Everybody let's rock! Canzoni, chiacchiere, arte varia e un po' di storia
Io non so parlar di musica #16 – Domenico Modugno
Questa puntata della serie “Io non so parlar di musica” parte da una riflessione: che passare dal sublime al banale, a volte, è questione di un attimo. Ne ho avuto la prova qualche settimana fa: dalla tv, in sottofondo, sento la voce della Gerini che fa la pubblicità a una pasta; e, nel farlo, usa, cambiando parole e tono, una vecchia canzone di Domenico Modugno, “Vecchio frack“.
Una delle più belle canzoni italiane di sempre, per quanto mi riguarda: malinconica, impressionistica, delicata e crudele, capace di emozionarmi come poche altre. Ispirata al sospetto suicidio di Raimondo Lanza di Trabia, era un brano amato particolarmente da mio padre: e, anche se capisco benissimo che “business is business”, sentirlo appiccicato a una pastasciutta, ecco, un po’ di fastidio me l’ha dato.
C’è poi un secondo motivo per cui parlo di questo pezzo: perché proprio in questi giorni, 7 anni fa, un mio collega decise, anche lui, di abbracciare il fiume, nel silenzio e nella solitudine di una fredda notte di Gennaio. E altro non dirò, per rispetto di tutti.
Come sempre, la parola va ora alla musica: una chitarra, una voce e uno sgabello. Non serve altro.
Domenico Modugno – “Vecchio frack“
È giunta mezzanotte, si spengono i rumori Si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè Le strade son deserte, deserte e silenziose Un’ultima carrozza cigolando se ne va
Il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti La luna splende in cielo dorme tutta la città Solo va un uomo in frack
Ha il cilindro per cappello due diamanti per gemelli Un bastone di cristallo la gardenia nell’occhiello E sul candido gilet, un papillon Un papillon di seta blu S’avvicina lentamente con incedere elegante Ha l’aspetto trasognato malinconico ed assente Non si sa da dove vien né dove va Chi mai sarà quell’uomo in frack
“Buon nuite, bonne nuite, Buon nuite, bonne nuite, buona notte” Va dicendo ad ogni cosa, ai fanali illuminati Ad un gatto innamorato, che randagio se ne va
È giunta ormai l’aurora, si spengono i fanali Si sveglia a poco a poco tutta quanta la città La luna s’è incantata sorpresa e impallidita Pian piano scolorandosi nel cielo sparirà Sbadiglia una finestra sul fiume silenzioso E nella luce bianca galleggiando se ne van Un cilindro, un fiore e un frack
Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare Se ne scende lentamente sotto i ponti verso il mare Verso il mare se ne va Chi mai sarà, chi mai sarà quell’uomo in frack
“Adieu adieu adieu adieu Addio al mondo” Ai ricordi del passato, ad un sogno mai sognato Ad un’attimo d’amore che mai più ritornerà
6 pensieri riguardo “Io non so parlar di musica #16 – Domenico Modugno”
Un capolavoro. Ma Modugno era anche un grande attore e interprete.
Maestro di violino, Piango al telefono ne cito due perché dopo ci hanno fatto anche dei film.
Buon giorno
Un capolavoro. Ma Modugno era anche un grande attore e interprete.
Maestro di violino, Piango al telefono ne cito due perché dopo ci hanno fatto anche dei film.
Buon giorno
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E poi fece molto teatro, mia madre lo vide con Franchi e Ingrassia in “Rinaldo in campo”, con la famosa “Tre somari e tre briganti”
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Si lo trovi in rete, io l’ho visto
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Quella pubblicità è uno scempio, oltre ad essere veramente stupida
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beh usare la cultura popolare è uno dei modi più facili per trasmettere un concetto velocemente
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Ho sempre amato molto Vecchio frac e odio, letteralmente odio Claudia Gerini che la canticchia mentre scola gli spaghetti
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