Cazzeggiando per il Torino Film Festival 42 #1

Ciao a tutti! Come tutti i Novembre, vi parlo del Torino Film Festival (in gergo, TFF) edizione n 42: concorso/rassegna cinematografica che, assieme alla mia paziente metà, seguo ormai da quasi vent’anni, sacrificando ad essa (finora abbastanza volentieri) una settimana di ferie. In questa prima puntata (di due!) vi metto a conoscenza di come è organizzato, delle novità o delle riconferme, di cosa ci sta piacendo e di cosa no. E senza attendere altro, iniziamo!

  1. Un po’ di numeri. I film sono 120, raggruppati in 6 sezioni: tre concorsi (lungometraggi, cortometraggi e documentari), l’omaggio a Marlon Brando, i fuori concorso e lo Zibaldone. Otto le giornate dedicate (oltre alla serata dell’inaugurazione) e sei le sale coinvolte. Ogni film, grazie a un calendario “a scacchiera”, è proiettato dalle due alle tre volte, in location e orari diversi e non sovrapposti (le sale sono aperte, anche se non tutte e non sempre, dalle 9 del mattino alle 24 di sera). Nessun abbonamento, ma solo biglietti singoli (€ 7,50 l’uno): massima concessione, un carnet da 10 biglietti, con regole di acquisto tutt’altro che user friendly.
  2. Nomi e cognomi. La direzione è affidata, per la prima volta, al regista Giulio Base, che mi sta abbastanza sulle balle, anche se non mi ha mai fatto nulla! Nelle giurie troviamo, fra gli altri, la scrittrice Margaret Mazzantini, il regista polacco Krzysztof Zanussi, la regista Roberta Torre… Ma, soprattutto, sparso nelle altre varie sezioni, un red carpet affollato di star (vedi punto 4).
  3. Mugugni e borbottii. Lo so che, nella vita, nulla resta immobile, che il cambiamento è il motore delle cose, ecc ecc… E so che, invecchiando, si tende spesso a mitizzare il vecchio e disprezzare il nuovo, sovente in modo aprioristico. Ma, pur sforzandomi di rimanere obiettivo, il mio giudizio sulla formula (ma non sui film… di quello parlerò nella prossima puntata) è negativo: la mancanza degli abbonamenti liberi si è ormai fatta strutturale, sacrificando l’improvvisazione e il cazzeggio sull’altare della pianificazione; i film sono drasticamente diminuiti (circa 50 in meno), così come le sale; l’omaggio a Brando (doverosissimo, per la carità) è, appunto, un omaggio, ma non una vera retrospettiva (è presente solo circa il 60% dei film della sua filmografia); sono sparite le sezioni dedicate all’horror, al cinema sperimentale e al regista minore di turno, che negli anni hanno regalato vere e proprie perle; poca o nessuna traccia degli eventi collaterali e delle masterclass…
  4. Ma un sacco di ospiti-star, a presentare film storici infilati a forza in una sezione – non so quanto seriamente o ironicamente denominata “zibaldone” – senza capo né coda. Ok, Alec Baldwin, Matthew Broderick, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Ornella Muti, Ron Howard, Sharon Stone e Angelina Jolie riceveranno il premio “Le stelle della Mole”, fra foto, lustrini e chiacchiere: ma, almeno per quanto mi riguarda, avrei preferito meno stelle e più sale e pellicole. Non tutti la penseranno così, lo so: sarà il mio essere piemontese fino al midollo, ma del tappeto rosso, degli autografi e dei selfie me ne frega pochissimo se non nulla.
  5. La mia impressione finale – ripeto, al netto dei film – è non tanto di partecipare a un festival, ma di andare a vedere dei film scelti due settimane fa da un catalogo… e non è la stessa cosa. Il TFF, da rassegna che si è sempre fatta vanto di essere un festival in cui il vero centro era il pubblico, fedele, cinefilo e appassionato, si sta trasformando in un parente povero della Festa del Cinema di Roma… Non so se ne valga la pena: anche perché da questo confronto, per una marea di motivi, non può che uscirne sconfitto.

Ci sentiamo fra una settimana, con le mini-recensioni dei film visti e qualche considerazione conclusiva. Ciao!

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