Verso l’infinito: la scala Shepard

Ciao a tutti. Oggi passo subito al dunque, e vi parlo di un particolare effetto sonoro che, nella storia della musica contemporanea – e in quella del pop-rock – fa ogni tanto capolino… Magari con discrezione, ma sempre creando sorpresa e inquietudine: la Scala Shepard (in inglese, “Shepard Tone“). Un qualcosa che vi invito a scoprire e che, vedrete, in qualche modo conoscete già. Cercherò di non essere troppo tecnico: anche perché non sono un esperto, ma un semplice appassionato.

La Scala Shepard è un’illusione sonora individuata dallo scienziato cognitivo statunitense Roger Shepard: un effetto prodotto ad arte e che crea l’illusione di un tono che cresce (o decresce) “eternamente”. Illusione, certo: nessun suono può crescere in altezza all’infinito ed essere udito indefinitamente (anche per i limiti del nostro apparato uditivo)… Eppure, grazie alla Scala Shepard, è questo l’effetto che l’ascoltatore percepisce.

Il trucco consiste nello suonare simultaneamente una stessa scala in ottave diverse, con intensità differenti ed esordio a scalare: in parole povere, quando una scala arriva “in cima” inizia a perdere in intensità sonora, mentre la seconda subentra e prende forza; e la stessa cosa succede con la terza, e così via. Il nostro orecchio, invece, traduce il tutto in una sequenza che sembra non fermarsi mai, verso l’infinito. Per chi volesse provare, esistono parecchi tutorial in rete che spiegano come costruire, con semplici programmi di elaborazione audio, una Scala Shepard.

Ma, più di tante parole, ecco un esempio: cliccate QUI e ascoltate! Chi ha un approccio maggiormente visivo, potrà invece pensare alla classica insegna dei barbieri americani, quella con la spirale a strisce bianche e rosse che ruota, senza mai fermarsi. Oppure, ispirarsi alla famosa “Scala di Penrose“. Oggetti che paiono “salire” all’infinito, ma che in realtà non salgono proprio per nulla!

E torniamo alla Scala Shepard: l’avete ascoltata? Inquietante, vero? Sperimentalmente, si è visto che l’ascoltatore – ingannato dal miraggio sonoro, e proiettato illusoriamente verso un qualcosa che sembra non finire mai – può provare una sensazione di tensione crescente, accompagnata da paura, ansia e incertezza. Qualcuno si è anche cimentato in curiose “prove di resistenza“, provando a sostenere questa illusione sonora per ore e ore… E non stupisce che molti artisti, per sfruttarne gli effetti sulla nostra psiche, abbiano pensato di usare questo espediente in campo musicale o cinematografico.

La colonna sonora del film di guerra “Dunkirk” di Christopher Nolan, composta da Hans Zimmer, ad esempio, contiene diversi esempi di utilizzo dello Shepard Tone.

Molti, anche, i casi nella musica colta contemporanea (di cui non sono per nulla un esperto, pero!); per il pop-rock, più nelle mie corde, vi porto un paio di esempi, abbastanza famosi.

Il primo (anche in ordine di tempo) è il finale della lunga suite “Echoes” (1971), dei Pink Floyd: cliccate QUI per la traccia d’ascolto. Il secondo, decisamente più attuale, è “Always Ascending” (2017), della indie rock band Franz Ferdinand: brano che ripete – nel testo, e nel video – il concetto base dello Shepard Tone, quello di essere “sempre in ascesa”… Proprio come fa l’accompagnamento musicale: basta prestare attenzione al secondo piano sonoro (ascoltate QUI) ed ecco, ben in evidenza, la Scala Shepard!

Interessante, no? E c’è di più: il buon Roger Shepard ha anche scoperto una buffa illusione visiva… I cosiddetti “Tavoli di Shepard”. Chiunque direbbe che i tavoli siano radicalmente diversi (più lungo quello disposto verticalmente, più stretto quello orizzontale): ma, se provate a misurare, vedrete che sono esattamente identici.

Cosa possiamo dedurre, da tutto ciò? Che le cose, spesso, non sono come sembrano; che a volte pensiamo di andare chissà dove, e invece siamo ancora al punto di partenza; e soprattutto che, come dice sempre un mio amico, la mente, mente!

5 pensieri riguardo “Verso l’infinito: la scala Shepard

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