Ciao a tutti, inauguro oggi una nuova rubrica, che intende sfatare qualche falso mito in cui gli appassionati di musica possono incappare, presi come siamo – perché, ovviamente, nel novero mi inserisco anche io! – dall’amore per i nostri artisti preferiti. Mi è successo un sacco di volte di credere che “X” avesse cantato la tal cosa per primo, e che la scrittura della canzone “Y” fosse avvenuta in tal altro modo: e la delusione, quando ho scoperto il contrario, è stata spesso intensa: ma pazienza, sono i “dolori della crescita”! E poi, in epoca di “Fake News”, mi va di fare un po’ di sana (e leggera) attività di debunking!
Inizio da colui col quale… tutto ha avuto inizio! Si, lui, il camionista di Memphis, il ciuffo brillantinato del rock’n’roll, l’uomo della pelvica: Elvis Aaron Presley. Piaccia o meno, è da lui, e dalla storica incisione del 1954 di “That’s All Right”, che la marea che ancora ci travolge prende il via. Per molti, soprattutto negli States, “The King” è un qualcosa di irripetibile, un mito che non ammette discussioni, un dio in terra, che ha fatto tutto e cui tutto si deve; e, come potrebbe pensare un ascoltatore poco avvezzo ai meccanismi contrattuali, non solo un grandioso performer, ma anche l’autore dei suoi successi più famosi. Ma sarà davvero così?
Si stima – eh si, il conteggio è pur esso materia di discussione – che Elvis abbia inciso circa 711 canzoni, oltre a innumerevoli bootleg, alternate take o lavori incompiuti: ma la sua firma compare solamente 8 (si, OTTO) volte, e sempre come co-autore.
Ma vediamo, più o meno rapidamente, quali sono le otto canzoni co-firmate da Elvis, la loro storia e la parte avuta:
- “All Shook Up” (22 Marzo 1957): la canzone più famosa del mazzetto, e quella con più cose da dire. Fermo restando che la musica è per intero dell’autore di colore Otis Blackwell (quello, fra l’altro, di “Fever” e “Great Balls of Fire”), ancora ci si accapiglia per dare un padre al titolo… E questo fa capire a che punto è la devozione dei fan! Tre, comunque, le ipotesi in merito. Numero uno: il titolo è di Blackwell, che ha l’ispirazione scuotendo (“shook up”) una bottiglietta di Pepsi! Numero due: il titolo è di Elvis, ed è da questo che Blackwell parte per scrivere la musica. Numero tre: il titolo è di David Hill, il primo in assoluto a registrare il brano.
- “Let Me” (Novembre 1956): canzone tratta dal film “Love Me Tender”, presenta la firma di Elvis accanto a quella di Vera Matson, moglie del principale autore, Ken Darby;
- “Poor Boy” (Novembre 1956): stessa, identica, storia di “Let Me”: co-firma di Presley e Vera Matson;
- “We’re Gonna Move” (Novembre 1956): e, se senza il due non c’è il tre… co-firma di Presley e Vera Matson!;
- “Paralyzed” (Ottobre 1956): co-firma di Elvis e Otis Blackwell (lo stesso di “All Shook Up”);
- “That’s Someone You Never Forget” (Maggio 1962): co-firma di Presley e del suo bodyguard (sic!) Red West: pare certo che il titolo sia, sicuramente, di Elvis;
- “You’ll Be Gone” (Febbraio 1965): co-firma di Presley, del sempre presente bodyguard Red West, e dell’autore e amico Charlie Hodge. Qui pare che la mano di Elvis sia tutta nell’idea iniziale: prendere la vecchia “Begin the Beguine” di Cole Porter, e scrivere un nuovo testo. Porter, però, non dà il permesso, e i tre mettono mano a un nuovo brano, che dalla song di Porter prende ispirazione, e dove Elvis ha un ruolo attivo;
- “I Didn’t Make It On Playing Guitar” (1970/71): e qui stiamo raschiando il barile… Si tratta di una outtake frutto delle incisioni di Nashville di quel periodo, in cui la firma di Elvis deriva solo dall’essere uno dei protagonisti di quelle sessions.
Questo è quanto. E’ incredibile che un artista che passa come uno degli inventori del rock’n’roll, abbia scritto poco o nulla, sempre come co-autore, e quasi sempre del solo titolo! Di tutt’altra pasta rispetto al collega Chuck Berry. E, per quelle otto sparute firme, ci sono ragionevoli certezze che siano frutto di un accordo contrattuale preteso dal suo scaltro manager, il Colonnello Parker (il Raiola del rock’n’roll!), del tipo: “Tu, autore sconosciuto, dai un pezzo al mio Elvis, lui lo firma assieme a te [o a tua moglie… che impudente!], e tu diventi famoso e incassi qualcosa”.
Eppure… Eppure, in qualche modo, e al di là delle piccinerie contrattuali del suo manager, ha comunque “scritto”: non nel senso canonico, formale, istituzionale del termine, certo. Ma ha spesso detto la propria sulla scelta e sull’arrangiamento dei pezzi, imponendo l’andazzo rhythm and blues a brani originariamente country, e favorendo così la genesi di quel nobilissimo meticciato che risponde al nome di rock’n’roll.
E non è pochissimo, dai!
Debunking report:
- Performer: 🙂 🙂
- Autore: 😦 😦
- Ispiratore e catalizzatore: 🙂
Bella rubrica, la continueró a seguire 🙂
Condivido un mio pensiero su una band storica (che tra l’altro amo) di cui ho sempre dubitato l’autenticitá, magari tu mi aiuterai a smentirlo o confermarlo. Mi sono sempre chiesto come abbiano fatto i Beatles da soli a sperimentare cosí tanto, solo loro 4. Tra l’altro ho visto molti documentari su di loro sulla BBC e non mi sono mai sembrati dei geni (non mi riferisco al talento musicale, ma a loro come persone) abili a sperimentare, come reputo per esempio David Bowie. Tra l’altro vivo a Liverpool e quindi il quartetto fa parte della mia quotidianitá… insisto, li amo ma non mi convince la loro storia.
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Innanzitutto grazie per l’apprezzamento, fa sempre piacere, inutile negarlo! Beh, sui Beatles la domanda è aperta praticamente da sempre, Sicuramente George Martin ha dato non una mano, ma tante, nelle incisioni: basta leggere il “making of” Sgt Pepper per capirlo… Da cosa ho capito, a proposito degli arrangiamenti loro avevano idee vaghe, e lui le rendeva concrete e intelligenti. Si sa anche che Paul fosse un appassionato di arte contemporanea, e delle avanguardie pop: ad esempio, i Beatles apprezzavano molto le dissonanze di Captain Beefheart, che “orecchiabile” proprio non è. E, infine, secondo me parlano molto le singole carriere: bei prodotti, ma mai al livello precedente
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Era lui che era carismatico. Comunque gli arrangiatori nelle canzoni sono sottovalutati.
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Si assolutamente. I Beatles senza Martin sarebbero valsi un bel po’ di meno
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Interessante, grazie!
Concordo con il commento sopra, riguardo alla sottovalutazione di chi partecipa alla stesura di un pezzo. Il brano musicale sarà poi offerto senza imperfezioni dal cantante/frontman di una band, ma il – più o meno – dietro le quinte ha anch’esso un proprio peso specifico non di poco conto. Ovviamente gli applausi li prende chi è sul palco.
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Come il centravanti rispetto al mediano!
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Ciò non toglie che sia stato un grande…
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No non lo toglie.
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