Venerdì 13

Ok, oggi non è venerdì 13, ma venerdì 5… E chissenefrega, è anche il mio compleanno, e brutalmente esercito il diritto di scrivere cosa voglio! E, una volta tanto, non parlo di musica!

Dunque, ieri sera – come “regalo” – ho chiesto alla mia compagna di sorbirsi con me “Venerdì 13“, il film del 1980: quello dei ragazzi al campeggio, e del maniaco che li massacra uno per uno. Non il massimo della romanticheria, ok: ma avevo voglia, dopo 30 e passa anni, di rivederlo, e vedere di nascosto l’effetto che fa. E poi GIusi non ama per nulla gli horror: se non ne approfitto al mio compleanno, quando mai?

Per chi non lo sapesse (ma chi non lo sa?) “Venerdì 13” è il capofila degli slasher movie, quelli con un misterioso e truce maniaco omicida, che non risparmiando crudeltà ed efferatezze massacra implacabilmente un gruppo di adolescenti. Narrativamente parlando, qualcosa di così elementare che la favola di Cappuccetto Rosso al confronto sembra l’Ulisse di Joyce.

Kevin Bacon

Come prodotto cinematografico, siamo a una sufficienza stentata: attori di secondo piano (c’è un Kevin Bacon giovanissimo, e nulla più), produzione da B Movie (550.000 dollari di budget), scenografie essenziali, recitazione pure, omicidi crudeli (ma, almeno per le abitudini attuali, manco tantissimo), e soprattutto una sfilza di topoi narrativi imbarazzanti… Cito, in ordine sparso: il buio, che – tranne le prime sequenze – pervade tutto il film, la luna piena, la corrente elettrica che se ne va, il camping isolato già teatro di misteriose disgrazie, lo scemo del villaggio che evoca massacri (“ricordati che devi morire”), la brutta fine dell’autostoppista, il temporale e i tuoni, le urla, le musichette snervanti, il pomello della porta che gira e non si sa chi c’è dietro: toh, manca il racconto di una ghost story davanti al falò e siamo a posto!

Come regia (il regista è lo specialista Sean S. Cunningham), anche qui nulla di che: qualche scopiazzatura dal di poco precedente – ma di ben altra caratura – “Halloween” di John Carpenter, come l’uso sfrenato di soggettive, false soggettive e semi-soggettive, alcune scelte che non mi aspettavo (due dei – fammi pensare – otto omicidi avvengono fuori campo), un prologo e un epilogo non solamente decorativi, e poco altro.

Ma qualcosa di positivo comunque c’è. Innanzitutto la saga di “Venerdì 13”, che ha generato utili faraonici, comprende ben 12 film, uno più improbabile dell’altro… E, col primo, ho visto subito il migliore (immaginatevi gli altri…), togliendomi subito il dente! E poi, gli stereotipi narrativi di cui dicevo: banali, forse, triti e ritriti, usati e abusati da decine e decine di altre pellicole… Ma anche così tanto assorbiti dall’immaginario collettivo da permetterne riletture ironiche: Wes Craven, ad esempio, ha saputo cogliere questo aspetto, e creare una saga intelligente, sarcastica e metanarrativa come “Scream“, che dal franchise Venerdì 13 – e dalle sue soluzioni più abusate – attinge a piene mani. Situazioni come “chi resta solo, muore”, “chi dice «torno subito» sarà ucciso, “chi fa sesso muore”, “è la vergine l’unica che si salva”, le varie scream queen tettute, sono citate dai protagonisti cinefili di “Scream” – e da Craven stesso – testimoniando l’avvenuta promozione a veri e propri canoni del racconto horror. Ricordiamo, inoltre, la commedia horror “The Final Girls“, che proprio a lei, alla “ragazza che sopravvive” ai massacri, fa riferimento, condendo il tutto con un citazionismo da veri nerd. Altro fattore interessante, il sesso adolescenziale: citato come fattore scatenante della vendetta omicida, esposto in termini espliciti,  scrutato con fare voyeuristico, e infine punito con la massima crudeltà… In perfetta consonanza col conservatorismo reaganiano dei primi anni Ottanta, e dell’implicito rigurgito reazionario post-hippie.

Una nota di merito – e questa si, assoluta – va al sonoro: la decisione di accompagnare la presenza del killer non con un leitmotiv musicale, ma con un sussurro strabordante eco – il mitico “ch ch ch… ah ah ah” – è semplicemente geniale, e mette addosso un’inquietudine davvero angosciante. Il compositore Harry Manfredini ha preso in prestito l’idea – altrettanto geniale – di John Williams, e del tema a due note usato in “Lo Squalo“: una frase sonora essenziale, che evoca una minaccia incombente, nascosta per gran parte del film e palesata solo verso la fine… Proprio come accade al killer di “Venerdì 13”: una presenza crudelmente efficace, ma che non vediamo nella sua interezza se non negli ultimi minuti, con lo svelamento della sua identità.

Questo, ovviamente, non basta a risollevare un film che arriva a stento alla sufficienza: Giusi non ha apprezzato granché e io… Una gran noia, devo dire: pensavo di divertirmi un po’, fra accoltellamenti e decapitazioni, ma niente! Ma, rivendendolo, sono precipitato indietro nel tempo di 35 anni: quando passavo interi sabati pomeriggio coi miei amici a sorbirmi a raffica film slasher (che non si chiamavano ancora così), e a terrorizzarmi a forza di sussurri, cigolii di porte e sangue finto. E, per chi sta per compiere x anni (…non si dice quanto!), sentirsi per un attimo di nuovo adolescente è un regalo che compensa agevolmente un’ora e mezza di luoghi comuni.

Ah, dimenticavo: l’assassino NON è il mitico Jason Voorhees – che invece diventerà l’indiscusso protagonista di tutti gli altri episodi – ma qualcun altro… Quindi, chi volesse vedere il film, non si aspetti la goffa e inarrestabile figura di Jason, col suo machete e la maschera da hockey: non la vedrà mai. Troverà, invece… sua madre! (lo spolierone bastardo è servito!!!)

Abbiamo parlato di:

Film:Friday the 13th” (1980, USA, 95 min)

Regia: Sean S. Cunningham

Soggetto e sceneggiatura: Victor Miller

Interpreti principali: Betsy Palmer (Pamela Voorhees), Adrienne King (Alice), Laurie Bartram (Brenda), Kevin Bacon (Jack)

Musiche: Harry Manfredini

17 pensieri riguardo “Venerdì 13

  1. …Non sono molto amante degli horror, anche perchè se non fanno realmente paura non mi piacciono molto… A tal proposito ti segnalo The Lodge regia di una certa Severin Fiala … Non ricordo neanche una goccia di sangue ma alla fine del film, ti posso assicurare, avevo una inquietudine tremenda …
    Aspetto (se vorrai vederlo) una tua recensione ….

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    1. Grazie me lo segno! Per me uno degli horror più inquietanti di sempre è “Il seme della follia” di Carpenter, il più lovecraftiano dei film… E HPL è uno dei miei narratori di genere preferiti

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      1. Visto. Si, niente male ! Carpenter ha fatto dei film bellissimi con pochi soldi (vedi Fuga da New York…) ma erano a un livello tale che oggi difficilmente si riesce a raggiungere.
        Purtroppo la media attuale dei film è mediocre ma, ogni tanto, qualcuno cerca di uscir fuori dal mucchio !
        Questo The Lodge ripercorre scelte già ampiamente viste ma, probabilmente per come è stato pensato e realizzato, riesce a trasmettere quelle angosce latenti che tutti abbiamo.

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