene quindi a proposito la bella mostra a tema organizzata al Palazzo Mazzetti di Asti, intitolata “Paolo Conte. Original”, e dedicata appunto ai rapporti fra Paolo, la musica, il disegno e la pittura. L’esposizione – che comprende 143 lavori su carta, eseguiti in tempi e con tecniche diverse – si divide in due grosse sezioni: la prima riguarda alcune tavole tratte da “Razmataz” (2000), opera multimediale ambientata in una spumeggiante Parigi anni ’20 e che celebra l’incontro fra la Vecchia Europa e il Jazz, evocato nelle sue forme e figure più esotiche e surreali; la seconda, più recente, è costituita da 29 cartoncini neri vergati con pastelli colorati, ognuno ispirato a un’opera musicale, un artista o un autore letterario. Completa la mostra una serie di opere inedite, e che si spingono indietro nel tempo, sino agli anni Cinquanta… Si, perché Conte – come già lasciava intendere una sua vecchia canzone, “Pittori della domenica” – ha incontrato la grafica e la pittura prima della musica: Il disegno è uno dei miei due vizi capitali, più antico di quello per la musica e le canzoni”.

E’ un gioco di specchi infinito, quello fra il Conte musicista e il Conte pittore/grafico (più volte, ad esempio, ha sottolineato come – per lui – ogni tonalità corrisponda a un preciso colore): ma, anche, che riflette una sintonia dell’anima profonda, che più che spiegare e analizzare è bello intuire. Le canzoni, come i quadri: sensuali, surreali, colorati e violentemente espressionisti; ma, anche, sospesi, astratti, eleganti, ironici e simbolici. Opere che rivelano, e non c’è dubbio, un amore viscerale per il Jazz dei primordi, e per le Avanguardie del primo Novecento, dal Futurismo all’Espressionismo; come, anche, una libertà formale e tecnica che è voglia di sperimentare, di vivere, di esprimere con colori e linee quell’immaginario – sospeso fra sogno, pianoforti, desiderio, ballerine di colore, tromboni, “note blue” e impresari con la pistola in tasca – con cui l’Avvocato di Asti ha sempre duettato. Opere che potranno non sempre piacere, ma sempre e comunque personali e originali: e il titolo della mostra – “Original” – una volta tanto non è per nulla messo ad minkiam, anzi.

All’ingresso, mentre staccavamo i biglietti, l’addetta ci comunica che Paolo è seduto poco più avanti, e se vogliamo è disponibile per un saluto, o per autografare il catalogo della mostra. Non sono un fanatico di autografi o memorabilia, ma in effetti facendo capolino ecco l’avvocato seduto, tranquillo, con un paio di signori dell’organizzazione… Mi vede sulla soglia, un po’ timoroso, e con una mano, sornione, fa cenno di avvicinarmi. Entro: scambio due parole, lo ringrazio per la sua arte, che da sempre mi tiene compagnia, gli stringo la mano, e me ne vado, un po’ emozionato, verso la mostra. Fra poche settimane, all’Epifania, Conte compirà 89 anni, uno giusto giusto in meno di Celentano: non faccio gli auguri anzitempo che porta sfiga, ma un Buon Natale glielo mando già ora, da qui.

E se qualcuno volesse andare alla mostra (che, ovviamente, consiglio a tutti, appassionati e non, purché semplicemente curiosi), posso darvi qualche dritta per parcheggi, cibo e negozi: anche se vivo a Torino, Asti e il suo più illustre avvocato sono ancora nel mio cuore.

6 pensieri riguardo “Con-te dipingo – “Paolo Conte. Original”

  1. Conte è lontano dai miei gusti musicali, ma non per questo non lo apprezzo per tutto ciò che fa, perché riconosco in lui una “sincerità” artistica non comune. Ha sempre seguito il suo percorso senza per questo inseguire le mode, tenendo saldo nei decenni il suo legame con i fan.
    Bello il tuo resoconto sulla mostra, e bello il tuo incontro con lui.
    Sei tu quello in piedi nella foto?

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