Tre capodanni (sfigati) e un funerale

Ciao a tutti. Si avvicina il 31 Dicembre: e, lo dico subito, una serata che raramente mi ha procurato grandi brividi. Non per snobismo, eh: ma il Capodanno è per me la seconda festa più indifferente dell’anno (la prima è il Carnevale). Ora la passo a casa, con la mia compagna, o al massimo con una coppia di amici, a guardare un film, brindare con serenità a mezzanotte, e all’una (o poco dopo) andare a dormire. Anche da ragazzo non è che facessi chissà che: anzi, ben poco! Niente da fare: non sono un tipo da feste con allegria a comando.

Nonostante tutto, e volendo rispettare la consegna del mio blog – e cioè parlare prevalentemente di musicacolgo l’occasione di questa ricorrenza per raccontarvi di tre capodanni in cui la musica c’entra qualcosa: abbastanza mesti, come leggerete, non certo da “maschio Alfa”, ma pazienza… Così fu!

Il primo si situa ai miei 16 anni: a metà Dicembre non trovo di meglio che sfasciarmi un ginocchio giocando a pallone, e così mi godo tutte – ma proprio tutte – le vacanze di Natale indossando un gesso, dalla caviglia all’inguine della gamba sinistra. Tanto per non stare da solo, al 31 Dicembre vado da un mio vicino di cortile, e passo la serata con lui: ed è lì che, per la prima volta, vengo a contatto con gli Iron Maiden. Ricordo benissimo Mauro che mette sul piatto “Powerslave”, io che scruto la copertina in ogni dettaglio, con Eddie in versione egizia: e, soprattutto, scopro la grande cavalcata epica di “Rime of the Ancient Mariner”, con le citazioni letterali del poema di Samuel Taylor Coleridge. Ne resto colpito, e Mauro mi presta, con mille raccomandazioni, il disco. Poca cosa, direte: ma per me fu proprio la conoscenza della Vergine di Ferro a fare da grimaldello per l’affrancamento dalla “canone standard”, e da apripista alla scoperta di mille e mille band, generi e artisti, anche totalmente differenti… come si vedrà appena qui sotto.

Il secondo ricordo è di pochi anni posteriore: dovevo avere circa 20 anni, e col mio amico Luca – anch’egli non esattamente un fanatico dei veglioni – decidiamo di partecipare a una festa indetta dal Comune in un palazzetto dello sport… Mi sovviene poco, se non la presenza di ragazzi sugli spalti, qualche tartina, un po’ di musica da ballo in diffusione, e parecchia noia! Bene: ci rompiamo tanto le balle che, appena dopo mezzanotte, ce ne usciamo, senza gnocca alcuna, e ci mettiamo in auto, al freddo, ad ascoltare una cassetta, mentre parliamo delle solite cose e i vetri si appannano…Era “Shooting Rubberbands at the Stars”, il debutto di Edie Brickell: la reggaeggiante “What I Am” (di cui un giorno o l’altro parlerò) e la morbida ballata “Circle” sono stati la colonna sonora di una serata come minimo non esaltante, ma che proprio grazie a loro ha acquistato un posto nella mia memoria.

Il terzo capodanno si è svolto a casa del mio amico Franco, diciamo un circa 5 anni ancora dopo: assieme a lui, era stato invitato un suo ex-compagno di scuola, che non conoscevo. Col progredire dei minuti inizio a capire – e non ci vuole nemmeno tanto – che il tipo è un militare di carriera con tendenze quanto meno fascistelle e razziste. E infatti, dopo che ci siamo visti tutti assieme alcuni filmati di B.B. King, il compare dichiara: “Bravo. Peccato sia un negro“. Sono stato così di merda che non ho osato proferir commento: anche perché non conoscevo bene l’ospite, e non volevo iniziare una discussione che avrebbe messo in imbarazzo il padrone di casa. Forse anche un po’ di vigliaccheria? Può essere.

E il funerale? Tranquilli, non è morto nessuno. Ma un funerale, in un certo senso, ci sarà proprio domani sera: quando, dopo 35 anni di storia, nella mia città natale chiuderà i battenti il negozio di dischi del carissimo Carmelo. Un esercizio che ho iniziato a frequentare alla sua apertura, ho continuato appassionatamente a seguire per un bel po’ di anni con la “gita obbligata” al sabato mattina e che, col mio trasferimento a Torino, ho poi cominciato a bazzicare meno. Per caso, poche settimane fa, ci sono capitato, e ho saputo la novità: mi è venuto un bel magone… Ma questo, ovviamente, non mi ha impedito di approfittare della svendita in corso, e di accaparrarmi una decina di pezzi! E’ una delle mie tante parti di vita che se ne va, per non tornare più: ma, al di là della nostalgia canaglia, sono felice per Carmelo. Che, spero, passerà un Capodanno davvero speciale, fra i ricordi del tempo trascorso fra rastrelliere, vinili e clienti, e la promessa di un domani diverso, con sveglie comode, camminate con la moglie, ricette da testare in cucina e musica da ascoltare in libertà, senza necessità “professionali”.

Ecco, questo è quanto. Se qualcuno ha voglia di condividere ricordi di capodanni da sfigati, e/o salvati dalla musica, questo è il posto giusto!

Intanto ciao ancora, amici, e passate una bella serata!

12 pensieri riguardo “Tre capodanni (sfigati) e un funerale

  1. Non auguro niente di buono al militare di carriera, ma si auguro una buona fine e un buon principio a te! :–)

    Per me il capodanno da qualche tempo era diventato una piacevole occasione per vedere amici del nord Italia che purtroppo non riesco a vedere spesso… Ma da quando mi è nato il pargolo è tutto più difficile. Anyway, capodanni più tranquilli ultimamente!

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