Ciao a tutti! Chi mi segue (forse) sa che da un bel po’ di anni (15) la mia metà e io, a fine novembre, ci prendiamo una settimana di pausa dal lavoro per una bella immersione nel Torino Film Festival (in gergo, il TFF): e quest’anno non fa eccezione. In questa puntata vi racconto un po’ come si struttura, cosa ci sta piacendo (penna blu) e cosa meno (penna rossa): la prossima settimana entrerò nel dettaglio dei film visti.
- Un po’ di dati
I lungometraggi del TFF41 sono (se non ho sbagliato a contare!) 149, cui si aggiungono 23 cortometraggi. Oltre al concorso principale (12 film), vi sono sezioni collaterali per i documentari, i corti, i fuori concorso, l’horror, un omaggio a John Wayne, e la retrospettiva, riemersa quest’anno dopo l’inopinata cancellazione della scorsa edizione, e dedicata a uno dei più anomali e anarchici registi italiani, Sergio Citti. Nove le sale coinvolte (non tutte all’altezza), oltre a quella riservata alle proiezioni stampa; nella settimana, ogni film è proposto almeno due, se non tre, volte, su una griglia oraria che spazia fra le 9 del mattino e le 22; oltre le proiezioni, troviamo conferenze stampa, convegni e masterclass (con Fabrizio Gifuni, Kyle Eastwood, Caterina Caselli e altri) e la rassegna “Fuori campo”, dedicata ai rapporti fra cinema e musica. La direzione, per il secondo anno, è stata affidata a Steve Della Casa, la cui competenza rivaleggia, ai mei occhi, con un certa epidermica antipatia!
- Il catalogo
Tante, come dicevo, le sezioni del TFF41, spesso articolate a loro volta in sotto-sezioni… E l‘offerta è veramente diversificata, fra opere narrative, documentari, pizzichi di sperimentalismo, nuovo e vecchio, le pellicole figlie di Torinofilmlab e i corti. Ma qui e là sbucano alcune curiose anomalie, corpi secondo me un po’ estranei ma che (probabilmente) trovano giustificazione in questioni produttive e pubblicitarie: vedi, ad esempio, la presenza di un episodio inedito della fortunata serie tv “I delitti del Barlume”, un film-concerto sul mio amatissimo Paolo Conte, un docu-biopic su Marcello Lippi… Pellicole che, in un palinsesto numericamente così ricco, ci possono anche stare: ma più strizzate d’occhio al pubblico meno specializzato che davvero necessarie. Ultima questione: quante sono le prime visioni assolute? Poche, pochine: soprattutto nel Concorso… Qui troviamo un solo inedito (l’italiano “Non riattaccare”), il resto dei film hanno già fatto qualche apparizione in giro per il mondo.
- Red carpet?
Da quando seguo il TFF, una voce polemica costante è stata quella della mancanza del “red carpet”: un’assenza che, da buon sabaudo che ha in antipatia fronzoli e papillon, non mi è mai mancata, anzi… Ma che capisco benissimo possa infastidire investitori e patrocinanti vari. Da qui, la scelta di una fastosa cerimonia di apertura del TFF41 alla nobiliare Reggia di Venaria (con la presenza di Pupi Avati), l’elezione dell’attrice e modella Catrinel Marlon a madrina della manifestazione, la partrnership con Gallerie d’Italia e con Ugo Nespolo, e un “tono” più sostenuto, che si percepisce un po’ dappertutto. E poi vuoi mettere? C’è anche Drusilla Foer!
- Ma il pubblico?
Un altro leitomotiv ricorrente sul TFF è che il suo “specifico” non sia tanto il catalogo, quanto il pubblico. Un pubblico tranquillo, curioso, paziente, spesso entusiasta (conosco persone che in un giorno si divorano serenamente anche 4-5 film…), competente e di tutte le età. Benissimo: ma allora perchè cazzo nel TFF41 avete cancellato gli abbonamenti? Non mi piace fare la parte del disco rotto: ma questo, per me e per altri appassionati con cui sto chiacchierando durante le code, è una scelta deleteria, e che purtroppo ribadisce i segnali lanciati nella scorsa edizione. La faccio semplice: eliminare tutti gli abbonamenti (che, a poco prezzo, consentivano l’accesso – giornaliero o settimanale a qualunque film del cartellone, a patto di arrivare con un congruo anticipo) e lasciare solamente il biglietto singolo, ha un preciso senso, che comprendo ma che non mi piace per nulla.
Significa standardizzare al massimo la fruizione: garantendo sì al personale di sala una gestione delle code più semplice e immediata, ma privando il pubblico della possibilità di crearsi un palinsesto day by day, a seconda delle opinioni colte di sfuggita, delle recensioni lette al volo in rete, di slittamenti imprevedibili di orario e (perché no) della propria stanchezza o rinnovata energia. Questo, secondo me, era il bello del TFF: correggere continuamente il programma, scarabocchiarlo, cambiare idea, evitare la “sola” grazie a un consiglio del vicino di poltrona, e precipitarsi altrove, verso il “capolavoro” dell’ultimo minuto. Ora è praticamente impossibile: in assenza dell’abbonamento, c’è stata una corsa frenetica all’acquisto dei biglietti, che ha presto saturato le vendite creando, prima ancora dell’inizio della manifestazione, un programma “blindato” e che non ammette variazioni.
Questo meccanismo ci ha un po’ scoraggiati e demotivati: invece dei soliti 15-16 film, ne vedremo “solo” una decina… A proposito, ne inizia uno proprio fra poco. Scappo, che se mi va male, tappo come sono, troverò di sicuro un Angelo Branduardi seduto davanti a me!
Ci sentiamo fra una settimana, con le mini-recensioni dei film visti e qualche considerazione conclusiva.
Buon film
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Grazie, provvedo subito!
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Buona visione 😉
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…Quando entrerai nel dettaglio, risparmiaci Paola Cortellesi… Non se ne può più ! 🙂 🙂
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…Ovviamente con tutto il rispetto del caso |
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alla fine vedo che hai esternato anche le critiche
boh, a me il programmino prestabilito non dispiace, soprattutto se tutto non è nella stessa sede
e un festival che propone ANCHE horror è da premiare
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Il discorso è che va benissimo lasciare i biglietti singoli… Ma senza eliminare la possibilità dell’abbonamento. Ho fatto 15 festival così: ed era bello decidere day by day.
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