Mai come questa volta il titolo della rubrica (“Io non so parlar di musica“) si sposa con il pezzo che vi propongo… Perché è un brano dove la valenza emotiva data da musica, sound, parole, voce e andazzo supera – e di gran lunga – le mie capacità descrittive.
Il pezzo è del 1994, e cantato da Jeff Buckley: un artista subito bollato come genio, ma che non ebbe il tempo di dimostrarlo: un album in studio – il folgorante debutto di “Grace” – e dopo un paio d’anni, la morte. Una morte stupida, avvenuta per una bravata: Jeff, mentre stava recandosi agli studi di registrazione, decide di farsi una nuotata nel Wolf River (un affluente del Mississippi), senza togliersi stivali e vestiti: un gorgo lo risucchiò e scomparve alla vista del suo amico, che lo aspettava sulla sponda.
Figlio d’arte – il padre è il mitico Tim Buckley, morto prematuramente per un’overdose, e verso cui Jeff non dimostrerà mai grande simpatia – il Nostro costruisce l’album sulla sua voce, espressiva e personale, al limite del mistico, e su un forte eclettismo stilistico, «a metà strada fra metallo e angeli». Tanti sono i piccoli capolavori: l’intima rilettura di “Hallelujah“ di Cohen, “Mojo Pin”, “Eternal Life”, “Lover”, “Dream Brother” e appunto la title track, “Grace”… Un pezzo incredibile, struggente, che sale, sale, sale, non si ferma, e strazia l’anima.
Ma ora basta parole: è il momento della musica.
Jeff Buckley – “Grace“
There’s the moon asking to stay
Long enough for the clouds to fly me away
Well it’s my time coming, I’m not afraid, afraid to die
My fading voice sings of love
But she cries to the clicking of time, oh, time
Wait in the fire, wait in the fire
Wait in the fire, wait in the fire
And she weeps on my arm
Walking to the bright lights in sorrow
Oh drink a bit of wine we both might go tomorrow
Oh my love
And the rain is falling and I believe my time has come
It reminds me of the pain I might leave, leave behind
Wait in the fire, wait in the fire
Wait in the fire, wait in the fire
And I feel them drown my name
So easy to know and forget with this kiss
I’m not afraid to go but it goes so slow
Wait in the fire, wait in the fire, oh oh yea oh oh oh yeah unh
Wait, wait, wait in the fire, wait in the fire
Wait in the fire…
Tratto da “Grace” (1994)
Bello bello.🎩
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Era proprio un genio per fare il bagno vestito e con gli stivali.
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Eh… tutti, prima o poi, facciamo una minchiata potenzialmente pericolosa… solo che quasi sempre va bene, ma a volte no. E il bello è che la fai pure convinto!
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Vero
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