Sarò banale e paraculo, lo so… Ma dopo la “pastasciutta” di Bonucci, i rigori parati da Donnarumma, le stampelle di Spinazzola, “o’ tir’aggir” di Insigne, i piedini fatati di Jorginho e la garra di Chiellini, come fare a non dire una parola su questo bellissimo sogno di Euro2020 giocato nel 2021?
E così, a modo mio, mi inserisco nella corrente con una riflessione, nata per caso, parlando con i colleghi: che “the italian wall“, la coppia Bonucci-Chiellini, è uno di quei casi in cui il tutto supera il valore delle singole parti.
La questione, calcisticamente rilevante 🙂 richiama – almeno a me – alla mente analoghe coppie di ambito musicale: la più famosa delle quali è Lennon – McCartney… Nessun album solista dei due, infatti, ha mai raggiunto la perfezione dei migliori dischi dei Beatles: in ballo c’è anche George Martin, lo sappiamo, coi suoi fantastici arrangiamenti… Ma non solo: è innanzitutto una questione di chimica.
La coppia firma ufficialmente ben 159 canzoni dei Beatles ma – da ricerche storiche, e dalle testimonianze dirette dei singoli – sappiamo che solo 17 sono attribuibili a una forte scrittura a quattro mani. Eppure tutti i 159 brani sono, non solo nella forma, ma nella sostanza, ascrivibili ai due: perché quando uno scrive, l’altro cerca di superarlo; quando Paul ha un’idea, John vuole fare meglio; e se Lennon scrive un pezzo unendo tre temi, Macca prova a far lo stesso. E’ questo equilibrio delicatissimo, in perenne bilico fra ambizione, amicizia, gelosie, tenerezze e competizione, che giustifica più di ogni altra statistica la ragione della paternità di coppia del corpus beatlesiano: e non una firma registrata.
Nei dischi solisti dei due, questo si sente perfettamente: senza Paul, John concentra la sua scrittura sui testi, e perde quasi interesse per la ricerca melodica e orchestrale; mentre Macca, senza John, diventa incredibilmente autoindulgente, badando solo a mettere su disco qualsiasi cosa partorisca la sua fervida creatività, ma senza misura, controllo e profondità.
Cosa analoga avviene per i Pink Floyd: la magica armonia fra Gilmour e Waters, sempre sul punto di degenerare in caos, nel 1983 si rompe, e non tornerà più. David, in 40 anni di carriera Waters-free, ha dovuto sempre ricorrere a co-autori (sia nella musica che nei testi), sfornando album sì piacevoli e ben costruiti, ma anche leccati e fini a se stessi; e Roger, dopo il gran colpo di “Amused To Death”, si iberna e riesce a sputare fuori un nuovo disco dopo ben 25 anni di silenzio, coi soliti bei testi, ma dove non sono rare le rimasticature di roba passata.
Pure gli Stones non sfuggono alla regola: i “Glimmer Twins”, Jagger e Richard, nelle loro carriere soliste non è che abbiano sfornato capolavori… D’altronde (anche) questo significa essere una coppia, di fatto o ufficiale: che assieme si realizza di più di quanto si farebbe da soli.
Paul e John, Mick e Keith, Roger e David: proprio come Giorgio e Leo, insomma!
Voi che mi dite? Avete in mente altri casi di “somma che supera il valore delle parti”, in musica o altrove? A me sovvengono ancora Daltrey e Townshend degli Who, o Plant e Page degli Zeppelin, dove si ripete il copione di John e Paul. Attendo le vostre segnalazioni e considerazioni.
Per intanto, sempre e comunque: Forza Azzurri! E che qualcuno metta in cella frigorifera Giorgio e Leo, almeno fino a Dicembre 2022!
Premetto che considero Lou Reed uno dei più grandi artisti musicali che non ha bisogno di compagni, ma nel progetto Velvet Underground l’accoppiata con John Cale per me è stata perfetta. E se vogliamo estendere il pensiero al cimena ti segnalo la Coppia migliore almeno per me: Bud Spencer e Terence Hill 🙂
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Grazie per il suggerimento! In effetto Cale e Reed sono una coppia esplosiva!
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Beh si ma loro da solisti erano stesso dei grandi
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Nel senso che i dischi solisti di Lou sono molto importanti e come gli sperimentali di Cale. Poi sono tornati per Songs for Drella dedicato a Warhorl.
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A livello catalografico, sul Servizio Bibliotecario Nazionale (che cataloga anche la musica), l’attribuzione alla coppia è un incubo, poiché l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico (ICCU), che sovrintende ai cataloghi bibliotecari d’Italia, è ancora fermo all’idea romantica dell’uomo-creatore singolo… Quando io trovo una canzone attribuita a Lennon-McCartney o a Jagger-Richards [e ti lascio immaginare il dibattito sulla S finale di Richards, assente nelle attribuzioni ufficiali di diversi spartiti e parti fino a questi tutti gli anni 1970s] è infernale determinare chi abbia scritto testo e/o musica… Per i Beatles, per fortuna, gli studi e le memorie sono esaustivi e perciò individui quale è di McCartney e quale di Lennon, ma ottieni solo l’approssimazione romantica dell’autore-unico… Per i Rolling Stones puoi solo arrenderti e attribuire sempre, sia musica sia testo, a entrambi (Jagger e Richards)…
Non solo: anche nella letteratura, l’ICCU ammette solo un autore principale (un autore 1) e relega ad autore secondario (autore 2) il partner scrittorio, e determina chi è 1 e chi è 2 spesso seguendo l’ordine alfabetico, o seguendo l’ordine di presentazione del frontespizio (vedi Fruttero & Lucentini: Fruttero è 1, Lucentini è 2): criterio assai alieno dall’idea romantica dell’autore, in barba a qualsiasi coerenza…
Certi “oggetti” (l’ICCU li chiama “risorse”), addirittura, sono considerati “opera collettiva” di statuto e quindi non “meritano” un autore 1: tra questi “oggetti” ci sono i film: un film di Spielberg, nel catalogo, non ha Spielberg come autore 1, ma lo ha come autore 3, cioè un autore che ha operato con altri indistintamente: autori 3 sono anche gli autori dei saggi di una miscellanea, o i curatori di antologie…
Un dedalo terribile, specie quando gli autori sono concordi nel fare cose a più mani, come, per esempio, la messa funebre per Manzoni che Verdi chiese a compositori suoi amici (ognuno scriveva un pezzo), o le canzoni popolari ungheresi elaborate metà da Bartok e metà da Kodaly (quelle di Bartok “appartengono” alle opere di Bartok, con il numero repertoriale dei 4 maggiori repertori di Bartok [il Sz 33 di Szőllősy, il BB 42 di Somfai, la W 13 di Waldbauer, e ci sarebbe anche il DD di Dille {che però non include i pezzi etnomusicologici come questi}], quelle di Kodaly non vengono mai incluse tra i repertori di Bartok, anche se il progetto era comune…): in questi casi, l’ICCU issa bandiera bianca, lasciando agli utenti del catalogo il compito di “sapere cosa cercare *prima* di accedere al catalogo”, là dove un catalogo dovrebbe funzionare anche quando “non sai cosa cerchi”…
Perciò le “coppie” nella “Knowledge Organization” biblioteconomica costituiscono parecchie eccezioni alle regole!
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Tra le tante coppie che mi vengono in mente ci sono quelle regista/compositore (Fellini-Rota, Spielberg-Williams, Burton-Elfman, Kieslowski-Preisner, Scola-Trovajoli, Moretti-Piovani ecc. ecc.) o regista/dop (Spielberg-Kaminsky o Spielberg-Daviau, Herzog-Zeitlinger, Beatty-Storaro, Bertolucci-Storaro, Bergman-Nykvist, Besson-Arbogast, Chaplin-Totheroh, Cuaron-Lubezki, Parker-Seresin, Scorsese-Ballhaus, Coen-Deakins, Zemeckis-Cundey poi Zemeckis-Burgess, Carpenter-Cundey poi Carpenter-Morgan o Carpenter-Kibbe, Eastwood-Green, Allen-Willis, Hitchcock-Burks, Kubrick-Alcott ecc. ecc. ecc.)…
Erano due anche Ellery Queen!
E due sono anche Margaret Weis e Tracy Hickman della serie fantasy “Dragonlance” di cui lessi un solo volume da piccolo (ma che mia sorella comperava “all’ingrosso”) ben prima che la mia idiosincrasia per i giochi di ruolo prendesse il sopravvento…
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In effetti è un bel ginepraio… Ma sai il discorso sulle coppie non è tanto su quali esistano ma su quegli autori che “tolti” dalla coppia valgono molto meno… Nel cinema mi viene in mente la coppia Powell&Pressburger, anche se il solo Powell con Peeping Tom fece cmq un caposaldo del genere
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In quel caso me ne viene in mente solo una, ancora, parziale: Giuseppe Verdi e Francesco Maria Piave…
Verdi ha scritto tanto senza Piave, ma Piave ha scritto pochissimo senza Verdi (e niente che sia rimasto in repertorio)…
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La cosa, a livello di opera lirica, è valsa anche per Arrigo Boito: ha scritto tantissimo senza Verdi ma il “successo” vero lo ha ottenuto solo con lui…
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Nell’opera italiana, per almeno un trentennio, è valsa anche la regola del “terzetto”: compositore-librettista-versificatore…
un terzetto messo a punto da Giulio Ricordi con Giacomo Puccini, Luigi Illica (librettista) e Giuseppe Giacosa (versificatore)…
un metodo a tre che non piaceva a tutti (Illica ha scritto molti libretti da solo per tanti compositori), ma che ha cercato di imitare spesso Mascagni (con Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci) e che poi Puccini (dopo la morte di Giacosa) ha tenuto molte volte a mantenere, pur con risultati meno redditizi (con Guelfo Civinini e Carlo Zangarini nella Fanciulla del West e con Giuseppe Adami [versi] e Renato Simoni [libretto] in Turandot)
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La coppia artistica Boldi-De Sica: insieme sono stati una delle coppie comiche per eccellenza: dopo un periodo abbastanza lungo di separazione, sono tornati a fare un nuovo film insieme e questo, per chi è un fan dei loro cinepanettoni, è stata davvero una bellissima notizia.
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Mick Jones e Joe Strummer dei Clash!
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Giusto! Nn ho mai approfondito Strummer coi suoi Mescaleros ma mn penso fossero all’altezza dei Clash
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Non sono male ma non raggiunge i Clash, secondo me eh.
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Cmq nell’ultimo l’album c’è una cover commovente : Joe Strummer & The Mescaleros – Redemption Song di Bob Marley.
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