Di Natale, Etiopia e cerotti – “Do They Know It’s Christmas?”

La storia di “Do They Know It’s Christmas?” è nota, ma proviamo lo stesso a riassumerla: metti mai che qualcuno degli sbarbatelli che mi legge (e lo dico con tutta l’invidia del mondo per la loro età!), non sappia manco di cosa sto parlando.

Nel tardo autunno del 1984, la BBC manda in onda un reportage che descrive con tinte tremendamente realistiche la carestia che ha colpito l’Etiopia: fra i molti spettatori troviamo anche Bob Geldof, frontman dei Boomtown Rats. Bob esce sconvolto dall’esperienza, e prende una decisione: convocare le migliori forze del pop inglese, e pubblicare un singolo, i cui fondi saranno devoluti in beneficenza. Se va bene, stima, potrà raccogliere 70.000 sterline.

Bob Geldof e Midge Ure

Primo passo, il pezzo: e deve essere un brano nuovo. Con una cover, i diritti d’autore si mangerebbero gran parte degli utili. Contatta l’amico Midge Ure (in forza agli Ultravox) e assieme, nel giro di poche ore, buttano giù la canzone, miscelando un abbozzo di Geldof pensato per i Boomtown (“It’s My World”) e alcune ideuzze di Ure. Il titolo sarà “Do They Know It’s Christmas?“.

Secondo problema, il gruppo. Geldof e Ure prendono il telefono, e contattano il meglio del meglio: tutti dicono di sì, tranne tre… E Geldof, che è un signore, a quasi 40 anni di distanza non ha mai svelato i loro nomi (ma uno dovrebbe essere Morrisey).  C’è chi, inoltre, vorrebbe esserci, ma non può: manderà un messaggio registrato, meglio di nulla. I Queen, invece, che hanno suonato in Sudafrica, violando il boicottaggio contro l’apartheid, sono tagliati fuori. E il nome del complesso? Visto che ha l’ambizione di curare una ferita sul mondo, si chiamerà “Band Aid“, come il buon vecchio cerotto!

Terza tappa, lo studio di registrazione e la produzione. Sarebbe bello avere l’aiuto di Trevor Horn, che ha appena licenziato tre vendutissimi singoli dei Frankie Goes to Hollywood, ma non si riesce a parlargli… Geldof, però, ottiene di poter usare il suo studio aggratis, e per 24 ore! E Ure farà il produttore.

Quarta azione: incidere! E’ il 25 Novembre, domenica, e alle 10 del mattino sono tutti lì, allo Sarm West Studios di Notting Hill. I “veri” strumenti sono pochi, quasi tutta la musica sarà suonata al synth: ma c’è Phil Collins alla batteria, e John Taylor dei Duran al basso. Sting e Simon Le Bon, invece, registrano una “traccia vocale guida”, cui gli altri si dovranno adeguare. Pronti, via: prima tutti assieme, per il coroFeed the world, Let them know it’s Christmas time“, e poi le varie parti soliste. A iniziare è Tony Hadley degli Spandau; l’ultimo è invece Boy George, arrivato col fiatone da New York! Al mix le parti sono invece disposte in modo diverso: Paul Young, poi proprio Boy George, George Michael, Simon Le Bon, Sting, Bono, Paul Weller… E Geldof e Ure – che pure sono cantanti – molto umilmente si limitano a sostenere il coro.

Ma un singolo non è tale se non ha una B side: il tempo è poco, e non resta altro che usare la traccia strumentale del lato A, sovraincisa con messaggi e dichiarazioni degli artisti coinvolti, e degli illustri grandi assenti (Bowie, McCartney, e i membri di Big Country e Frankie Goes to Hollywood). Il lato B si chiamerà, didascalicamente, “Feed the World“. La copertina, invece, è un colpevolizzante collage di Peter Blake: sì, proprio quello di “Sgt. Pepper’s” dei Beatles!

E poi? E poi, il 3 Dicembre, a tempo di record, il disco esce in tutti i negozi. Un occhio, anzi due, vanno alle vendite: guai fallisse, visto lo scopo. Spinto da un gran battage pubblicitario, il singolo fa il botto: va in testa alla classifica inglese (dove resta 5 settimane), vende (in Inghilterra) tre milioni di copie in meno di un mese, e si piazza alle top hit di altri 13 paesi… Ma non negli States, dove comunque fa la sua bella figura. E, alla faccia delle modeste aspirazioni di Geldof, la cifra raccolta sfiora gli 8 milioni di pounds!

Risultato raggiunto, dunque: la finiamo lì? Macché: nemmeno 8 mesi dopo, le intenzioni benefiche sono rilanciate a livelli planetari dal mitico Live Aid, sempre promosso da Geldof e – questa volta – con i “perdonati” Queen, al massimo della forma. Un trionfo mondiale. Geldof ce l’ha fatta!

Tutto bello, quindi: ma due chiacchiere sul pezzo le vogliamo fare? Di qualità musicale, di sound innovativo o di arrangiamenti luccicanti, in “Do They Know It’s Christmas?”, c’è poco o nulla. Il testo, letto ora, ribolle di paternalismo, condiscendenza e semplificazioni: e quel “Well tonight thank God it’s them instead of you” cantato da Bono – cantato da Dio, peraltro! – grida ancora vendetta. La musica, poi, è davvero poca roba: sì, “sa” di Natale, è orecchiabile, ma altro non c’è. Dirà Geldof, nel 2010: “Sono responsabile di due delle peggiori canzoni della storia. L’altra è ‘We Are the World‘ :-).” E Midge Ure conferma: “La canzone non ha nulla a che fare con la musica. Doveva solo produrre denaro“.

Pregi e difetti, dunque: ma, al netto di tutto, resta una cosa, che fa pendere la bilancia verso il “pro”… Il video, estratto dalle sessions di quel 25 Novembre. Un clip che girava a manetta su MTV, e che avrò visto decine di volte. Ed era pieno di cantanti che manco mi piacevano, fedele com’ero al verbo di Iron Maiden e Deep Purple… Ma come si fa a rimanere indifferenti a certe voci, e a certe facce? Paul Young, un vero soul man di pelle bianca; Boy George, con il suo look androgino; George Michael, e la sua classe infinita; Bono e Sting (e che vuoi dire di più?); e persino Simon Le Bon, che mi stava sul cazzo da morire, oggi mi sembra fin simpatico!

Sarà che sarò diventato meno dogmatico? O che, forse, rivedere e risentire – a 37 anni di distanza – questo video, e questa canzone, scatena un inevitabile effetto-nostalgia? E non solo a me, devo dire: ieri, in ufficio, durante la pausa pranzo, ho messo il pezzo in “filodiffusione” dal mio pc… Pian piano, i pochi presenti hanno iniziato a dondolare la testa, e qualcuno ha anche intonato qualche verso. “Ma di che anno è ?“; “No dai, tanto così?“; “Ho visto Paul Young, in un video, come si è ridotto!“; “Sting è sempre uguale, invece!“… E’ vero: il pezzo non è un granché. Ma tutti, anche i meno “vecchi”, hanno un motivo per ricordarsi un viso, una voce, una nota, un momento particolare. E non so se capita anche a “Stairway to Heaven”!

Buon Natale a tutti, cari “amici preziosi”! Passate delle feste serene! Ci sentiamo presto.

***

Abbiamo parlato di:

Band Aid – “Do They Know It’s Christmas?”

Pubblicazione: 3 Dicembre 1984 – Phonogram

Tracklist
  1. Do They Know It’s Christmas?” – 3:55 (Bob Geldof, Midge Ure)
  2. Feed the World” – 4:19 (Bob Geldof, Midge Ure)
Cantanti
  • Robert “Kool” Bell (Kool & the Gang)
  • Bono (U2)
  • Pete Briquette (The Boomtown Rats)
  • Adam Clayton (U2)
  • Phil Collins
  • Chris Cross (Ultravox)
  • Simon Crowe (The Boomtown Rats)
  • Sara Dallin (Bananarama)
  • Siobhan Fahey (Bananarama)
  • Johnnie Fingers (The Boomtown Rats)
  • Bob Geldof (The Boomtown Rats)
  • Boy George (Culture Club)
  • Glenn Gregory (Heaven 17)
  • Tony Hadley (Spandau Ballet)
  • John Keeble (Spandau Ballet)
  • Gary Kemp (Spandau Ballet)
  • Martin Kemp (Spandau Ballet)
  • Simon Le Bon (Duran Duran)
  • Marilyn
  • George Michael (Wham!)
  • Jon Moss (Culture Club)
  • Steve Norman (Spandau Ballet)
  • Rick Parfitt (Status Quo)
  • Nick Rhodes (Duran Duran)
  • Francis Rossi (Status Quo)
  • Sting (The Police)
  • Andy Taylor (Duran Duran)
  • James “J.T.” Taylor (Kool & the Gang)
  • John Taylor (Duran Duran)
  • Roger Taylor (Duran Duran)
  • Dennis Thomas (Kool & the Gang)
  • Midge Ure (Ultravox)
  • Martyn Ware (Heaven 17)
  • Jody Watley
  • Paul Weller (The Style Council)
  • Keren Woodward (Bananarama)
  • Paul Young
Interventi parlati (lato B)
  • Stuart Adamson, Mark Brzezicki, Tony Butler, Bruce Watson (Big Country)
  • David Bowie
  • Holly Johnson (Frankie Goes to Hollywood)
  • Paul McCartney
Musicisti
  • Phil Collins – batteria
  • John Taylor – basso elettrico
  • Midge Ure – tastiere, programmazione
Nei credits figura anche Annie Lennox il cui messaggio registrato, destinato al lato B, non arrivò in tempo per l’inclusione nel master.

Un pensiero riguardo “Di Natale, Etiopia e cerotti – “Do They Know It’s Christmas?”

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