Avete presente quel vicino di casa? Quel signore di mezza età, educato e gentile, dal sorriso dolce e un po’ disilluso? Quello che incontrate ogni tanto sulle scale, col giornale sotto braccio? Si, proprio quel tipo lì… Siete curiosi, vi è simpatico, e magari vi piacerebbe conoscerlo meglio: ma come si fa? E una volta capita: mentre vi raccoglie la busta della spesa, d’improvviso, vi invita a prendere un caffè; e non avete avuto tempo di abbozzare una risposta, che siete già seduti nella sua cucina.
Coi dischi, e coi musicisti, spesso succede la stessa cosa: una certa aria di semplicità e pulizia, un tono sommesso, melodie simpatiche e ben arrangiate, possono molto più di false arie da maudit e megaproduzioni. Prendete il caso del nostro nuovo vicino di pianerottolo, Giorgio Conte, e dell’alloggio che abita, il cd live intitolato semplicemente “Concerto“… Irresistibile nella sua quotidianità, ci ha attirato come miele fin dalla prima occhiata, e – senza bisogno di altro – ci siamo fidati: e abbiamo fatto bene… Anche perché – come suggerisce un brano in odor di filastrocca – “Fuori ci sono i lupi”: e quale miglior luogo per lasciar passare il pericolo, mentre il nostro ospite ci accoglie nelle sue stanze?
Eccolo, allora, mentre ci mostra le sue gemme: piccole storie di gente qualunque, dipinte a carboncino sul ritmo brillante di uno swing d’altri tempi (“Tardi, tardi“); un cantato sottovoce, appena sottolineato da un arpeggio di chitarra, che intona l’elegia di un posacenere, un “oggetto di pessimo gusto” carico di ricordi e poesia (“Passano le nuvole“); il delicato acquerello – dove si muovono malinconia, ammiccanti vitelloni e bambini vocianti – della già famosa (e sempre più bella) “Una giornata al mare“; l’incedere frizzante di “L’erba di San Pietro“, fra sapori di altri tempi, gustose ricette della nonna riscoperte in un cassetto (la conoscete, l’erba di San Pietro? Ottima per le frittatine), e svisate di chitarra acustica e violino (per l’occasione, affidato al poliedrico Lucio Fabbri).

E non finisce qui: aromi d’Oltralpe nelle ballate “Meditation” e “Habitude“; una rivisitazione pressoché perfetta di un brano del grande Vladimir Vysotskij (“De profundis“), dove l’incalzante sarabanda da orchestrina slava non intacca di un millimetro – anzi, rafforza – il ghignante sarcasmo del testo; la contagiosa allegria da balera scatenata dal vivace e irresistibile refrain de “L’elettricista“; la tenera dichiarazione d’amore e di sincera impotenza della delicata “Non sono Maddalena” (già portata al successo da Rosanna Fratello).
Che pace… Ma il tempo è volato in un attimo, il cd è già finito: presi fra il desiderio di restare, ed il timore d’essere di troppo peso a questo gentile signore di mezza età, torniamo – nostro malgrado – nelle nostre strade, ostili e rumorose. Ma non dimentichiamo quel suo volto sornione da gatto da poltrona, l’aria di domestica semplicità del suo accento piemontese, ed il suo cognome così ingombrante, portato con la stessa nonchalance di un maglione comodo. Già, perché abbiamo dimenticato di dire la cosa forse più evidente: che Giorgio Conte è il fratello del più famoso Paolo!
Ma il destino dei “parenti d’arte” è già troppo amaro di suo per esser ammorbato da questa osservazione – oltre che inutile – anche un po’ cafona… Giorgio possiede – a dispetto di una fortuna commerciale davvero vigliacca – uno stile proprio, ben identificato ed originale, e di qualità più che lusinghiera: e forse – chissà – altro non vuole, e non cerca.
Il fascino di questo cantautore, un po’ démodé nella sua ricerca del basso profilo, è proprio qui: nel saper costruire ambienti familiari, accoglienti e sereni; nelle melodie semplici, facili, e non scontate, che sanno farsi amare e ricordare per limpidezza e orchestrazione; nei testi, così quotidiani e sobri da far passare in secondo piano la quieta poesia che riescono a veicolare.
E lasciamo ai critici da rotocalco, ed al pubblico meno attento, il fastidioso, supponente, e un po’ banale coro greco dei “ma”, “però”, “certo che il fratello è un’altra cosa…”: troppo facile spendere parole di elogio e ammirazione per Paolo Conte. Siamo però certi che Giorgio meriti maggior considerazione: perché un onesto gentiluomo d’altri tempi, il suo sagace lavoro di artigiano della canzone, e la simpatica bonomia (per i palati più fini, “understatement“) che lo contraddistingue, non sono merce facile da trovare. Soprattutto ai nostri giorni.
Paolo Conte – “Concerto” (live album)
Pubblicazione: 1997 – Polydor
Tracklist
- Passano le nuvole – 3:26
- Tardi, tardi – 4:01
- Meditation – 2:02
- L’erba di San Pietro – 2:50
- Habitude – 2:15
- De profundis – 4:37
- J.M. – 2:23
- Una giornata al mare – 3:47
- La mongolfiera – 3:15
- Fuori ci sono i lupi – 3:18
- L’elettricista – 4:05
- Non sono Maddalena – 4:38
Tutte le tracce sono composte da Giorgio Conte, eccetto “De profundis” (Giorgio Conte, Vladimir Vysotskij), “Una giornata al mare” (Giorgio Conte, Paolo Conte)
Registrato al Théâtre de l’Echandole di Yverdon-les-Bains (Svizzera) il 24-25-26 novembre 1994
Musicisti
- Giorgio Conte: voce, chitarra, piano, batteria in “Tardi, tardi” e “J.M.”
- Luca Ghielmetti: chitarra
- Marco Fratantonio: fisarmonica
- Lucio Fabbri: violino, mandolino
- Giuliano Raimondo: contrabbasso, bassotuba in “Tardi, tardi”
- Nicola Marinoni: batteria e percussioni
Che ne pensi di Monticone di Giorgio Conte? Ha ha me l’hai mandata tu. Ti ricordi?
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Pezzo colmo di nostalgia… In fondo siamo tutti come il Monticone del pezzo, esuli in un mondo che nin riconosciamo più
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